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Intervenire su un edificio esistente presuppone necessariamente una conoscenza approfondita dello stesso. Analisi geometrica, materica, archeologica e strutturale sono fondamentali per approcciare nel modo corretto il patrimonio esistente.Intervenire correttamente su un edificio esistente è possibile solo nel momento in cui si approfondiscono la storia e la natura dello stesso. Che si tratti di un consolidamento strutturale o di un restauro conservativo di una facciata, la prima cosa da fare è un’indagine diagnostica, così come un medico prima di somministrare una cura, visita il proprio paziente e ne conosce l’anamnesi. Nonostante la vastità e complessità della materia, è possibile individuare tra i principali fenomeni da indagare la geometria del manufatto, i materiali, gli elementi costruttivi e le strutture presenti, la storia archeologica dell’edificio ed eventuali dissesti strutturali. Il rilievo geometrico dell’edificio Il rilievo geometrico dell’edificio è generalmente il primo passo da compiere, permette una prima conoscenza dello stesso, ponendo le basi per qualsiasi altra indagine si voglia sviluppare. Possiamo distinguere tre tipologie di rilievo che restituiscono risultati differenti: Il rilievo longimetrico, realizzato con longimetri, che misurano le distanze tra punti, e restituito anche su carta a mano. Il rilievo topografico, che prevede l’utilizzo di specifica strumentazione professionale, come teodoliti, distanziometri e treppiedi, supportata da appositi software per la restituzione. Il rilievo fotogrammetrico, che prevede l’uso di apposite fotocamere metriche e software per l’elaborazione dei dati. Rilievo fotogrammetrico di un trullo in Puglia La scelta del metodo dipende dall’oggetto da rilevare, è chiaro che se si sceglie il rilievo longimetrico sarà necessario poter raggiungere i punti da rilevare ed è generalmente più comodo se fatto sul piano di calpestio. Il rilievo topografico copre distanze e superfici maggiori, purché i punti oggetto di rilievo siano visibili, così come per un rilievo fotogrammetrico è necessario poter fotografare il soggetto in questione. Riconoscere i materiali La conoscenza dei materiali che compongono un manufatto permette di conoscerne la storia, individuarne eventuali modifiche nel corso del tempo e fare previsioni per il futuro. Questo tema assume particolare importanza quando si parla di restauro conservativo. Per riconoscere i materiali di un edificio le alternative sono due: una basata su un metodo empirico ed una su un metodo scientifico. Nel metodo empirico è fondamentale la conoscenza dell’operatore, che deve riconoscere i materiali sfruttando i propri sensi, come vista, tatto, olfatto; nel metodo scientifico è necessario un prelievo di un campione, che verrà analizzato in laboratorio per indagarne la composizione chimica, mineralogica e morfologica.Le tecniche per l’analisi scientifica sono molte e cambiano in base al materiale che è necessario utilizzare. I risultati ottenuti, al di là del metodo utilizzato, possono essere utili alla realizzazione di mappe tematiche, che rappresentino lo stato attuale del manufatto. Una mappatura di una facciata, ad esempio, può individuare quali materiali sono presenti, eventuali lavorazioni o decorazioni, i fenomeni di degrado e le unità stratigrafiche. Ricostruire la storia di un edificio Per ricostruire la storia di un edificio è importantissimo osservarlo e conoscere le caratteristiche dei materiali che lo costituiscono, in modo da ripercorrere costruzioni e distruzioni subite nel tempo. Le unità stratigrafiche sono la base dell’analisi stratigrafica, il cui obiettivo è quello di studiare le stratificazioni che costituiscono il manufatto. Un’unità stratigrafica è una parte uniforme, può essere positiva (è evidente la costruzione unitaria della superficie), negativa (rappresenta un’asportazione) o di rivestimento (quando copre altre unità).Per riconoscere le diverse unità e mapparle, si procede con metodo empirico, sulla base delle caratteristiche dei materiali, delle tecniche costruttive utilizzate, delle evidenti discontinuità e dei bordi e limiti delle superfici. Le unità verranno individuate e messe tra loro in relazione temporale. Riconoscere il degrado Il degrado di un materiale ne indica un’alterazione chimica o fisica, che ne compromette o deteriora le caratteristiche, le cui cause possono essere diverse e tra loro in relazione. Le cause di degrado sono molte e possono essere ricondotte all’azione di agenti atmosferici, al contesto ambientale o all’azione dell’uomo. Questi agenti possono essere a loro volta combinati e provocare ulteriori effetti. Anche in questo caso è possibile procedere prima di tutto con un’indagine empirica rilevando con la vista aspetti quali la discontinuità delle superfici o le variazioni cromatiche dei materiali; valutando con il tatto la consistenza, l’aderenza e la durezza di un materiale; con l’udito prendendo in considerazione la reazione del supporto alla percussione.A queste pratiche si affiancano tutta una serie di metodi scientifici, che ricorrono ad apposita strumentazione e che possono subentrare dopo una prima analisi empirica, al fine di approfondire maggiormente il fenomeno. Come per qualsiasi altra indagine strumentale citata, una grande differenziazione in base all’invasività della metodologia utilizzata va fatta tra le tecniche non distruttive, come l’endoscopia, e quelle distruttive, come il prelievo di campioni che andranno distrutti. I risultati sono mappati e analizzati, fornendo una descrizione del fenomeno, la diffusione e le cause dello stesso, gli effetti attesi. 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