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L’edilizia ha bisogno di manodopera formata su lavoro e sicurezza. A questo lavora Formedil, ente di riferimento nazionale. La vice presidente, Barbara Cerutti, tratteggia il quadro della situazione Indice degli argomenti: Che momento vive il mondo dell’edilizia? E i giovani? Anche la sicurezza sul lavoro è un tema piuttosto delicato Quali possono essere le proposte di intervento per riqualificare il settore, fornendo risorse umane formate e qualificate Quali sono state le soluzioni di formazione proposte da Formedil nel periodo pandemico e quali in prospettiva? Il PNRR potrà essere utile a dare slancio all’esigenza di formazione in edilizia? La formazione in edilizia è fondamentale, contando il peso specifico che ha il comparto delle costruzioni e ristrutturazioni. È un mondo che sconta difficoltà forti, e urgenze inderogabili, tra le quali la scarsità di manodopera e di figure professionali. ANCE stima un fabbisogno di almeno 265mila unità tra operai, professionisti e tecnici specializzati, alla luce delle rinnovate necessità innescate dal PNRR, i cui interventi – ricorda la stessa Associazione nazionale dei costruttori edili – su un totale di 222 miliardi, impattano per ben 108 miliardi sul settore delle costruzioni, ovvero il 50%. D’altra parte, non si può dimenticare la necessaria formazione di manodopera per garantire una maggiore sicurezza sul lavoro. Ricordava di recente Alessandro Genovesi, segretario generale Fillea Cgil, che “nell’edilizia c’è un incidente mortale ogni tre giorni”. Come affrontare e tentare di risolvere la situazione? C’è bisogno, innanzitutto di lavoratori per soddisfare la richiesta crescente, ma al contempo c’è bisogno di personale formato e qualificato in modo appropriato. A questo proposito opera Formedil. L’ente nazionale per la formazione e l’addestramento professionale nell’edilizia ha una storia pluridecennale: è stato costituito nel 1980 da ANCE, Feneal Uil, Filca Cisl, Fillea Cgil, ovvero le Associazioni firmatarie del Contratto collettivo nazionale di lavoro edilizia industria, negli anni ha contribuito ad avviare iniziative e corsi professionali e di aggiornamento cui hanno partecipato centinaia di migliaia di lavoratori. Solo nel 2020 Formedil ha formato 143.252 allievi attraverso i 12.845 corsi erogati dai 119 enti partecipanti e nel corso degli ultimi dieci anni quasi un milione e mezzo di allievi sono stati formati. Molti (più di 32mila) gli allievi che hanno sostenuto un corso di aggiornamento su obblighi di legge, ancor di più oltre 38mila- quelli che si sono formati su sicurezza e adempimenti. «La formazione è l’elemento centrale sia per introdurre i giovani nel mondo del lavoro sia per portare avanti un percorso qualificante durante il corso di tutta la vita lavorativa e utile per costituire figure sempre più competenti e specializzate», afferma Barbara Cerutti, vicepresidente Formedil. A lei domandiamo quale sia lo stato dell’arte del settore. Che momento vive il mondo dell’edilizia? Oggi in Italia facciamo fatica a parlare di industria delle costruzioni. Questo lo si deve a una serie di fattori concomitanti, su tutte la crisi decennale che ha sortito un effetto devastante. Nella fase più dura, ovvero tra il 2000 e il 2005, molta manodopera edile ha abbandonato il settore per cercare altrove una collocazione lavorativa e non è più tornata. Oggi l’età media della manodopera specializzata si assesta tra i 55 anni e l’età pensionabile e la loro quota non è sufficiente a soddisfare i bisogni del settore. Lo stesso problema lo si riscontra anche per quanto riguarda figure addette alla progettazione e all’ingegneria, ai tecnici di cantiere, oggi pressoché introvabili sul mercato. E i giovani? È un altro tema molto delicato. Se negli anni scorsi si contava su una massiccia presenza di studenti formati e pronti per il mercato del lavoro nelle scuole edili, specie quelle presenti nei poli “storici” dell’edilizia quali Bergamo e Brescia, oggi si fa fatica a reperire allievi del triennio post obbligo scolastico che frequentino corsi nelle scuole edili. Il mondo delle costruzioni non viene più considerato attrattivo, vuoi per la “scarsa trasparenza” trasmessa da vicende di cronaca venute alla ribalta nel corso degli ultimi trent’anni, vuoi perché è considerato un lavoro faticoso e non debitamente retribuito. A differenza di altri Paesi in primis la Germania, il nostro Paese non ha dato adeguato valore e supporto a una formazione professionale davvero qualificante. Ci siamo forse dimenticati di essere un Paese a trazione industriale e oggi lo scontiamo. Tanto che se fino a quattro anni fa si segnalava il rischio di non avere le imprese per realizzare i lavori infrastrutturali, oggi si sconta sì una drastica riduzione del numero di imprese debitamente strutturate, ma il problema più sentito è dove reperire manodopera. La situazione è drammatica. Anche la sicurezza sul lavoro è un tema piuttosto delicato, conferma? È un fattore molto preoccupante. Stante la mancanza di un reale sistema di qualificazione d’impresa in Italia, in una situazione di mercato come quella che si vive oggi in cui c’è una più forte domanda di lavoro rispetto all’offerta di manodopera formata, è più forte il rischio di assistere alla nascita di nuove imprese che assumano persone non formate né qualificate con le conseguenze devastanti in termini di indici di infortuni e di mortalità decisamente più elevati. Formedil ha avviato da tempo anche di concerto con INAIL, un percorso per implementare progetti in sinergia con le imprese per cercare di prevenire il più possibile il rischio di infortuni e far crescere la cultura della sicurezza. Quale vicepresidente di Formedil, quali possono essere le proposte di intervento per riqualificare un settore, fornendo risorse umane formate e qualificate? Il sistema edile, di cui Formedil è parte integrante, è pronto a rispondere alle esigenze del mercato. Si sono fatti molti progressi sia nell’interlocuzione con i Paesi UE sia nello sviluppo di progetti riguardanti la profilazione di figure professionali che andassero nella direzione di un’industria delle costruzioni. Quindi, siamo pronti a formare lavoratori specializzati. Ma ribadisco: il problema è reperire persone desiderose di entrare nel settore dell’edilizia. Se una volta, era possibile trovare manodopera anche in altri Paesi, oggi – complice la fase pandemica –in svariati contesti europei l’economia è ripartita proprio dal comparto delle costruzioni. Giusto per fare un esempio: se negli anni scorsi in Romania la manodopera locale era emigrata all’estero (anche in Italia) per lavorare, oggi è rientrata nel proprio Paese perché ci sono le condizioni favorevoli per farlo. Oggi credo che il tema fondamentale sia rendere l’edilizia attraente per i giovani e non. È un tema che riguarda le parti sociali, ma anche le istituzioni devono fare la propria parte. Quali sono state le soluzioni di formazione proposte da Formedil nel periodo pandemico e quali in prospettiva? Alla ripresa dalla fase pandemica più critica abbiamo cercato di mantenere l’offerta formativa nelle modalità concesse, per lo più a distanza, promuovendo le tematiche più richieste dalle imprese edili, ovvero quelle legate al Superbonus 110%. Oggi stiamo facendo una programmazione, anche in sinergia con le imprese, che sia capace di anticipare le richieste di manodopera formata anche su progetti specifici. A questo riguardo, considerando anche la realizzazione di grandi opere infrastrutturali nazionali, le più importanti realtà si sono rivolte all’Ente per progetti preventivi di formazione funzionali all’assunzione. Oltre alle tematiche di carattere nazionale, avviamo corsi anche sulla base delle richieste specialistiche che emergono a livello territoriale. Il PNRR potrà essere utile a dare slancio all’esigenza di formazione in edilizia? Dovrà esserlo. Ci stiamo muovendo a livello istituzionale, consapevoli che la formazione professionale sia un tema di materia concorrente Stato-Regioni. Stiamo cercando di avere delle interlocuzioni in materia anche con associazioni ed enti per stimolare questo argomento cruciale: tra queste, segnalo l’avvio del dialogo con ANPAL – Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro. Col PNRR non ci saranno problemi di investimenti, tutt’altro, quanto – ribadisco – di reperimento della manodopera. Su più tavoli si sta sollecitando il Governo per svolgere un lavoro sinergico che consenta di godere di fondi legati allo sviluppo del PNRR finalizzati a formare manodopera qualificata che mai come ora è essenziale per soddisfare gli interventi che partiranno grazie agli investimenti. L’edilizia deve tornare a essere un settore attrattivo e ha ragioni per esserlo. Consideriamo che il livello di evoluzione tecnologica anche all’interno dell’edilizia è tale da consentire di svolgere mansioni gratificanti e interessanti per i giovani, oltre che ben retribuite. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento