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Per l’idrogeno sembra essere giunta l’ora di uno sviluppo, specie in ottica rinnovabile. I piani dell’Italia, le strategie delle big e i progetti delle future hydrogen valley suscitano ottimismo.Indice degli argomenti: Idrogeno e industria: i piani di Snam, Enel ed Eni Idrogeno e ricerca: le hydrogen valley, dall’ENEA alle iniziative locali Sembra essere giunta l’ora per l’idrogeno quale vettore economico, per l’industria e per l’occupazione, oltre che come vettore energetico. Negli stessi giorni in cui è stato lanciata la Renewable Hydrogen Coalition, in Italia sono state pubblicate le linee guida preliminari della Strategia nazionale Idrogeno. Quest’ultima rileva la necessità di investimenti fino a 10 miliardi di euro da qui al 2030 per dare il via all’economia dell’idrogeno a basse emissioni di CO2 in Italia e “soddisfare l’obiettivo di domanda di penetrazione dell’idrogeno”. Nei piani delle grandi aziende come Snam, Enel ed Eni l’idrogeno è presente, ma la stessa strategia rileva l’opportunità di avviare “hydrogen valley”, ecosistemi per la produzione e il consumo di idrogeno, potranno inoltre fornire aree per la diffusione dell’idrogeno entro il 2030. Ed è qui che si trovano segnali di un interesse pronto in qualche caso a concretizzarsi entro breve. Idrogeno e industria: i piani di Snam, Enel ed Eni Il Gruppo Enel ha fatto sapere prevede di accrescere la propria capacità di idrogeno verde a oltre 2 GW nel 2030. Lo ha affermato il suo ad e dg, Francesco Starace di recente, in occasione dell’European Hydrogen Forum. La stessa Enel sta valutando progetti dedicati per l’impiego di green hydrogen come elemento chiave per affrontare la decarbonizzazione nell’industria chimica, siderurgica o della raffinazione di prodotti petroliferi, settori altamente impattanti. Intanto Enel Green Power ha annunciato i piani per il primo progetto pilota per la produzione di idrogeno rinnovabile in Cile, per mezzo di un elettrolizzatore alimentato da energia eolica. Snam è l’azienda che da tempo mostra il più forte interesse sull’idrogeno. Già dallo scorso anno ha costituito una business unit dedicata. Ma anche a livello di investimenti, ha dichiarato uno stanziamento di 1,4 miliardi di euro al 2023, nel proprio piano complessivo da 6,5 miliardi, dedicati al programma SnamTec (Tomorrow’s Energy Company) volto alla transizione energetica. In esso rientrano le iniziative di ricerca e sviluppo avviate nel mercato dell’idrogeno. Quest’anno ha avviato collaborazioni sull’idrogeno con RINA e Alstom, rispettivamente nell’ambito industriale e in quello dei trasporti ferroviari. Eni ha fatto sapere di stare lavorando alla realizzazione del più grande hub CCUS (Carbon Capture Usage and Storage) al mondo. L’impianto per la cattura e stoccaggio di CO2 sorgerà a Ravenna. L’idrogeno, prodotto da elettrolisi, potrebbe entrare in gioco impiegandolo nella riduzione chimica della CO2 a metanolo. Quest’ultimo può essere riutilizzato per produrre energia o usato direttamente come componente del carburante per autotrazione a ridotto impatto ambientale. Idrogeno e ricerca: le hydrogen valley, dall’ENEA alle iniziative locali A livello di ricerca e sviluppo sono diverse le iniziative che si stanno sviluppando in Italia. Il principale centro di riferimento è il centro ricerche Casaccia di ENEA dove sorgerà una Hydrogen Valley italiana, una sorta di cittadella per la sperimentazione delle tecnologie dell’idrogeno e la loro applicabilità industriale. Oltre al centro ENEA, va segnalato quanto si intende promuovere in Trentino Alto Adige. Qui si ragiona sulla possibilità di creare una hydrogen valley “nella quale la produzione di energia e la gestione del traffico possono essere gestite in modo