Milano, il Museo del 900 si amplia. Vince il team di Sonia Calzoni

È il gruppo di progettazione guidato dall’architetta milanese ad aggiudicarsi il concorso internazionale di progettazione Novecentopiucento per l’ampliamento del Museo del Novecento, che diventa un unicumm e raddoppia gli spazi a disposizione. Due le soluzioni possibili: la prima con passerella aerea, la seconda che trasforma la via Marconi, ma che non esclude il collegamento in quota

a cura di Pietro Mezzi

Milano, il Museo del 900 si amplia
Vista serale dei due arengari (render, credits, Sonia Calzoni)

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È il team guidato dall’architetta Sonia Calzoni ad aggiudicarsi il concorso internazionale di progettazione Novecentopiùcento, relativo all’ampliamento degli spazi del Museo del Novecento a Milano. Con la capogruppo hanno lavorato Pierluigi Nicolin, Ferdinando Aprile, Giuseppe Di Bari e Bruno Finzi, che si sono aggiudicati il concorso bandito lo scorso dicembre dal comune di Milano. Obiettivo: ampliare il Museo all’interno del secondo Arengario, con un incremento di oltre mille metri quadrati di spazi espositivi.

L’Arengario raddoppia

Con questo progetto il museo milanese progettato da Italo Rota, raddoppia e diventa unico. Dieci anni e mezzo dopo la sua apertura il museo conquista il secondo Arengario, occupato fino ad oggi da alcuni uffici comunali. Un’espansione che permetterà la nascita di un moderno complesso espositivo dedicato all’arte contemporanea.

Milano, il Museo del 900 si amplia
La passerella vista da piazza del Duomo render, credits, Sonia Calzoni

Un risultato, quello di ampliare lo spazio, reso possibile grazie alla Fondazione Pasquinelli e alla mecenate milanese Giuseppina Antognini, che ha donato cinque milioni di euro per i lavori di riqualificazione, più numerose opere dei più importanti artisti del Novecento tratte dalla sua collezione privata.

La storia

Il palazzo dell’Arengario è un edificio costituito da due costruzioni gemelle sul lato est di piazza del Duomo. Fu costruito tra il 1936 e il 1956 su progetto degli architetti Portaluppi, Muzio, Magistretti e Griffini e decorato in facciata con bassorilievi di Arturo Martini.

Il Palazzo dell’Arengario di Milano
Il Palazzo dell’Arengario com’è oggi; sullo sfondo la Torre Martini

Prende il nome da arengario, sinonimo di broletto, ovvero la sede municipale del comune. Vincitore del concorso del 1937, il progetto per l’Arengario concluse il processo di rinnovamento urbanistico del centro di Milano, ideato dall’architetto Giuseppe Mengoni, che aveva impresso un carattere monumentale all’area attorno al Duomo.

Vista dall’alto del Palazzo dell’Arengario
Vista dall’alto del Palazzo dell’Arengario

L’Arengario fu infatti costruito dopo la demolizione della cosiddetta Manica Lunga, ovvero delle due ali sporgenti di Palazzo Reale verso piazza del Duomo.

La motivazione della giuria

La giuria, composta da Margherita Guccione, Paola Marini, Maria Cristina Motta, Filippo Salucci e Mirko Zardini, ha così motivato la scelta: “Il progetto è apprezzabile per la maturità e la consapevolezza con cui tiene ampio conto delle esigenze museali e dei relativi servizi, valorizzando la preesistenza architettonica, il contesto urbano e garantendo il carattere pubblico e la permeabilità del piano terra del secondo Arengario. La proposta presenta caratteri di concreta realizzabilità rispetto agli obiettivi del bando legati all’integrazione della fruizione museale del complesso degli arengari”.

Altro obiettivo del progetto è raggiungere una sintesi architettonica tra i due edifici gemelli, in modo da formare un unico organismo. Nella proposta vincitrice sono previste, come prevedeva il concorso, due possibili soluzioni per il collegamento tra i due edifici.

La prima soluzione

La prima soluzione dei vincitori prevede una passerella aerea posta a quota 19,65 metri, all’altezza del terzo livello dei due arengari, costituita da una trave reticolare fissata direttamente alle colonne laterali degli edifici esistenti.

Museo del 900: la passerella di collegamento tra i due arengari
La passerella di collegamento tra i due arengari (render, credits, Sonia Calzoni)

Un intervento di tipo reversibile. Il collegamento tra i due edifici avrebbe così le caratteristiche di un terzo esile ponte di attraversamento dell’asse piazza della Scala – piazza Diaz, complementare ai primi due costituiti dagli archiportali monumentali della stessa Galleria progettata da Giuseppe Mengoni. Vista dall’Ottagono della Galleria, la passerella poggia infatti sul tetto dell’edificio basso senza spezzare la vista della Torre Martini.

il Museo del 900 si amplia. La nuova passerella
La passerella a quota 19,65 vista di piazza Diaz (render, credits, Sonia Calzoni)

Concepito come una sorta di proscenio, il progetto della passerella presenta un fronte rivolto a piazza Duomo caratterizzato da pareti leggere trasparenti e da una struttura specchiante convessa nella parte sottostante, in grado di riflettere gli scorci e i movimenti della piazza.

il Museo del 900 si amplia. La nuova passerella
La passerella vista da piazza del Duomo render, credits, Sonia Calzoni

Il collegamento aereo garantisce un percorso continuo che, superata la sala apicale del primo Arengario, attraversa la passerella per scendere al piano terra delle nuove sale, risolvendo in questo modo l’unità museale e dando continuità al percorso dei visitatori.

il Museo del 900 si amplia. La nuova passerella
La passerella con vista da via Marconi (render, credits, Sonia Calzoni)

La seconda soluzione

La seconda soluzione, alternativa ma comunque realizzabile anche in presenza della passerella aerea, prevede la trasformazione di via Marconi in un atrio esterno del museo in diretto contatto con la città, una piazza-cortile in relazione con piazza Duomo. Questo spazio raccoglierebbe tutte le funzioni di passaggio e di scambio tra i due edifici, in modo da attuare in ogni caso la ricomposizione dei due arengari in un unico organismo. In questo caso la fruizione museale delle sale del secondo Arengario avverrebbe dal basso verso l’alto. Il progetto propone quindi la riduzione delle barriere fisiche e la valorizzazione delle aiuole e delle aree verdi di piazza Diaz.

