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La progettazione della casa si è basata, fin dal primo incontro tra tecnico e committenza, su un preciso obiettivo: che l’abitazione fosse la più salutare possibile per gli abitanti e che i materiali utilizzati e gli impianti fossero di tipo “biocompatibile”. Grazie ad una approfondita ricerca svolta dalla committenza e cominciata tre anni prima dell’incarico, ed alla proposta del progettista di riferirsi ad alcune icone dell’architettura moderna come le “Usonian houses” di F.L.Wright e la “Villa Savoje” di Le Corbusier, è stato possibile definire alcune “linee guida”che hanno poi ispirato la progettazione e la realizzazione dell’edificio. Di fatto, rispetto alle tecniche costruttive prevalenti nel mercato ed alle logistiche adottate per gli interni e l’impiantistica sono stati riconsiderati in modo alternativo molti elementi fondamentali in modo che: – il lotto avesse caratteristiche geologiche soddisfacenti ed un buon orientamento; – il corpo di fabbrica fosse ampiamente ventilato; – il cemento armato fosse limitato alle fondazioni con appropiate messe a terra; – il volume abitativo avesse solai e struttura in legno; – gli isolamenti esterni, nelle strutture portanti ed interni fossero in materiale vegetale; – l’illuminazione naturale fosse pensata secondo gli orientamenti; – l’illuminazione artificiale così come tutte le fonti di tensione fosse monitorata in senso “domotico”; – l’impianto elettrico fosse di tipo “a stella” e non ad “anello” e regolato da disgiuntori bipolari; – il riciclo d’aria all’interno fosse a recupero di calore; – l’aspirazione delle polveri interne fosse centralizzato; – i serramenti fossero al massimo della bassoemissività; – la copertura piana fosse agibile con giardino; – le finiture e le pitture fossero eseguite con prodotti naturali; – i pavimenti e rivestimenti fossero in legno e pietra; – l’arredamento fosse realizzato con materiali e trattamenti naturali; – i solai fossero complanari e gli accessi possibili in un ottica di “design for all”; – la struttura prefabbricata riducesse i tempi ed i costi di cantiere; – il riscaldamento fosse alimentato a “biomassa” e non a “fossile”; – i costi finali dell’opera, tenuto conto degli ammortamenti nel tempo, fossero pari o minori a quelli di una casa tradizionale; – i materiali costruttivi fossero riciclabili dall’origine fino al loro futuro smaltimento. La struttura portante è realizzata con elementi prefabbricati bidimensionali in legno, mentre l’uso del cemento è limitato alle componenti di fondazione con appropriata messa a terra dell’armatura metallica, per evitare l’insorgere di alterazioni del campo elettromagnetico. L’edificio risulta sopraelevato rispetto al terreno, creando un vuoto aerato utile a eliminare problemi di umidità generalmente presenti nei solai a terra e favorire l’evacuazione di eventuale gas radon proveniente dal suolo. Analogamente, il solaio piano di copertura, pur essendo in parte praticabile, è strutturato con un’intercapedine ventilata in grado di eliminare il surriscaldamento degli ambienti interni dovuto all’irraggiamento estivo della copertura. Le pareti perimetrali sono concepite per offrire elevati gradi di isolamento termico, attraverso l’impiego di materiale coibente vegetale nelle parti opache e di vetrate di tipo bassoemissivo nelle aperture. L’illuminazione artificiale, così come tutte le fonti di tensione elettrica, sono gestite da un sistema demotico; l’impianto elettrico è stato inoltre realizzato con circuiti configurati “a stella” anziché “ad anello” e regolato da disgiuntori bipolari per limitare l’inquinamento elettromagnetico degli ambienti. Il ricambio d’aria è garantito da un sistema di ventilazione a recupero di calore e l’aspirazione delle polveri interne è del tipo centralizzato. Le finiture, sia interne che esterne, sono state eseguite con prodotti naturali, così come i pavimenti e i rivestimenti, oltrechè i componenti di arredo sono realizzati con materiali e trattamenti esneti dal rilascio di sostanze nocive. Per quanto riguarda l’impianto di riscaldamento, questo consiste principalmente in una grande stufa in pietra ollare posta al centro della abitazione che da sola supporta il fabbisogno di calore. E’ stato predisposto, ad integrazione, un impianto a pannelli radianti a parete che può essere alimentato da una caldaia a biomassa. Detta caldaia aziona anche uno scalda acqua. Inoltre è stato previsto lo sfruttamento dell’energia solare con la predisposizione per una futura infrastruttura fotovoltaica nel tetto piano praticabile. Il processo progettuale ha inoltre previsto il calcolo di ammortamento nel tempo dei costi iniziali aggiuntivi rispetto ai processi costruttivi tradizionali, stimando un rientro economico nell’arco di circa un decennio. Il progetto ha ricevuto una menzione speciale nell’ambito del Premio Internazionale di Architettura Sostenibile, edizione 2006, promosso dalla Facoltà di Architettura di Ferrara e dalla azienda Fassa Bortolo. La menzione di Casa Baccichetto è stata assegnata per l’approccio metodologico complessivo che risulta globalmente e rigorosamente improntato alla filosofia più aggiornata dell’architettura sostenibile. Adottando soluzioni legate all’uso di materiali naturali (con calcestruzzo limitato alle fondazioni), riciclo dell’aria, riscaldamento a biomassa e non fossile, isolamento a mezzo di materiali vegetali, serramenti con caratteristiche di bassoemissività, finiture naturali, elementi e sistemi costruttivi riciclabili. Lo stesso approdo formale della residenza è testimonianza di esiti architettonici aggiornati con riferimenti espliciti alla ricerca del Moderno e in particolare alle usonian houses di F.L.Wright. Curriculum del Progettista 1957 : nato a S.Donà di Piave (VE). 1983 : laurea in architettura a Venezia. 1984-2006 : Dal 1984 è libero professionista e svolge prevalentemente attività di progettista e designer/RS per aziende operanti nel campo dell’ arredamento. Numerosi i lavori (tra i quali alcuni premiati) sia in Italia che all’estero, principalmente: 1987: “World Tile Exposition – Los Angeles” , 1° premio per allestimento e direzione artistica 1988: “Premio Internazionale di Architettura A. Palladio” – Basilica Palladiana, Vicenza (finalista) 1992: “International competition for a new public square in Nagoya” – Giappone (3°premio) 1998-2000 interiors dell’ ex “Royal College of Organists”, Londra 2002: interni del Teatro la Fenice, Venezia (coll.con G.Lovato). Numerose le mostre personali e collettive sulla propria ricerca a Venezia, Vicenza, Parma, Trento, Torino, Milano, Cortina, Zurigo, Nagoya, New York. E’ iscritto all’Ordine degli Architetti di Venezia dal 1984 e per molti anni è stato membro dell’ADI e del BEDA. Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto