Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
MST: Materiali per Superficie e Trattamento Il senso comune prevalente, quando parliamo di ambiente e salute, è forse oggi ancora quello di giudicare l’ambientalista, come una persona in qualche modo retrograda che persegue visioni irrealizzabili. Contrario allo sviluppo, l’ambientalista, vuole togliere agli uomini la gioia di gustare i frutti della nuova tecnologia in nome di un inutile eccesso di zelo, nei confronti e dell’ambiente e della salute.Il progresso di questi ultimi decenni, compiuto dai paesi sviluppati, sembra la prova tangibile, del fatto che la scienza e la tecnologia, insieme con l’economia globale, porteranno l’umanità ad un grande ulteriore sviluppo dove, presumibilmente, tutti saranno felici. Perché andare contro tutto questo? I vari canali di informazione (?) spesso ci tengono informati dei nuovi prodigi scientifici e tecnologici. Sappiamo persino come funzionano i fornetti a microonde, come pure possiamo andare a dormire sogni tranquilli quando Piero Angela ci informa del fatto che oggi possiamo fare sicuramente a meno dei cibi di coltivazione biologica.C’è un grande errore in tutto questo, errore su cui neppure le catastrofi ecologiche di questi ultimi anni sembrano farci riflettere.Il maggiore gap sta nel fatto che ci viene mostrata un’immagine di scienza e tecnologia del tutto errata e facilmente strumentalizzabile.I metodi di indagine, soprattutto quando riguardano l’effetto sull’ambiente e sull’Uomo creato da una molecola artificiale (quindi sconosciuta al “sistema terra”), sono molto approssimativi e parziali. Se così non fosse, molti disastri ecologici non sarebbero avvenuti, come pure molte delle nuove sostanze oggi utilizzate, non sarebbero ammesse. Purtroppo oggi potremmo compilare una nuova enciclopedia costituita da “errata corrige”: a partire dall’antico DDT, ai più recenti Atrazina (ancora in uso), MTCB, 1.1.1 Tricloro-etano (con tutta la parentela di gas alogeno-organici fautori del buco di ozono), fino all’effetto serra di cui cominciamo a vedere oggi gli effetti sui cambiamenti climatici in corso.Un esempio è quello del 1.1.1. Tricloro-etano: oggi la sua produzione è vietata nei paesi sviluppati, perché uno dei solventi che maggiormente ha contribuito alla creazione del buco di ozono. Eppure veniva reclamizzato dai produttori come un “solvente ecologico”, usato nelle lavanderie ecologiche, negli impianti di decapaggio e in molte formulazioni di vernici, detergenti, disincrostanti, etc. … Era mai stata testata questa molecola, oltre che su qualche cavia? Evidentemente no. E di chi è la colpa di dell’accaduto? Non della chimica in quanto tale, ma della fretta e della ignoranza di chi usa male uno strumento che potrebbe essere utile.Quindi non possiamo né demonizzare la chimica e le altre discipline di indagine, né il principio del progresso (inteso come evoluzione).I disastri e l’inquinamento non sono creati dalla chimica ma bensì dalla goffaggine, pressapochismo e fretta, dell’Uomo.Inoltre, se guardiamo con occhio pratico le cose, cominciamo oltretutto ad accorgerci che tante sostanze e materiali così dannosi, non sono neppure così indispensabili.Ciò che il metodo scientifico ci ha permesso oggi di conoscere, rappresenta una parte ancora molto limitata della realtà. Molte cose sono solo descritte e le interpretazioni non sono certo dimostrazioni. Inoltre non siamo in grado di calcolare previsioni estese di cosa succede esattamente, quando mettiamo in contatto un nuovo materiale con l’organismo umano, la sua fisiologia e la sua psicologia, e né tanto meno con la struttura del mondo Naturale. Così pure non possiamo prevedere gli “effetti” dell’effetto serra.In realtà, quando si progetta la sintesi dì una nuova sostanza da immettere nel ciclo produttivo, come potrebbe essere un additivo alimentare, un diserbante, un fertilizzante, un solvente per vernici, è necessario tener conto di un numero di fattori estremamente elevato: la biodegradabilità, l’assorbimento nel terreno, la reazione con tutte le sostanze varie presenti in Natura, la migrazione di questa sostanza e l’interazione con i vari sistemi esistenti in Natura, la reazione nel breve e nel lungo periodo con l’organismo umano e con il suo sistema nervoso. E questo dovrebbe essere solo per la nuova sostanza, senza tenere conto del ciclo di produzione e dei composti necessari alla sua sintesi e dei prodotti di scarto.Quanto tempo e quante risorse, per poi correre il rischio che questo nuovo ‘giocattolo’ sia bocciato. Sarebbe sicuramente antieconomico. Ma in fondo quante sostanze rivelatesi dannose sono antieconomiche se calcoliamo i danni creati all’ambiente e alla salute? Ma questi danni non si pagano. La chimica, la biologia, la fisica, accettati dal nostro sistema, sono strumenti parziali, approssimativi e non scientifici.Al momento attuale delle conoscenze scientifiche, e può sembrare un paradosso, le uniche sostanze che è corretto utilizzare su vasta scala nella produzione industriale, sono quelle naturali ed alcune altre, da esse derivate.Leggi scientifiche globali e mai contraddette come quelle termodinamiche, l’osservazione di come in Natura la produzione e l’utilizzo di una sostanza porta sempre a cicli chiusi ed in equilibrio tra loro, sono l’unica certezza.Semplice, vero? Quasi banale, quanto meraviglioso. E anche molto scientifico. Così, l’utilizzo delle fonti rinnovabili di materia, è, se guardiamo bene, l’approccio più sicuro e anche il più vantaggioso economicamente per l’umanità ed il nostro pianeta.Nel settore della chimica applicata alle vernici ed ai materiali per l’edilizia, lo studio delle sostanze naturali è stato abbandonato da almeno sessanta anni. Quanto tempo perso.Se pensiamo ai risultati positivi nell’ambito dell’edilizia naturale, ottenuti da poche persone negli ultimi quindici anni, possiamo solo immaginare il diverso livello della qualità della vita che avremmo potuto avere oggi, ricordando alcune semplici leggi scientifiche, o meglio leggi di Natura, che sono di una semplicità ed intelligenza che l’Uomo giudica forse restrittiva per le sue esigenze. Marco Susini: ricercatore chimico, titolare e responsabile di produzione dell’unica azienda italiana che da oltre un decennio fabbrica completamente in proprio vernici ed impregnanti composti esclusivamente da materie prime naturali con ciclo di produzione biofisico naturale (analogia alle leggi della Natura). Tra i fondatori BioediliziaItalia: Istituto Qualificazione Bioedilizia, di cui è presidente, è docente nell’ambito del “sistema di formazione applicativo-pratica BioediliziaItalia” per imprenditori edili, artigiani, tecnici, e componente del Comitato Tecnico BioediliziaItalia “Materiali per superficie e trattamento”. marco.susini@bioediliziaitalia.org Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento