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Il rincaro dei prezzi, segnalato da CNA, trova conferme da tutte le associazioni: ANCE, ANGAISA, FEDERCOMATED. Il rischio è un contraccolpo sul Superbonus Indice degli argomenti: Edilizia e Superbonus: il rincaro dei prezzi secondo ANCE Il rincaro dei materiali edili visto da Federcomatedo Aumenti di prezzi e impiantistica: il parere di ANGAISA Il legame tra edilizia e Superbonus rischia di spezzarsi. L’aumento dei prezzi dei materiali edili sta mettendo in crisi l’edilizia e tutta la filiera. Lo ha messo in luce un’indagine di CNA, in cui si legge che il 79%, delle imprese campione segnalano aumenti nei prezzi dei materiali, delle materie prime e delle apparecchiature rispetto ai corsi di un anno fa, prima che scoppiasse la pandemia. Nel settore delle costruzioni gli aumenti più considerevoli in un anno riguardano i metalli (+20,8%), con punte superiori al 50%; i materiali termoisolanti (+16%) con punte anche in questo caso che raggiungono il 50% in più; i materiali per gli impianti (+14,6% e punte di +25%), e il legno (+14,3%). Elevata anche la crescita per altri materiali, che oscilla tra il +9,4% di malte e collanti e il +11,3% dei laterizi. Le cause di tale incremento vanno addebitate, per il 72% delle imprese, ai comportamenti speculativi della catena di fornitura. Ma cosa pensano le altre associazioni corporative? Edilizia e Superbonus: il rincaro dei prezzi secondo ANCE Partiamo dall’Associazione nazionale dei costruttori edili. È lo stesso presidente ANCE Gabriele Buia a confermare a Infobuild come il settore dell’edilizia stia risentendo «pesantemente» del rincaro dei prezzi di alcuni dei materiali più utilizzati nell’attività di costruzione. «Il nostro Centro studi ha evidenziato in particolare un aumento del costo del ferro-acciaio tondo per cemento armato che sfiora il +120% solo negli ultimi sei mesi, a cui si aggiungono incrementi superiori al 40% per i polietileni, del 17% per il rame e del 34% per il petrolio e i suoi derivati. Rincari eccezionali che stanno mettendo in seria difficoltà le imprese impegnate nei lavori pubblici e privati, che si trovano a dover sostenere aggravi economici imprevisti rispetto a contratti aggiudicati a condizioni del tutto diverse». La conseguenza è che le aziende si vedono ridurre drasticamente i margini di profitto, con il rischio di un blocco generalizzato dei cantieri, nonostante gli sforzi per far fronte agli impegni assunti. A fronte della situazione ANCE ha chiesto al Governo di intervenire tempestivamente, «con una misura immediata che riconosca gli aumenti e individui un fondo a sostegno delle imprese affinché non debbano sobbarcarsi integralmente dei rincari – afferma Buia – Al tempo stesso stiamo supportando le imprese su tutto il territorio nei loro rapporti con le stazioni appaltanti. È necessario correre subito ai ripari per non frenare gli interventi già in corso e mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan». Il rincaro dei materiali edili visto da Federcomated Cosa ne pensa la Federazione nazionale commercianti materiali da costruzione edile (Confcommercio-Imprese per l’Italia) della principale questione che riguarda edilizia e Superbonus, ovvero il rincaro dei prezzi dei materiali edili? Mario Verduci, segretario generale Federcomated, innanzitutto conferma la tendenza: «l’aumento dei prezzi è consistente e soprattutto repentino. Ciò crea una tensione notevole negli operatori i quali non riescono più a programmare la produzione in funzione dell’incremento». Il rincaro a suo giudizio è addebitabile «alla speculazione internazionale che trova terreno favorevole con la crisi pandemica in corso». Federcomated si sta muovendo attraverso la comunicazione ai soci «aiutandoli a condurre analisi puntuali considerando lo scenario». Riguardo ai materiali che hanno subito i maggiori rincari, tutti quelli che impiegano materie plastiche e comunque derivati del petrolio sono quelli più colpiti, «in particolare per il settore edilizio i tubi in plastica e il polistirene necessario per il cappotto termico. Quest’ultimo in particolare, che può beneficiare degli incentivi legati al Superbonus 110% è stato penalizzato, con forti ripercussione sui preventivi e sull’avvio dei lavori». Aumenti di prezzi e impiantistica: il parere di ANGAISA Sempre a proposito di edilizia e Superbonus, il rincaro prezzi tocca anche l’impiantistica. Lo conferma Enrico Celin, presidente ANGAISA, Associazione nazionale commercianti di articoli idrosanitari, climatizzazione, pavimenti, rivestimenti e arredobagno. E fornisce numeri a conforto: «nei primi quattro mesi del 2021 abbiamo subito aumenti medi del 5-6% a fronte di un incremento normalmente attestato attorno al 2-3%. A essere in crescita esorbitante, però, è il costo dei polimeri, che hanno subito una crescita del 18-19%. Questo poi provoca una rimodulazione dei costi dei prodotti. Un esempio: nel caso delle pompe di calore, l’incremento è nell’ordine del 6-7%. A questo poi si aggiunge una difficoltà nella disponibilità dei prodotti. Nello specifico, c’è una forte richiesta trainata dal Superbonus 110% che ha come oggetto proprio le pompe di calore». A cosa è addebitabile questo fenomeno? Qui emerge il legame tra edilizia e Superbonus: «L’aumento dei prezzi è anche legato all’effetto Superbonus: molte grandi multiutilty ed ESCo hanno promosso l’incentivo non solo del 110% ma anche del 50% e del 65% e contemporaneamente hanno fatto approvvigionamenti importanti di impianti di climatizzazione, di caldaie a condensazione e altro, provocando un effetto a catena». A fronte di questa situazione ANGAISA segnala «che l’incertezza della proroga al 2023, che verrà forse fissata a giugno, rischia di essere un collo di bottiglia preoccupante per tutta la filiera. Si tenga conto che le richieste legate al Superbonus sono il 10% del totale». Con la probabile uscita dalla pandemia, si avrà una più che probabile ripresa degli ordinativi. «La proroga permetterebbe di diluire gli interventi da svolgere, evitando di mettere a repentaglio la qualità dei lavori oltre che offrire una tempistica più accettabile per chi deve svolgere la produzione dell’impiantistica e non solo. In ogni caso il termine temporale proposto, anche se importante, è assolutamente insufficiente rispetto alle potenzialità espresse dal mercato. Se fosse più strutturale, anche il ventilato décalage al 75% del Superbonus 110% posticipato al 2025 sarebbe più che sufficiente a creare un volano economico, in termini di lavori e di occupazione, davvero rilevanti», conclude Celin. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento