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Le buone prassi in Sardegna con la “Filiera RI-inerte” (rete produttiva e di servizi eco-sostenibile) Eco-compatibilità, eco-sostenibilità, bioarchitettura, uso sostenibile delle risorse naturali, recupero e riutilizzo. Sono gli argomenti su cui puntare per dare nuovi impulsi e stimolare la ripresa del settore edile concentrando l’attenzione sull’economia circolare: sul rifiuto, lo scarto e l’inutilizzato come vantaggio economico, sociale e ambientale. In Italia sono state introdotte nuove normative in materia di appalti, green economy e CAM in edilizia per la esecuzione di opere pubbliche e l’Unione Europea ha da poco presentato un pacchetto di misure sull’economia circolare: normative che dovrebbero rottamare discariche e ridurre il ricorso al recupero energetico, mettere fine allo spreco e tutelare maggiormente l’ambiente con il contenimento del suolo e delle risorse naturali puntando sulle produzioni sostenibili. “La commissione europea ha centrato l’obiettivo accendendo un faro su un tema che è strettamente collegato al mercato dell’edilizia se si considera che il 60% dei rifiuti che produciamo arriva direttamente dal mondo delle costruzioni”. L’economia circolare promuove un cambiamento drastico del modo di produrre, usare e smaltire i prodotti e le recenti disposizioni normative sembrano essere le più importanti in materia ambientale. Per il settore produttivo vale risparmio economico e circa il 2-4% di taglio annuale di emissioni mettendo in discussione il processo, si riusa e si ricicla (da quando si preleva la materia in natura, a quando si restituisce all’ambiente naturale). Il recupero dei rifiuti inerti da C.& D., ma anche (e soprattutto) la produzione di aggregati riciclati certificati attraverso una diversificazione in chiave eco-frendly, per le imprese del settore edile rientrano a pieno titolo nell’applicazione del concetto di “economia circolare”. Sono questi gli obiettivi su cui puntano le imprese e a cui guardano con favore gli Enti Locali. Diverse regioni in Italia hanno dimostrato sensibilità al problema e tra queste, particolare attenzione è stata dimostrata dalla regione Sardegna che si è dotata di un piano per gli acquisti pubblici ecologici, rafforzando il proprio impegno di sostenibilità ambientale e lo dimostra il fatto che sul territorio regionale siano state avviate diverse iniziative che hanno aderito alla “Filiera RI-inerte” e che alcuni Enti hanno già previsto ed utilizzato gli aggregati riciclati certificati a marchio “RI-inerte” nella realizzazione di lavori. La prima fase si è conclusa con l’adesione di realtà localizzate nei bacini di Bassacutena e Budoni (OT), Sassari, Porto Torres e Bultei (SS), Gavoi (NU) e Tortolì (OG). La Filiera “RI-inerte Sardegna”, rete produttiva e di servizi eco-sostenibile è il progetto, avviato dall’Ass. “Studi Ambientali” in collaborazione con RECinert, per l’introduzione all’uso di aggregati riciclati certificati rinvenienti dal recupero di rifiuti inerti da C. & D. per la realizzazione di opere pubbliche e private. Le imprese aderenti all’iniziativa realizzano un impianto per il conferimento di rifiuti inerti e macerie edilizie da destinare alla produzione di aggregati riciclati certificati a marchio “RI- inerte” utilizzando il know-how già definito e l’assistenza necessaria per la progettazione e la realizzazione oltre ai servizi continuativi relativi alla produzione e certificazione. Tale attività rientra a pieno titolo tra le iniziative conformi alla normativa di settore per la gestione dei rifiuti e la produzione di aggregati riciclati certificati per l’utilizzo in opere di ingegneria civile del settore edile- stradale ed ambientale. In particolare la nuova versione del Testo Unico Ambientale impone a carico della P.A. l'obbligo di promuovere iniziative dirette a favorire il riutilizzo dei prodotti e la preparazione per il riutilizzo dei rifiuti mediante la realizzazione di centri di raccolta per il riutilizzo degli stessi. L'art. 181 del TUA, attribuisce ai Comuni il compito di predisporre ed adottare le misure necessarie per conseguire l'obiettivo di riutilizzo entro il 2020, di almeno il 70% dei quantitativi di rifiuti inerti da C. & D. prodotti e prevedere l’utilizzo diretto per almeno il 30% del fabbisogno di materiali certificati ed iscritti al Repertorio del Riciclaggio, rinvenienti dalle operazioni di recupero dei rifiuti, oltre a predisporre progetti che prevedono l’utilizzzo di prodotti in possesso dei Criteri Ambientali Minimi (CAM). Per facilitare il raggiungimento di questi obiettivi, le imprese aderenti, attraverso la partecipazione alla Filiera “RI-inerte”, realizzano un Centro di Raccolta e Recupero di rifiuti inerti da C.& D. ed utilizzano una serie di iniziative tali da permettere il rispetto degli obblighi e degli obiettivi che la normativa impone. Le strutture saranno a disposizione di comuni ed imprese del territorio. La società capofila del progetto ha avviato le attività in tutta la regione per la formazione ai tecnici dei vari ordini professionali e l’acquisizione di nuovi partner da aggregare alla filiera al fine di garantire la maggiore copertura territoriale. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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