Il settore dell’edilizia chiede al governo misure urgenti

Crisi edilizia: pesano ridimensionamento dei bonus, perdita del potere di acquisto delle famiglie e carenza di liquidità delle imprese. Le richieste delle filiere del comparto al governo

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Il settore dell'edilizia chiede al governo misure urgenti

Crisi edilizia: lo scenario tracciato dalle imprese del settore è preoccupante. Angaisa (distributori idrotermosanitari), Aqua Italia (costruttori trattamenti acque primarie), Assoclima (costruttori sistemi di climatizzazione), Assotermica (produttori apparecchi e componenti per impianti termici) e Avr (costruttori valvole e rubinetteria) federate Anima Confindustria, Confindustria Ceramica (produttori ceramica sanitaria, laterizi, stoviglieria e materiali refrattari), Federcomated (commercianti edili), Federcostruzioni (filiera italiana delle costruzioni) e FederlegnoArredo (produttori filiera legno-arredo) chiedono al governo urgenti e straordinarie misure per evitare che la situazione del comparto peggiori ulteriormente.

Le misure dovrebbero riguardare, ad esempio, gli interventi di riqualificazione energetica, riqualificazione sismica e abbattimento delle barriere architettoniche, contribuendo così allo svecchiamento del patrimonio immobiliare italiano.

In effetti, secondo un’analisi realizzata da Nomisma per conto di Angaisa, meno di 1 italiano su 10 vive in case costruite dopo il 2010, mentre i restanti vivono in gran parte in abitazioni con impianti obsoleti e poco efficienti.

Crisi edilizia: il settore chiede misure urgenti per evitare chiusure e perdite di posti di lavoro

I rappresentanti del settore individuano tre principali fattori concomitanti di crisi: il ridimensionamento dei bonus edilizi, con lo stop a cessione del credito e sconto in fattura, la perdita di potere d’acquisto delle famiglie e la progressiva carenza di liquidità di migliaia di imprese, oggi esposte al fallimento, anche a causa dei crediti incagliati legati alla fruizione dei bonus edilizi.

E gli effetti si stanno già incominciando a vedere: nel 2023 gli investimenti nel settore costruzioni sono calati dello 0,6%, ma nel 2024 il calo dovrebbe raggiungere l’8,5%. Anche gli investimenti nel rinnovo residenziale hanno registrato una flessione del 11,4% nel 2023, dato che aumenterà al 25,4% nel 2024.

É una situazione che mette dunque a rischio imprese e conseguentemente posti di lavoro legati al settore. Ad esempio, l’Ufficio Statistica di Anima Confindustria prevede che alla fine del 2023 solo le caldaie e le pompe di calore potrebbero perdere circa mezzo miliardo di euro di fatturato rispetto al 2022. A ciò si aggiunge la progressiva perdita di fiducia delle famiglie, soprattutto di quelle a basso reddito, rispetto alle attuali modalità di incentivazione. Anche da questo emerge chiaramente la necessità di riordinare le attuali e future agevolazioni. Infatti, secondo l’indagine realizzata da Nomisma, la mancanza di un quadro normativo chiaro, unitamente all’attuale fase macro-economica, sono destinate a modificare sensibilmente l’orizzonte temporale degli investimenti delle famiglie: ad esempio, se il 52% delle famiglie aveva inizialmente in programma di investire sul “bene casa”, oggi il 72% di queste ha deciso di rinviare gli interventi a data da destinarsi.

Per migliorare la situazione le imprese del settore chiedono quindi al governo di adottare velocemente alcune misure. Tra queste, il ripristino dei meccanismi legati a cessione del credito e sconto in fattura, almeno per le opere di valore non superiore ai 20mila euro, riconducibili ai cosiddetti “interventi edilizi minori”, l’adozione di provvedimenti che possano risolvere il problema dei “crediti incagliati”, la proroga dell’attuale scadenza del 31 dicembre 2023 relativa alla conclusione dei lavori sui condomini eseguiti con il superbonus, per garantire la sicurezza dei lavoratori coinvolti e la qualità degli interventi da ultimare, l’introduzione di misure a sostegno delle famiglie a basso reddito, consentendo loro di riqualificare, almeno in parte, le proprie abitazioni, in particolare per ciò che riguarda l’efficientamento energetico, il mantenimento all’attuale 8% della ritenuta sui bonifici parlanti effettuati alle imprese del comparto e la definizione di un “Testo Unico degli incentivi e dei bonus edilizi”, con l’obiettivo di semplificare e rendere coerenti e facilmente fruibili le modalità di accesso alle detrazioni fiscali.

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