Un freno per Lunardi

Primo stop per Lunardi. Il pre-Cipe (ovvero la riunione tecnica preparatoria del comitato interministeriale), dopo un breve incontro, si è aggiornato a giovedì senza trovare un’intesa. Il rinvio è chiaro sintomo di mancanza di accordo sulle tre decisioni che il comitato dovrà prendere: l’approvazione del piano generale, per cui le opere proposte da Lunardi sono diventate quasi 200; la selezione delle 15 opere di “emergenza” da avviare immediatamente; la destinazione delle risorse disponibili che ammontano, per il 2002, a 5mila miliardi di lire. Le obiezioni maggiori sono arrivate dal Ministero dell’Ambiente in particolare per ciò che concerne l’inserimento nel programma – all’ultima ora e senza consultare nessuna – di un sottoprogramma per le reti idriche e gli acquedotti. Ma il vero punto dolente è stato il lungo elenco delle opere strategiche individuate da Lunardi. Per lungo tempo, infatti, il ministro aveva assicurato che le infrastrutture contemplate dal piano sarebbero state al massimo un’ottantina, smentendosi clamorosamente proprio in sede di presentazione al Cipe. L’elenco non fa certo pensare a poche, selezionate opere strategiche nazionali comprendendo, di fatto, realizzazioni come la variante di Morbegno nella tangenziale di Sondrio o la riqualificazione della strada statale Goitese. Questo allargamento del piano ha generato i non celati malumori di Claudio De Albertis, presidente Ance, che ha dichiarato: “C’era stato promesso che non si sarebbe creato un ampio mercato parallelo per i general contractor, che le opere strategiche sarebbero state limitate a una decina e ora ci troviamo una quantità di opere non certamente strategiche destinate ad essere appaltate a general contractor che non sappiamo ancora cosa facciano e chi siano”.

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