Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il Protocollo ITACA è uno strumento di valutazione del livello di sostenibilità ambientale ed energetica degli edifici o dell’intervento che si sta eseguendo su di essi. In questo redazionale, si vuole analizzare l’evoluzione del Protocollo Itaca e, soprattutto, come stanno variando le valutazioni da effettuare per la sua redazione, anche alla luce dei nuovi decreti attuativi della legge 90/2013. L’evoluzione del Protocollo Il Protocollo ITACA nasce diversi anni fa (2004) dall’esigenza delle Regioni di dotarsi di strumenti validi per supportare politiche territoriali di promozione della sostenibilità ambientale nel settore delle costruzioni. Infatti, il Protocollo permette di verificare le prestazioni di un edificio in riferimento non solo ai consumi e all’efficienza energetica, ma prendendo anche in considerazione il suo impatto sull’ambiente e sulla salute dell’uomo, favorendo così la realizzazione di edifici sempre più innovativi, a energia zero, a ridotti consumi di acqua, nonché materiali che nella loro produzione comportino bassi consumi energetici e nello stesso tempo garantiscano un elevato comfort. Il Protocollo è derivato dal modello di valutazione internazionale SBTool, sviluppato nell’ambito del processo di ricerca Green Building Challange, ed è stato contestualizzato al territorio italiano in relazione alla normativa di riferimento ed ai propri caratteri ambientali. In seguito, il Protocollo è stato adottato da numerose Regioni e amministrazioni comunali in diverse iniziative volte a promuovere e ad incentivare l’edilizia sostenibile attraverso: leggi regionali, regolamenti edilizi, gare d’appalto, piani urbanistici, ecc. In questo modo, il sistema Protocollo Itaca si è configurato come una “federazione” di protocolli di valutazione regionali caratterizzati da una metodologia e da requisiti tecnico-scientifici comuni. L’idea era quella di condividere uno standard comune (medesima struttura, sistema di punteggio e di pesatura), ma di permettere una contestualizzazione alla peculiarità territoriali delle regioni, caratterizzate da profili climatici e da prassi costruttive diverse. Tuttavia, anche se questa non uniformità si è resa necessaria in quanto bisognava contestualizzare i protocolli al reale contesto in cui lo si va ad applicare (evidenziando come un edificio sostenibile a Bolzano, non lo è a Lecce), d’altro canto ha generato non poche problematiche e confusione tra i tecnici del settore chiamati alla redazione dello stesso. Grazie alla collaborazione tra ITACA ed UNI, è stata realizzata la Prassi di Riferimento UNI/PdR 13:2015, al fine di evolvere i diversi protocolli a norme tecniche nazionali di riferimento, mettendo così anche un freno a tali disomogeneità. Lo scopo, infatti, è di raccogliere all’interno della UNI/PdR tutti i “Protocolli Itaca” relativi alle varie destinazioni d’uso, al fine di avere un unico punto di riferimento per il settore. In particolare, la Prassi è articolata in due sezioni: “UNI/PdR 13:2015 – Sezione 0: Inquadramento generale e principi metodologici”, che illustra l’inquadramento generale e i principi metodologici e procedurali che sottendono al sistema di analisi multicriteria per la valutazione della sostenibilità ambientale degli edifici, al fine della loro classificazione attraverso l’attribuzione di un punteggio di prestazione; “UNI/PdR 13:2015 – Sezione 1: Edifici residenziali”: pubblicata il 30 gennaio 2015 e nuovamente aggiornata il 22/06/2016, specifica i criteri per la valutazione di sostenibilità ambientale e il calcolo del punteggio di prestazione degli edifici con destinazione d’uso residenziale. Il 12 novembre 2015 è stato approvato anche il nuovo Protocollo per edifici non residenziali, che si inserisce nel contesto di inquadramento generale e dei principi metodologici e procedurali descritti nella UNI/PdR 13:2015. Il Protocollo sostituisce ed accorpa i Protocolli 2011 destinati agli edifici commerciali, scolastici, industriali e uffici, con l’aggiunta di una nuova destinazione d’uso dedicata alle strutture ricettive. Cosa è cambiato? Di seguito verranno descritti gli aspetti più importanti e, soprattutto, le modifiche introdotte dalla Prassi, consapevoli, però, che non è possibile indicare con assoluta precisione i criteri di valutazione interessati dalla variazione in quanto, come già precisato in precedenza, il Protocollo ITACA non è uniforme a livello nazionale ma varia da regione a regione. La prassi di riferimento adotta un sistema multicriteria per la valutazione della sostenibilità ambientale, strutturato secondo tre livelli gerarchici: Aree: che rappresentano macro-temi che si ritengono significativi ai fini della valutazione della sostenibilità di un edificio. Il documento considera 5 aree di valutazione: Area A. Qualità del sito; Area B. Consumo di risorse; Area C. Carichi ambientali; Area D. Qualità ambientale indoor; Area E. Qualità del servizio; Categorie: ognuno dei quali approfondisce un particolare aspetto della categoria di appartenenza; Criteri: rappresentano le voci di valutazione del metodo e vengono usati per caratterizzare le performance dell’edificio all’inizio del processo valutativo. Al termine della valutazione, il Protocollo ITACA fornisce un punteggio, che varia da 1 a 5 e che indica la qualità dell’edificio, ovvero il livello di sostenibilità ambientale raggiunto: Il punteggio è determinato in funzione di opportuni coefficienti, detti pesi, che, rispetto alla precedente versione del Protocollo, non risultano essere più fissi ma calcolati dinamicamente rispetto ai criteri che costituiscono il Protocollo e ad opportuni descrittori (durata, estensione e intensità dell’effetto di ciascun criterio). Infatti, nel caso in cui un criterio di valutazione risultasse non applicabile, il suo peso deve essere ridistribuito sugli altri criteri della medesima categoria proporzionalmente al loro peso originale. Nella Prassi, inoltre, viene descritto per la prima volta il procedimento da adottare in caso di valutazione di un edificio con molteplici destinazioni d’uso. In tal caso occorre effettuare una valutazione combinata, basata sulle diverse sezioni della prassi per ognuna delle destinazioni d’uso presenti: per ciascun criterio è necessario procedere al calcolo dell’indicatore separatamente per le porzioni dell’edificio con diversa destinazione d’uso. Il valore dell’indicatore di ciascun criterio è, poi, calcolato attraverso una media pesata per la superficie utile di ciascuna destinazione d’uso. Da un punto di vista di analisi e valutazione, le principali variazioni che si riscontrano nel nuovo Protocollo sono scaturite dall’entrata in vigore del D.M. “Requisiti Minimi”, che implica per il progettista la necessità di adottare stratigrafie e impianti più performanti. Infatti, alcuni criteri del protocollo prevedono il confronto dei consumi dell’edificio con valori limite, prima stabiliti a livello tabellare dal D. Lgs. 192/05 ss.mm.ii., in funzione del rapporto di forma dell’edificio (S/V) e della zona climatica della località. Con l’entrata in vigore dei decreti attuativi della L.90/2013, viene introdotto e applicato il concetto di edificio di riferimento, ovvero edificio identico in termini di geometria (sagoma, volumi, superficie calpestabile, superfici degli elementi costruttivi e dei componenti), orientamento, ubicazione territoriale, destinazione d’uso e situazione al contorno e avente caratteristiche termiche e parametri energetici predeterminati. Altra importante variazione riguarda il calcolo dei consumi energetici per la climatizzazione estiva, prima valutati esclusivamente tenendo conto dell’involucro, dell’ombreggiamento e delle scelte architettoniche e che ora tiene in considerazione anche i consumi dell’edificio di riferimento che prevede l’adozione di un impianto di climatizzazione estivo standard rispetto alle efficienze stabilite dalla normativa. Questo nuovo approccio alla progettazione e alla verifica di parametri termici dell’edificio, unito a una richiesta normativa di utilizzo di sistemi e impianti sempre più performanti, implicano che realizzare edifici con punteggi di Protocollo ITACA elevati risulterà sempre più difficile. Risulta fondamentale, quindi, formarsi in tempi molto rapidi o avvalersi di strumenti di lavoro in grado di fornire tutte le informazioni indispensabili a produrre una documentazione professionale e completa. In tal senso Blumatica mette a disposizione il software “Blumatica Itaca” che, in un’unica soluzione, consente di redigere il Protocollo per qualsiasi destinazione d’uso (residenziale, uffici, scuole, commerciale, industriale, ricettive). Grazie alla perfetta integrazione con il software Blumatica Energy, è possibile importare tutti i dati strutturali ed energetici, velocizzando notevolmente l’input. Tuttavia, anche se non si è in possesso di Blumatica Energy, è possibile calcolare tutti i dati energetici previsti dal protocollo, inserendo direttamente nel software le caratteristiche del fabbricato e dell’impianto. Per ulteriori informazioni clicca qui Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento