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Il 1° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2019 recentemente presentato da Nomisma mostra una possibile frenata nel settore immobiliare residenziale per il prossimo anno che molto dipenderà dall’efficacia delle misure di politica economica e dalla disponibilità del sistema bancario nei confronti delle famiglie Presentato da Nomisma il 1° Osservatorio sul Mercato Immobiliare 2019 che lancia un allarme su un possibile rallentamento per il settore immobiliare residenziale nel 2019. Dipenderà, si legge nel comunicato, “dall’efficacia delle misure di politica economica poste in essere, oltre che dalla disponibilità del sistema bancario a continuare ad assecondare la pulsione proprietaria delle famiglie italiane, anche in un contesto di maggiore precarietà reddituale”. Nel 2018 il settore ha registrato risultati interessanti toccando le 580 mila compravendite, e va segnalato che i prezzi, nelle grandi città come nei centri medi non sono diminuiti. L’Osservatorio realizzato da Nomisma comprende, oltre all’analisi congiunturale dell’intero paese, un focus su alcune città intermedie: Ancona, Bergamo, Brescia, Livorno, Messina, Modena, Novara, Parma, Perugia, Salerno, Taranto, Trieste, Verona. Le maggiori criticità sono legate alla dipendenza da mutuo e al mancato innesco di una spirale inflattiva. I mutui hanno permesso al mercato immobiliare di stabilizzarsi e crescere, altrimenti moltissime famiglie non avrebbero avuto la disponibilità economica per acquistare casa. I mercati delle 13 città intermedie analizzate nell’Osservatorio registrano una diminuzione su base annua dei prezzi delle abitazioni dell’1,2%, mentre le locazioni sono rimaste stabili (-0,2%). Il tempo medio di vendita è di 7,3 mesi, quello delle locazioni è di circa 2 mesi e mezzo. Negli immobili d’impresa i prezzi di vendita sono scesi di circa l’1,5% e quelli di locazione di circa l’1%. Prevale una ricerca di casa di proprietà (52%) rispetto alla soluzione in affitto (48%), con notevoli differenze tra le diverse città: si passa dal 30% di domanda di locazione registrato a Livorno e a Trieste, al 60% rilevato a Modena e a Verona. E’ chiaro che vi sia una maggiore predisposizione al cambiamento e che stia diventando sempre più significativa una domanda di utilizzo temporaneo, che è passata in un anno dal 12% al 16,3%. Il 14,2% della domanda di acquisto nelle città monitorate viene fatta per investimento, coerentemente con il dato nazionale che nel 2018 era del 15,4%. Nomisma stima che, considerando lo scenario macroeconomico se le compravendite dovessero mantenere valori stabili, non ci sarà nel 2019 l’aumento sperato dei prezzi e a livello nazionale è possibile che il settore residenziale subirà una frenata. Già nel 2018 gli investimenti immobiliari corporate sono diminuiti, dagli 11 miliardi del 2017 agli 8,6 del 2018, a causa della “percezione di rischiosità del nostro Paese, scaturita dalla contrapposizione con la Commissione Europea sugli obiettivi in termini di rapporto deficit-PIL e acuita dal rallentamento economico in atto”. La buona notizia è che Nomisma prevede che si tratti di una battuta d’arresto temporanea che si dovrebbe superare non appena la congiuntura del nostro paese migliorerà. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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