Entrambe le soluzioni proposte confermano il principio di valorizzare la distinzione tra i quattro piani destinati alle zone espositive e museografiche e gli spazi del basamento.

Il secondo Arengario

Per il secondo Arengario, il piano terra si configura come uno spazio in dialogo con via Marconi; nel porticato, dove resterà garantito il transito per i passeggeri che dal capolinea tranviario di via Dogana si dirigono in piazza del Duomo, troveranno spazio un bookshop aperto al pubblico e una caffetteria con tavolini, mentre nel mezzanino verrà realizzato un auditorium.

Museo del 900, Una delle sale del secondo Arengario
Una delle sale del secondo Arengario come previsto dal progetto vincitore (render, credits, Sonia Calzoni)

I piani museali, che si trovano su quattro livelli ricavati sopra lo spazio porticato, potranno così ospitare oltre un centinaio di opere, con un percorso museologico che proporrà nuove letture e confronti a partire dagli anni Ottanta fino alle esperienze più attuali.

Museo del 900, Una delle sale del secondo Arengario

Ai primi due livelli si trovano due sale equivalenti di circa 400 metri quadrati, che consentono anche di esporre opere di grandi dimensioni, allestire installazioni, realizzare performance. I due livelli superiori ospiteranno invece l’opera di un protagonista della scena artistica internazionale che si porrà in dialogo con la Sala Fontana del primo Arengario, anche per quanto riguarda lo scenario notturno.

Gli impianti

Dal punto di vista impiantistico, l’intervento, che prevede il completo rifacimento dei solai fuori terra ad eccezione del piano loggia, risponderà ai requisiti degli edifici a energia quasi zero ed è progettato per la certificazione Leed, anche attraverso l’allacciamento alla rete di teleriscaldamento. Al fine di garantire la miglior qualità dell’aria interna, il progetto prevederà l’immissione di adeguate portate di aria esterna, che saranno preventivamente filtrate e sanificate.

Come previsto dal bando, il progetto introduce trasformazioni nel museo del primo Arengario per le strutture di servizio quali guardaroba, servizi igienici, spogliatoi per il personale di sorveglianza al piano interrato, mentre viene aggiunto un laboratorio di conservazione delle opere in sostituzione delle sale conferenze e deposito. Al piano terra viene modificato l’ingresso alle sale dedicato alle mostre temporanee attraverso un collegamento più diretto, che facilita l’accesso dopo l’acquisto del biglietto.

L’ammontare delle opere è di 18,5 milioni di euro.

130 le proposte selezionate

Il progetto vincitore è stato selezionato tra le 130 proposte pervenute nell’ambito della procedura di concorso, in due gradi e in forma anonima, avviata con la piattaforma telematica Concorrimi.it, sviluppata dall’Ordine degli architetti della provincia di Milano insieme al Comune di Milano e all’Ordine provinciale degli ingegneri.

Al vincitore del concorso viene riconosciuto un premio di 60mila euro, al secondo di 12mila, al terzo di ottomila e ai successivi sette classificati verranno corrisposti quattromila euro ciascuno.

La donazione e le nuove collezioni

Il Museo del Novecento si amplierà anche grazie alla generosità di Giuseppina Antognini, presidente della Fondazione Pasquinelli, collezionista e mecenate milanese che ha voluto sostenere il progetto Novecentopiùcento con una donazione di cinque milioni di euro, destinati alla riqualificazione del secondo Arengario, e di un importante nucleo di opere fondamentali del primo Novecento, provenienti dalla collezione Giuseppina Antognini e Francesco Pasquinelli, il cui valore complessivo supera i 15 milioni di euro. Le opere, selezionate per integrarsi nel percorso del Museo del Novecento, andranno ad arricchire la collezione civica con nuovi capolavori realizzati da alcuni tra i maggiori artisti italiani del XX secolo.

Apre la sequenza l’opera Crepuscolo di Umberto Boccioni che ritrae Milano nel momento della sua pulsante crescita all’inizio del secolo scorso, seguito da tre tele futuriste: Paesaggio toscano di Severini, il celebre dipinto Velocità d’automobile e luci di Giacomo Balla e un ritratto di Mario Sironi, che andrà a dialogare con altre sue opere già presenti nelle sale civiche.

A concludere la raccolta è un’opera metafisica di De Chirico e un lavoro di Savinio del periodo francese, autore sinora non rappresentato all’interno delle collezioni del Museo.

La querelle Comune, Ordine, Soprintendenza

Con l’aggiudicazione si chiude la querelle che nei mesi scorsi, a bando aperto, aveva visti contrapposti la Soprintendente ai Beni architettonici, l’ordine degli Architetti e il comune di Milano circa la proposta di collegamento dei due arengari attraverso la una passerella aerea, espressamente prevista dal bando (la soprintendente, nel parere, aveva suggerito di optare per un collegamento sotterraneo, non escludendo, successivamente, la possibilità del ponte sospeso; nda).

Con questa nuova opera, Milano accresce la propria offerta culturale, dopo le recenti inaugurazioni del Museo nazionale della Resistenza, del Teatro Lirico e della nuova torre del Teatro alla Scala.



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