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A cura di: Adele di Carlo Sarà un obbligo e non una facoltà spalmare i crediti derivanti dal Superbonus in 10 anni. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti durante i lavori della commissione Finanze del Senato sul cosiddetto “decreto Superbonus”. La notizia sta facendo il giro della stampa nazionale, suscitando non poca preoccupazione tra gli operatori del settore edile e gli investitori. La novità sembrerebbe confermata, ma resta da capire se è intenzione del ministro imporre un obbligo retroattivo. Altra novità riguarda la stretta sulle ipotesi in deroga per le cessioni del credito, proposte in sede di conversione del dl 39/2024. Ecco, nel dettaglio, cosa prevede la proposta di Giorgetti e quali potrebbero essere i suoi effetti nei confronti di imprese e famiglie che hanno eseguito i lavori. Crediti Superbonus in 10 anni: la proposta di Giorgetti “Non sarà una possibilità ma un obbligo”, queste le parole del ministro Giancarlo Giorgetti in merito alla cessione dei crediti derivanti dal Superbonus, agevolazione fiscale nel mirino del governo dal momento del suo insediamento. Le regole attualmente in vigore prevedono la possibilità di distribuire i crediti in 4 anni, arco temporale considerato non sufficiente dal ministro dell’Economia. In verità questa modifica era già stata proposta da diversi emendamenti i quali, però, lasciavano la facoltà di scelta al richiedente. Stavolta, invece, il ministro è determinato ad imporre obbligatoriamente la cessione in 10 anni al fine di contenere il debito pubblico. L’allungamento del termine servirà ad alleggerire i conti dello Stato, a discapito però delle imprese che detengono i crediti. Un intervento necessario – secondo il ministro – a porre rimedio ai danni causati dalla maxi agevolazione fiscale, paragonata al “disastro del Vajont”: “Quando noi siamo intervenuti a porre una diga a questa cosa la valanga era già partita…Avete presente il Vajont? Quando c’è stata la valanga che veniva giù era già partita, poi arrivata giù ha prodotto disastri.” I motivi del nuovo obbligo L’obbligo di spalmare i crediti su un arco di 10 anni, più del doppio di quanto attualmente previsto, serve a contenere il rapporto debito-PIL fino al 2027 garantendo 1,9 punti in meno. In questo modo il governo pensa di allontanare la soglia del 140% stimata nei mesi passati. Le reazioni degli operatori del settore Le dichiarazioni del ministro Giorgetti non sono passate inosservate e, come prevedibile, hanno scatenato dubbi e polemiche tra gli operatori del settore edile. In un momento così particolare, dopo le ripetute modifiche al Superbonus, Abi e Ance avrebbero auspicato una fase di “assestamento” per rinsaldare il rapporto di fiducia con il governo. Invece l’obbligo reattivo di spalmare i crediti in 10 anni, anziché i 4 attuali, potrebbe avere degli effetti devastanti sia per le imprese incaricate dei lavori sia per le famiglie e gli investitori. Il direttore generale dell’Ance, Massimiliano Musmeci, e il vice direttore generale vicario dell’Abi, Gianfranco Torriero, attendono il testo ufficiale e ricordano che “lo stesso ministro dell’Economia, infatti, ha più volte indicato che non ci sarà il ricorso a interventi retroattivi”. Dello stesso parere Federica Brancaccio, presidente dell’Ance, la quale in passato ha espresso in più occasioni la sua preoccupazione verso un intervento retroattivo. Del resto, se l’intervento fosse retroattivo, il valore dei crediti diminuirebbe notevolmente (si stima intorno al 15%), con il rischio per le imprese di dover registrare delle minusvalenze. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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