Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Nel 2006 l’economia italiana si è riportata su un sentiero di crescita. La domanda estera, in forte espansione, ha stimolato direttamente le esportazioni di beni e servizi e indirettamente gli investimenti fissi delle imprese. Esportazioni e investimenti congiuntamente hanno creato le condizioni per un rapido incremento dell’attività produttiva, confermando così il carattere export led del nostro sistema produttivo. Il PIL ha registrato una variazione annua del +1,9%, risultato non trascurabile dopo un quadriennio di quasi-stagnazione. Il valore aggiunto delle attività manifatturiere, a prezzi costanti e al costo dei fattori, legato più direttamente alle due componenti dinamiche della domanda, ha mostrato una considerevole espansione: esso è aumentato del 3,8% (dal -2,5% nel 2005). Quello dei servizi di intermediazione monetaria e bancaria ha registrato una crescita del 2,2% (dallo 0,9% nel 2005). Risultati positivi sono stati sperimentati anche negli altri settori: il valore aggiunto delle costruzioni è aumentato dell’1,6% (dal +0,7% nel 2005); quello nel commercio, trasporti e comunicazioni si è incrementato del 2,5% (dal +1,7% nel 2005); quello negli altri settori ha avuto un’evoluzione più irregolare (nel settore agricolo è stato del -3,1% e nel settore di estrazione di minerali la riduzione è stata del -8,1%, dopo aver registrato un considerevole incremento nel 2005, pari a +7,2%). Nel 2006 la domanda totale, a prezzi costanti, ha registrato un incremento del 2,4%, nel 2005 era aumentata dello 0,2%. Il contributo diretto alla crescita degli impieghi totali dato dalle esportazioni è stato di 1,1 punti percentuali (era stato -0,1 punti nel 2005), lievemente superiore a quello della domanda interna che, escluse le scorte, è stato di un punto percentuale (0,4 punti nel 2005). La variazione degli investimenti in scorte ha contribuito con 0,3 punti percentuali. Le due componenti principali della domanda interna, quella dei consumi e quella degli investimenti fissi lordi, hanno contribuito la prima con 0,6 punti percentuali e la seconda con 0,4 punti. Nel 2006 gli investimenti fissi lordi, a prezzi costanti, hanno registrato una crescita molto moderata, pari al 2,3% (nel 2005 erano calati di -0,5%). Gli investimenti in abitazioni hanno continuato a progredire a tassi molto sostenuti: +4,6% nel 2006 (nel 2005 erano saliti del 5,3%); quelli al netto della componente delle abitazioni sono aumentati dell’1,9%, recuperando il risultato negativo del 2005 (-1,8%). La ripresa economica, dato l’elevato grado di utilizzazione degli impianti produttivi, come risulta dalle inchieste ISAE sulle imprese industriali, ha evidenziato l’esigenza di ampliamento in diverse attività del potenziale produttivo. Le categorie di investimento più dinamiche sono state quelle relative agli investimenti in mezzi di trasporto, che sono aumentati del 3,7% (-3,5% nel 2005) e quelle relative alle macchine ed ai macchinari per i processi produttivi, il cui incremento è stato pari a +1,9% (0% nel 2005). I consumi delle famiglie residenti, a prezzi costanti, dopo diversi anni di crescita molto bassa (tra lo 0,2% e l’l%) hanno mostrato un miglioramento apprezzabile: l’incremento è stato pari all’1,5%. Il reddito disponibile corrente delle famiglie non è stato a questa data calcolato, ma proxies delle sue componenti principali indicano che l’aumento del prelievo netto delle PP.AA. avrebbe determinato un differenziale di crescita tra redditi lordi da lavoro e reddito disponibile pari a circa 0,6 punti percentuali. L’incremento del reddito disponibile sarebbe pertanto del 3,6%, a prezzi correnti. In termini reali esso sarebbe aumentato di quasi l’l%. La propensione al consumo si sarebbe pertanto innalzata di circa 0,5 punti percentuali, recuperando, in parte, le riduzioni registrate negli anni precedenti e fornendo cosi un contributo non trascurabile alla crescita. Le esportazioni di beni e servizi hanno dato un forte impulso all’attività economica. Esse, a prezzi costanti, hanno registrato un incremento del 5,3%: un risultato largamente positivo se confrontato con quelli, piuttosto critici, conseguiti negli anni più recenti. Una marcata accelerazione del flusso di beni nazionali è stata diretta verso l’area europea, in particolare verso la Germania e verso i paesi europei di minori dimensioni. La favorevole dinamica delle esportazioni è stata determinata dalla considerevole accelerazione della crescita dei nostri mercati di sbocco, solo in piccola parte contrastata dalla lieve perdita di quota di mercato dell’Italia, decrescente in termini reali e pressoché costante in valori correnti, evidenziando che le condizioni di competitività, soprattutto in termini di prezzo, sono state caratterizzate da alcuni fattori di fragilità. Nel 2006 le importazioni di beni e servizi, a prezzi costanti, hanno contribuito alla crescita delle risorse totali dell’economia (che si sono incrementate del 2,4%) per quasi un punto percentuale. Esse sono aumentate del 4,3%. Le importazioni di beni intermedi necessarie per alimentare i processi produttivi hanno costituito la componente più dinamica degli acquisti all’estero. Essi hanno registrato un incremento dell’8%. Le altre componenti delle importazioni, quelle relative ai beni di consumo e di investimento, hanno registrato variazioni positive ma molto meno elevate. Le importazioni di prodotti energetici, in termini reali, sono lievemente diminuite sia per effetto, in parte, degli aumenti delle loro quotazioni sui mercati internazionali, che hanno determinato risparmi energetici, sia per la minor richiesta di energia conseguente ad un clima invernale particolarmente mite. Nel 2006 il mercato del lavoro ha sperimentato un’evoluzione positiva determinata dal miglioramento dell’attività economica. L’input di lavoro totale, misurato in unità standard di lavoro, ha registrato un aumento dell’ 1,6%, in netto recupero rispetto al risultato conseguito nel 2005 (-0,2%). Risultati positivi vi sono stati in tutti i settori di attività. In particolare le unità di lavoro sono aumentate dell’1,3% nel settore industriale in senso stretto, per effetto dell’aumento delle ore lavorate per persona occupata, con un recupero parziale dell’andamento negativo sperimentato nel triennio precedente (0% nel 2003; -1% nel 2004; -2,2% nel 2005); del +0,6% nel settore delle costruzioni (+3,7% nel 2005); del +1,9% nel complesso delle attività terziarie (in notevole accelerazione rispetto al risultato del +0,5% ottenuto nel 2005); del +1,5% nelle attività del commercio, trasporti e comunicazioni (-0,1% nel 2005); del +2,8% nelle attività di intermediazione monetaria e finanziaria (+1,7% nel 2005); e del +1,9% nelle “altre attività di servizi”(+0,4% nel 2005). Nel 2006 il favorevole andamento dell’input di lavoro è stato caratterizzato da un incremento del numero delle persone occupate, pari a 425 mila (+1,9%), quasi interamente impiegato nel settore dei servizi, mentre nel settore industriale non vi è stata alcuna variazione; da un aumento del rapporto tra occupati dipendenti ed occupati totali (dal 73,3% nel 2005 al 73,6% nel 2006); da un aumento del rapporto tra lavoro part-time e lavoro a tempo determinato rispetto al totale dei dipendenti (dal 22,6% nel 2005 al 23,8% nel 2006); da riduzione del rapporto tra occupazione maschile e quella totale (dal 60,9% nel 2005 al 60,6% nel 2006), e da un aumento del rapporto tra l’occupazione straniera e quella italiana. L’offerta di lavoro è aumentata di 210 mila unità (0,9%). II tasso di disoccupazione per l’intera nazione è calato dal 7,7% nel 2005 al 6,8% nel 2006, soprattutto in conseguenza della riduzione molto accentuata del tasso relativo all’area del Mezzogiorno, che è diminuito di due punti e mezzo in un anno (dal 14,3% nel 2005 al 12,3%). Nel 2006 la produttività del lavoro (misurata come rapporto tra valore aggiunto al costo dei fattori e unità di lavoro totali), in media nel complesso delle attività economiche, ha registrato un lieve incremento pari allo 0,2% (nel 2005+0,3%). Nel settore privato dell’economia l’incremento della produttività è stato dello 0,4% (+0,2 nel 2005). La sua dinamica è stata diversa tra settori: in aumento quella nell’industria in senso stretto (+1,3%), dopo un quinquennio di variazioni negative o quasi mille per effetto della ripresa dell’attività industriale che ha determinato un aumento delle ore lavorate pro capite; quella nel settore delle costruzioni (+1 %) e quella nel commercio, trasporti e comunicazioni (+1 %); in diminuzione quella nell’intermediazione monetaria e finanziaria, delle attività immobiliari ed imprenditoriali (-1,4%). All’interno di questo settore, nelle attività immobiliari, dell’informatica e della ricerca e dei servizi alle imprese la produttività è calata dell’1,8% (-3,4% nel 2005) per l’espansione di attività che hanno una produttività inferiore alla media del settore. Nel 2006 le retribuzioni medie lorde per unità standard dì lavoro dipendente nel complesso delle attività economiche si sono incrementate del 2,8% (+3,3% nel 2005): in particolare, sono aumentate del 3,2% sia nelle attività manifatturiere sia nell’industria in senso stretto, per effetto dell’entrata in vigore dei contratti collettivi stipulati nell’anno precedente (metalmeccanico, carta, grafici, editoria, concerie, chimica, ecc.) e per gli aumenti dovuti alla maggior utilizzazione delle unità di lavoro (straordinari, ecc.); del +2,8% nel settore del commercio, trasporti e comunicazioni e del +2,2% nelle attività di intermediazione monetaria e finanziaria, attività immobiliari e imprenditoriali. Nel 2006 le retribuzioni lorde del settore privato sono aumentate del 2,8%; nelle “altre attività di servizi” del 2,8%: all’interno del settore vi è stata una forte differenziazione tra l’incremento dei dipendenti nei “servizi generali della P.A.”, pari al +5,1% (principalmente per l’entrata in vigore dei contratti dei dipendenti dei ministeri) e quello relativo ai dipendenti nel settore dell’istruzione” che, in media, non sono variate. Nel 2006 i redditi da lavoro dipendente per unità standard di lavoro nel settore privato hanno mostrato un incremento di qualche decimo di punto inferiore a quello delle retribuzioni, mentre nel settore pubblico ciò non è avvenuto. Nel 2006 il costo del lavoro per unità di prodotto nel settore privato (escluso il valore aggiunto dei fabbricati) è variato del +1,9%. Nelle attività manifatturiere esso ha registrato solo un lieve incremento (+0,3%), mentre nell’industria in senso stretto esso è aumentato dell’1,4% per effetto delle ampie oscillazioni della produttività nelle attività estrattive ed in quelle della produzione dell’energia elettrica, gas e acqua. Il costo per unità di prodotto è salito dell’1,4% nel settore del commercio, trasporti e comunicazioni, del +3,3% in quello dell’intermediazione monetaria, finanziaria, attività immobiliari e servizi alle imprese, soprattutto per effetto dell’aumento del costo verificatosi nel settore delle attività immobiliari, noleggi, informatica, ricerca e servizi alle imprese (+4,4%). Nel 2006 l’incremento del costo del lavoro per unità di prodotto del settore privato (+1,9%) non si è trasferito sui prezzi impliciti (del valore aggiunto al costo dei fattori) se non in piccolissima parte (+0,2%). La quota dei redditi da lavoro è salita dell’1,7% (dal 71,9% nel 2005 al 73,1%). E’ proseguita in tal modo la tendenza a crescere della quota dei redditi da lavoro iniziata nel 2001, anno nel quale essa era pari al 70%. Nel settore delle industrie manifatturiere la quota dei redditi da lavoro è aumentata dell’1,4%, dal 73,1% nel 2005 al 74,1% (nel 2001 essa era pari al 67,1%). Un aumento della quota si è registrato nei settori del terziario privato: in quello del commercio, trasporti e comunicazioni di 2,3 punti percentuali e in quello dell’intermediazione monetaria e finanziaria, informatica, servizi alle imprese di 2,6 punti. Il settore delle costruzioni è l’unico che registra una diminuzione della quota. Una piccola parte della variazione della quota nel settore manifatturiero ed in alcuni settori del terziario è stata dovuta al pagamento di arretrati contrattuali e quindi non è di carattere permanente. Nel 2006 l’inflazione si è mantenuta molto contenuta, registrando solo una lieve accentuazione. L’aumento dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività è stato del 2,1% (+1,9% nel 2005). Quello del deflatore dei consumi sul territorio nazionale è stato del 2,7% (nel 2005 del +2,3%). Le determinanti interne dell’inflazione si sono attenuate rispetto all’anno precedente: il deflatore del PIL ai prezzi di mercato è aumentato dell’1,8% dal +2,2% nel 2005; quelle esterne si sono nettamente rinvigorite: il deflatore delle importazioni è aumentato del 9,1% (nel 2005 è stato del +7,9%). Il deflatore delle risorse totali dell’economia si è incrementato del 3,3% (3,4% nel 2005). Il contenimento dell’inflazione è stato conseguito nel processo di formazione dei prezzi all’interno del Paese: il deflatore del valore aggiunto al costo dei fattori del settore privato ha registrato un aumento di appena lo 0,2% (1,1% nel 2005). Si è pertanto verificata una compressione dei margini lordi delle imprese sui costi del lavoro per unità di prodotto ed una conseguente riduzione della quota di reddito non da lavoro. Il settore privato pertanto si è caricato di un limitato potenziale inflazionistico. Un lieve contributo all’inflazione è stato dato dalle imposte indirette nette (minore che nel 2005): il differenziale tra incremento del deflatore del valore aggiunto al costo dei fattori e quello del deflatore del PIL a prezzi di mercato è risultato pari a quattro decimi di punto percentuale (nel 2005 era stato di cinque decimi). L’accelerazione dei prezzi all’importazione di beni (dal 9% nel 2005 al 10,5% nel 2006) è stata dovuta principalmente agli aumenti dei prezzi dei prodotti energetici ed a quelli dei metalli e dei prodotti in metallo, i cui valori medi unitari all’importazione nei primi undici mesi dell’anno sono aumentati rispettivamente del 33,2% e 30,3 per cento. I prezzi alla produzione, secondo l’indice generale che include le materie prime, sono accelerati dal 4% nel 2005 al 5,6% nel 2006. Gli aumenti dei prezzi alla produzione dei beni finali sono risultati molto meno elevati: quelli relativi ai beni di consumo hanno mostrato un’accelerazione di circa un punto percentuale (da +0,6% nel 2005 a +1,7%), quelli relativi ai beni strumentali sono variati nella stessa misura dell’anno precedente (+1,7%). Nel 2006 la lieve accentuazione inflazionistica, anche in un contesto di marcate accelerazioni dei prezzi di alcune rilevanti materie prime, è evidenziata dalla dinamica dell’indice dei prezzi al consumo dell’intera collettività nazionale. Solo le componenti che più direttamente incorporano energia o minerali metalliferi hanno mostrato rialzi marcati, le altre componenti non hanno evidenziato aumenti di particolare entità. Alcune categorie di beni o di servizi hanno svolto un ruolo di calmiere (i prezzi dei prodotti dell’elettronica e quelli dei farmaci sono diminuiti; le tariffe soggette a controllo centrale sono state pressoché stabili), ad eccezione di alcune tariffe decise a livello locale. La ripresa dell’economia e la politica di bilancio introdotta con la Legge Finanziaria per il 2006 hanno migliorato in misura molto marcata ed in gran parte inattesa i conti pubblici. I risultati sono stati ampiamente positivi: l’indebitamento netto delle PP.AA. è risultato pari al 4,4% (4,1% nel 2005), se valutato al netto delle partite straordinarie esso si è ridotto al 2,4%; il saldo corrente, pari al -0,5% nel 2005, è divenuto positivo e pari ali’1,3% del PIL; il disavanzo del conto capitale è aumentato dal 3,7% del 2005 al 5,7% per effetto delle partite straordinarie; l’avanzo primario è stato pari allo 0,1% (+0,3% nel 2005); se calcolato al netto delle partite straordinarie è salito al 2,1% del PIL; gli oneri per il servizio del debito sono tornati a crescere dal 4,5% del PIL nel 2005 al 4,6%; infine, il rapporto debito /PIL è aumentato dal 106,2% del 2005 al 106,8 per cento. L’avanzo primario è stato ottenuto da una espansione della spesa primaria (corrente ed in conto capitale) sostanzialmente in linea con la crescita del PIL e da un marcato aumento del rapporto tra entrate totali delle PP.AA. e PIL (dal 44,4% nel 2005 al 46,1%), causato da un aumento della pressione fiscale di 1,7 punti percentuali (dal 40,6% nel 2005 al 42,3%). Alcune componenti della spesa primaria hanno registrato incrementi molto elevati, ma di carattere in parte transitorio: in particolare, sull’aumento dei redditi da lavoro dipendente hanno pesato i rinnovi contrattuali conclusi nella gran parte dei comparti del pubblico impiego, il pagamento degli arretrati e gli accantonamenti per l’indennità di fine rapporto. All’aumento della pressione fiscale hanno contribuito sia le imposte dirette, il cui gettito ha riflesso quello delle basi imponibili; sia le imposte indirette per effetto dei provvedimenti contenuti nella Finanziaria e soprattutto per il gettito dell’IVA conseguente all’aumento del prezzo del petrolio. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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