coordinato riducendo di pari passo le emissioni”, ha fatto sapere il vice presidente della Giunta provinciale di Bolzano e assessore alla mobilità Daniel Alfreider, nel corso di un incontro a Bruxelles con il responsabile per il finanziamento dei progetti che fanno uso dell’idrogeno FCH JU (Fuel Cell Hydrogen, Joint Undertaking) Bart Biebuyck. La stessa Provincia ricorda che l’Alto Adige conta di un proprio centro di ricerca sull’idrogeno e di una fattiva collaborazione con le imprese locali e progetti pilota per il trasporto pubblico locale. Tutto questo potrebbe portare ad attuare una vera e propria “strategia dell’idrogeno” nel trasporto pubblico locale, realizzando una rete capillare di rifornimento e servendo anche le zone di montagna con mezzi pubblici alimentati a idrogeno. In Lombardia proprio in questi giorni, FNM e Trenord hanno presentato la propria strategia di sviluppo della mobilità a idrogeno, con l’intenzione di mettere su rotaia entro il 2023 treni a idrogeno in Valcamonica. Inoltre l’obiettivo delle due società è promuovere nel territorio del Lago d’Iseo e in Valcamonica una hydrogen valley. I punti principali del progetto, denominato H2iseO, riguardano l’acquisto di nuovi treni alimentati a idrogeno, che serviranno dal 2023 la linea non elettrificata – gestita da FerrovieNord (società al 100% di FNM) Brescia-Iseo-Edolo, in sostituzione degli attuali a motore diesel e la realizzazione di centrali per la produzione di idrogeno, destinato inizialmente ai nuovi convogli ad energia pulita. Come annunciato a mezzo stampa, il primo impianto di produzione, stoccaggio e distribuzione di idrogeno sarà realizzato da FNM a Iseo tra il 2021 e il 2023. Il piano di fattibilità, da ultimare, prevede il ricorso iniziale alla tecnologia Steam Methane Reforming (SMR), da metano/biometano, con cattura e stoccaggio della CO2 prodotta, per produrre idrogeno blu. “Entro il 2025 saranno inoltre realizzati uno o due ulteriori impianti di produzione e distribuzione di idrogeno da elettrolisi (cosiddetto idrogeno verde) lungo il tracciato della ferrovia, in partnership con operatori energetici di primario standing con cui FNM sta definendo un’intesa”. Nel centro Italia ci sono alcuni progetti che stanno prendendo forma. Terni ha annunciato lo sviluppo del trasporto pubblico locale a idrogeno che sfrutta le sinergie con l’area industriale e getta le basi per la nascita di un’hydrogen valley. A partire dall’Umbria, in particolare dal suo capoluogo Terni. Qui la Giunta comunale ha approvato l’atto d’indirizzo per sottoscrivere il protocollo d’intesa con AST – Acciai Speciali Terni e con Busitalia per avviare il progetto sull’utilizzo dell’idrogeno per la mobilità. Il progetto sarà reso possibile anche dai fondi messi disposizione (6,7 milioni di euro) dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per l’acquisto di autobus a idrogeno e per la realizzazione delle infrastrutture necessarie, come la stazione di pompaggio e di distribuzione. L’acciaieria metterà a disposizione gratuitamente il surplus di idrogeno prodotto all’interno dell’area industriale e che viene utilizzato in fase di produzione, oltre all’area per la realizzazione della stazione, mentre Bus Italia gestirà il nuovo parco mezzi. Ci sarebbe poi un altro progetto, sempre nel Centro Italia, che vede coinvolte, oltre alla multinazionale statunitense Aecom, due società italiane e l’interesse di alcuni Comuni tra cui Ascoli Piceno nella realizzazione di un Polo Idrogeno dell’Appennino centrale. In questo caso, l’obiettivo – riportato da Il Sole 24 Ore – sarebbe quello di avviare la produzione di idrogeno verde, utilizzandolo come vettore per lo sviluppo delle regioni colpite dal sisma del 2016 e 2017. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento