Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il rapporto Bes dell’Istat sullo stato di salute del Paese, giovani under 35 soffrono per lavoro. La spinta alle energie rinnovabili sembra essere arrivata alla sufficienza. Rallenta il consumo di suolo e funziona la lotta all’abusivismo. Un tasto dolente è la raccolta differenziata dei rifiuti. Le difficoltà maggiori si riscontrano per i ragazzi che non sarebbero più sollevati neppure dalle relazioni sociali soprattutto per la fascia d’età che va dai 25 ai 34 anni e per il Mezzogiorno. Sulla felicità esercita un peso considerevole la componente economica, prima di tutto il reddito, ma “in misura minore rispetto al titolo di studio” a cura di Tommaso Tetro Indice degli argomenti: I giovani e il lavoro Ambiente e rinnovabili L’Italia è sempre più green, anche se ancora non quanto dovrebbe. La spinta alle energie rinnovabili sembra essere arrivata alla sufficienza, cosa che ha permesso il raggiungimento dei target. Rallenta il consumo di suolo e funziona la lotta all’abusivismo. Un tasto dolente è invece la raccolta differenziata dei rifiuti con gli obiettivi europei ancora troppo lontani da raggiungere. Questi alcuni dei punti principali del nuovo rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes) messo a punto dall’Istat che analizza così lo stato di salute del Paese andando oltre il Pil, e prendendo in considerazione 12 dimensioni per le quali in generale nell’ultimo anno c’è stato un miglioramento. “Oltre il 50% del totale dei circa 110 indicatori per cui è possibile il confronto – viene spiegato – registra un miglioramento”. A livello territoriale, i valori più elevati si registrano al Nord, quelli più bassi al Centro. Le province autonome di Bolzano e Trento si confermano quelle con i livelli più alti di benessere mentre i livelli più bassi di benessere si registrano in Calabria e in Sicilia. Tra le Regioni, Liguria, Lombardia, Marche e Molise mostrano i progressi più accentuati mentre la Puglia evidenzia il peggioramento più accentuato. Le difficoltà maggiori si riscontrano sui temi del lavoro, della conciliazione dei tempi di vita e della soddisfazione economica. La fiducia nelle istituzioni mostra qualche segnale di ripresa e dopo anni si interrompe anche quella che aveva assunto i connotati di una fuga dalla partecipazione civica e politica. Ma i partiti in pagella prendono tre; neppure il sistema giudiziario arriva alla sufficienza. Promosse invece le forze dell’ordine, con i vigili del fuoco che prendono un otto pieno. I giovani e il lavoro L’ottimismo è cresciuto, con il Nord che fa da traino. Il lavoro e la sua compatibilità con la famiglia continuano a essere però tasti critici. Ne risentono soprattutto i giovani e in particolare l’età più vicina a quella adulta: l’Istat calcola in quasi due milioni gli under 35 in condizioni di sofferenza, a cui mancano condizioni come la salute o il lavoro, o la parte territoriale, se non l’istruzione; i ragazzi non sarebbero più sollevati neppure dalle relazioni sociali. Secondo l’Istat la sofferenza maggiore riguarda i giovani adulti di 25-34 anni (20,9% contro 15,2% dei giovani di 18-24 anni) e il Mezzogiorno (23,9% contro 14,3% al Nord e 18% al Centro). Si allunga però la speranza di vita: nel 2018 si è raggiunto il massimo storico con 82,3 anni (80,9 anni per gli uomini e 85,2 anni per le donne), ma la maggiore longevità femminile si accompagna “a condizioni di salute più precarie”. Dopo tre anni si arresta la crescita del numero e della quota di famiglie in povertà assoluta, anche se permangono forti differenze territoriali. Sono oltre 1,8 milioni le famiglie in queste condizioni, con un’incidenza pari al 7% delle famiglie. Il numero complessivo di individui queste in condizioni raggiunge 5 milioni, l’8,4% del totale. L’incidenza di povertà individuale è pari a 11,4% nel Mezzogiorno, mentre nel Nord e nel Centro è significativamente più bassa e pari a 6,9% e 6,6%. Ambiente e rinnovabili Sono stabili oppure in calo le principali misure di impatto della pressione del sistema antropico sull’ambiente. Le emissioni di CO2 e di altri gas serra sono in lieve diminuzione (7,3 tonnellate pro-capite nel 2018). Rallenta, ma non si ferma, il consumo di suolo (7,6% di suolo artificiale). Nel 2018 si registrano progressi significativi ma ancora insufficienti nella gestione dei rifiuti urbani: diminuisce il conferimento in discarica (21,5%) e aumenta la quota della raccolta differenziata (58,1%). Ma l’Italia resta lontana dall’obiettivo del 65% che avrebbe dovuto raggiungere ormai nel 2012. È stato raggiunto in anticipo l’obiettivo comunitario sulla quota del consumo di energia elettrica coperto da fonti rinnovabili, pari al 34,3% nel 2018 (tre punti in più dell’anno precedente e quasi otto in più rispetto all’obiettivo del 26,4% fissato per il 2020). Migliorano gli indicatori della qualità dell’aria nei Comuni capoluogo: nel 2018, concentrazioni superiori ai limiti di legge sono stati rilevati dal 22% delle centraline per le polveri sottili PM10 (33,6% nel 2017) e dall’11,9% delle centraline per il biossido di azoto (19,6% nel 2017). La situazione resta però critica, soprattutto nelle città del Nord. Restano stabili la percentuale di coste marine balneabili (66,5% della linea di costa) e la disponibilità di verde urbano (32,8 m2 pro capite nei comuni capoluogo), come pure gli indicatori di percezione. Il 70,1% della popolazione si dichiara soddisfatto della situazione ambientale nel luogo di vita, il 21% esprime preoccupazione per la perdita di biodiversità (26,5% tra i più giovani, da 14 a 34 anni). Sulla felicità esercita un peso considerevole la componente economica, prima di tutto il reddito, ma per l’Istat “in misura minore rispetto ad altre caratteristiche come il titolo di studio”. Infatti “la propensione a essere molto soddisfatti della vita è circa il triplo tra i laureati rispetto a coloro che posseggono al massimo la licenza secondaria inferiore”. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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