Il restauro delle strutture di legno

Già nel Settecento, Giovanni Poleni, matematico ed idraulico della Serenissima, incaricato dal Papa Benedetto XIV di provvedere al restauro della Gran Cupola di S. Pietro in Vaticano, inaugurò una metodologia del tutto attuale per la pratica del restauro, che declinò dalla medicina: all’anamnesi del monumento fece seguire la fase diagnostica, quindi la terapia e la prognosi (“dopo il mio intervento – scrisse – la cupola non avrà più necessità di cure”).

In altre parole l’azione restaurativa presume la conoscenza materica, la concezione strutturale sottesa e le vicissitudini subite dall’opera. Bisogna successivamente formulare la diagnosi, ovvero mettere in campo tutti i mezzi di indagine e capire le cause del degrado (eziologia, in medicina). Segue la terapia, ovvero l’intervento vero e proprio con tecnologie e materiali conformi e compatibili. A questa fase, nel settore delle costruzioni, dovrebbe seguire il collaudo, inteso a pronosticare la durata della nuova vita e le necessarie azioni manutentive.

La struttura di questo libro sul restauro delle strutture di legno segue tale impostazione metodologica. In particolare, alla fase diagnostica, oggetto della prima parte, fa seguito la terapia, ovvero l’indicazione delle tecniche operative ed i materiali da impiegarsi. Le indicazioni e gli strumenti presentati nella seconda parte per riparare, riabilitare o adeguare le strutture degradate o inadeguate ai nuovi carichi e funzioni, non sono prescrittive.
Le strutture di legno – e non solo – sono spesso modello solo di sé stesse e quindi sarebbe riduttivo pensare che per ogni caso ci sia una soluzione bella e pronta.
Conoscere però diverse soluzioni può aiutare molto ad inventarne di nuove!

Il libro è frutto dell’esperienza maturata dall’Autore sul campo e nell’insegnamento. Pertanto i vari capitoli restituiscono una casistica pratica, anche se filtrata dalla particolare visione del restauro del legno che privilegia tecnologie che fanno ricorso al legno per riparare il legno. Ovviamente non è escluso il ricorso ad altri materiali, qualora offrano prestazioni affidabili e compatibili.
Viene altresì introdotta una nuova accezione di manutenzione, contempla anche la sostituzione di parti, specie laddove si riconosca la presenza di elementi di sacrificio e l’intenzione della predisposizione per quest’azione manutentiva.
La conservazione della concezione strutturale originaria è comunque l’elemento guida di ogni azione restaurativa. La conservazione della materia è per così dire in subordine.

Nell’ultimo capitolo alcuni esempi aprono al progetto dell’intervento sulle strutture in opera, soprattutto per colmare deficienze di orditura spaziale, controventamento, deformabilità ed instabilità, cause frequenti di fuori servizio delle strutture lignee.

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