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A cura di: Raffaella Capritti Indice degli argomenti Toggle Un obiettivo ambizioso: opportunità e criticitàGli investimenti in efficienza energetica nel 2023Efficienza energetica dell’industria, l’Italia è indietro L’Energy&Strategy Group School of Management Politecnico di Milano ha presentato l’Energy Efficiency Report 2024 con un’analisi di quanto costerebbe all’Italia adeguarsi alla Direttiva Case Green (Energy Performance of Buildings Directive), che fissa i target da raggiungere entro il 2030, e il numero di edifici coinvolti. Partiamo dai costi: il modello elaborato dall’E&S Group ci dice che l’investimento necessario è di circa 180 miliardi di euro, una cifra molto vicina a quanto speso negli ultimi 3 anni tra superbonus, ecobonus e bonus casa, ma su un numero di edifici molto più alto considerando che nel nostro Paese sono circa 5 milioni gli immobili in classe G, la peggiore, ovvero il il 40% dell’intero parco immobiliare. La Direttiva Case Green richiede infatti di raggiungere una riduzione del consumo di energia primaria degli edifici a uso abitativo del 16% rispetto al 2020, equivalente a un risparmio di 6,32 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio), di cui 3,46 Mtep (55%) dovrebbero provenire dalla riqualificazione degli edifici di classe G. Il che significa che vanno efficientati almeno il 43% di questi edifici con un costo tra i 93 e i 103 miliardi di euro. A questi si dovrebbero poi aggiungere altri 80 miliardi di euro per coprire il restante 45% dell’obiettivo attraverso interventi su immobili afferenti alle altre classi energetiche. Il gruppo di ricerca ricorda comunque che per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, si tratta di interventi che l’Italia dovrà realizzare, a prescindere dalla Direttiva Case Green. Fonte: E&S Group Un obiettivo ambizioso: opportunità e criticità Vittorio Chiesa, direttore di E&S spiega che la sfida è che il comparto edile riesca a intervenire in pochi anni su un numero così vasto di immobili, considerando le risorse necessarie, ma anche la disponibilità e il costo di prodotti e materiali. “Parte di queste risorse potrebbe (o dovrebbe) arrivare da un nuovo grande piano di finanziamenti europei, ma non basta, occorre una pianificazione attenta e la messa a punto di strumenti di supporto alla riqualificazione energetica degli edifici che oggi non è parte della nostra agenda politica, nonostante il PNIEC abbia rivisto al rialzo i target di riduzione dei consumi annuali di energia finale al 2030 insieme agli obblighi di risparmio annuo”. Gli investimenti in efficienza energetica nel 2023 Lo scorso anno gli investimenti in efficienza energetica in Italia, tra gli 85 e i 95 miliardi di euro, sono stati trainati dal residenziale con investimenti tra i 55 e i 59 miliardi di euro (il triplo circa dei 20 miliardi del 2022) grazie all’effetto Superbonus. Segue il terziario (25-29 miliardi), mentre sono decisamente più bassi quelli nei settori della Pubblica Amministrazione e Industriale, anche se in crescita rispetto all’anno precedente. Fonte: E&S Group Nel comparto residenziale sono aumentati in particolare gli interventi di isolamento, a partire da cappotto termico e serramenti. Federico Frattini, vicedirettore di E&S e responsabile del Report, sottolinea che viste le recenti limitazioni sul fronte dei bonus, le previsioni per il futuro sono piuttosto incerte perché se da un lato ci sono normative da rispettare, dall’altro “l’indice di propensione agli investimenti in efficienza energetica misurato dalla nostra survey è decisamente in calo e sono molte le preoccupazioni degli operatori riguardo al futuro del mercato”. Efficienza energetica dell’industria, l’Italia è indietro I risultati del sondaggio condotto dall’E&S Group sull’stato dell’efficienza energetica nelle imprese italiane, che tra aprile e maggio 2024 ha coinvolto 454 aziende di differenti settori industriali, evidenziano limiti e ostacoli rispetto a questi investimenti: il 45% delle aziende non ha effettuato alcun investimento in efficienza energetica; il 55% di chi ha investito lo ha fatto principalmente in tecnologie hardware (43%), mentre solo il 9% ha investito anche in software. La principale motivazione che guida gli investimenti è quella della riduzione dei consumi e si registra una crescente sensibilità del management verso i benefici economici e ambientali delle tecnologie hardware. Gli imprenditori segnalano però un tempo di ritorno dell’investimento troppo lungo e l’incertezza normativa che non facilita le scelte. Per invertire questo trend è necessario definire un quadro normativo chiaro e le aziende andrebbero sostenute con con incentivi stabili e a lungo termine. Un dato allarmante è che, rispetto alla precedente survey, nei prossimi 5 anni si prevede un forte rallentamento di tali investimenti. Fonte: E&S Group Vittorio Chiesa ha commentato: “Il rallentamento degli investimenti in efficienza energetica è un campanello d’allarme che non possiamo ignorare. Dobbiamo creare un ambiente favorevole che incoraggi le aziende a investire in tecnologie sostenibili, garantendo così il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione del nostro paese“. 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