�Diritto al sole�

E’ questo il nome del progetto di legge di iniziativa popolare che un gruppo di operatori privati ha preparato, e la cui raccolta di firme inizierà entro l’anno. Nel progetto di legge si dichiara inalienabile il diritto a utilizzare l’energia fotovoltaica o fototermica incidente sulla propria proprietà: informazione superflua, ma non in Italia.
Anche l’Authority ha richiamato l’Enel, ordinandogli di non scoraggiare gli allacciamenti alla rete con oneri non dovuti. Ed è un fatto che anche prima che si parlasse di privatizzazione dell’Enel, non si potevano collegare i generatori alla rete, cosa favorita invece in altri Paesi.
Abbiamo un gap di almeno 15 anni rispetto ad altri Stati, che oltretutto non possono vantare una esposizione fortunata quanto la nostra. Ad esempio il Giappone, che già nel 1974 iniziò un programma di ricerca sui tetti fotovoltaici, o la Germania con un primo programma,“1000 tetti”, nel 1991, e ora con un nuovo programma, “100.000 tetti”, nel quale si stabilisce che le società elettriche paghino almeno 1000 lire per ogni Kwh solare versato in rete, o l’Olanda che nel 1990 sperimentava su larga scala, generatori integrati negli edifici.
L’Italia è rimasta indietro, e anche con le nuove norme emanate a fine 2000, non riusciamo a recuperare l’enorme ritardo accumulato. Contrariamente a norme come quelle tedesche che prospettano un ritorno economico interessante per chi investe in energie alternative, in Italia si impone che i generatori non siano più potenti di quanto basti a soddisfare il fabbisogno dei rispettivi utenti e che il surplus non venga pagato dalla società elettrica, ma accreditato in previsione di futuri consumi. Inoltre le procedure per l’ammissione ai contributi sono complesse, e viene richiesto un documento, che nessun produttore serio rilascia: la garanzia che il rendimento delle cellule fotovoltaiche non decadrà più del 10% in 20 anni.

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