Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Costruire in alta montagna è operazione complessa: i mesi di lavoro sono ridotti per via delle temperature. Servono tecnologie costruttive prefabbricate per accelerare i tempi di costruzione. Ecco il racconto di una realizzazione che propone una buona architettura alpina. Il progetto è dello studio Bettiol Architecture di Aosta A cura di: Pietro Mezzi Indice degli argomenti Toggle Demolizione ricostruzioneLe tecnologie costruttiveLa progettazione degli spazi Nonostante i lavori di realizzazione dello chalet Abri des skieurs, in Val d’Aosta, siano conclusi ormai da qualche tempo, l’interesse per un’abitazione costruita in alta montagna rimangono tutti e meritano di essere raccontati. “Costruire a queste quote – ammette Mariapia Bettiol, dello studio Bettiol Architecture di Aosta, che ha progettato lo chalet per una committenza privata – significa operare con vincoli stringenti. Vuol dire dover lavorare su più stagionalità: in alta montagna i cantieri possono iniziare a metà maggio e devono concludersi a novembre, oltre non si può andare. Per cui, necessariamente, abbiamo dovuto organizzare i lavori su due stagioni. Secondo, lavorare a quest’altezza, impone di fare le cose bene, ma in tempi rapidi. Ecco spiegato il motivo per cui siamo ricorsi alla produzione off-site, in stabilimento, di tutte le parti strutturali e di tamponamento. Il cantiere è diventato il luogo di montaggio di strutture e tamponamenti. Il terzo vincolo, questo dovuto alla localizzazione dell’abitazione nei pressi del passaggio della funivia che porta a Plan Mason, ha voluto dire prestare molta attenzione all’insonorizzazione della casa”. Demolizione ricostruzione La ristrutturazione ha previsto la demolizione, con ampliamento, della casa esistente, in origine denominata “La casetta”, e la successiva ricostruzione, migliorandone la qualità architettonica e le prestazioni energetiche (ora l’edificio è in classe energetica A+). La struttura portante è mista: legno e acciaio Le tecnologie costruttive Dal punto di vista costruttivo, la scelta progettuale ha imposto la realizzazione di strutture portanti prefabbricate in legno di larice, coadiuvate, in alcuni punti, da elementi verticali in acciaio. “La scelta della prefabbricazione in stabilimento – spiega Bettiol – è stata dettata dalla necessità di rispettare i tempi di lavorazione in alta quota. Anche i tamponamenti esterni sono stati realizzati in fabbrica e montati in cantiere. Sono tamponamenti sandwich, con isolamento interno ed esterno, che permettono il passaggio degli impianti. I divisori sono stati realizzati in pannelli di fibrogesso. La parte interrata è stata invece realizzata in cemento armato. Per quanto riguarda le finiture interne, si è optato per tavolati di larice lasciati a vista, così come i pavimenti, fatta eccezione per l’ingresso e la cucina, le cui finiture, per ragioni funzionali, sono state realizzate con una pietra grezza spazzolata”. La progettazione degli spazi Leitmotiv del progetto è stato la ricerca di un’articolazione spaziale, nel tentativo di ampliare il più possibile l’edificio, riarmonizzando le proporzioni di un fabbricato che altrimenti sarebbe parso alto e stretto, date le caratteristiche originarie. Il living dello chalet Lo chalet è di tre piani fuori terra, un piano interrato e una soffitta non abitabile, necessaria però a movimentare i volumi dell’edificio e a diffondere una luce zenitale al suo interno. Fulcro del progetto è, al piano terreno, l’ampia zona giorno, parzialmente a doppia altezza, comprendente il living, la zona pranzo, un angolo camino e l’angolo pianoforte. Si tratta di un primo volume identificabile dall’esterno dall’ampio curtain wall frontale, incorniciato agli angoli da due paraste di pietra e sormontato dall’imponente capriata in facciata, e da altrettante grandi vetrate sui due lati. Una zona relax dell’abitazione Questa soluzione permette di individuare un volume di vetro e legno, appoggiato su un basamento di pietra, sovrastato dalla tipica copertura in lose. Sempre al piano terreno ha preso corpo la cucina, da cui è possibile accedere alla veranda estiva esterna, esposta a Est, mentre sul lato Ovest un’ulteriore copertura trilitica incornicia l’ingresso. L’angolo soggiorno Con lo scopo di offrire un carattere di fluidità alla nuova abitazione, tra il piano di arrivo carrabile e l’ingresso, così come tra quest’ultimo e il salone, è stato creato un dislivello di 45 centimetri, superato con tre gradini. Al piano interrato sono localizzate le funzioni cosiddette passeggere, ovvero l’autorimessa, che attraverso un disimpegno porta allo spogliatoio del personale e al relativo servizio, la stireria, la lavanderia e la dispensa con cella frigorifera. Sempre nel cantinato è stata realizzata la cantina dei vini, un deposito della legna, lo spogliatoio per il dopo sci, con accesso diretto ski-in/ski-out, e, infine, la centrale termica alimentata a pellets, con ingresso indipendente. Il secondo volume dell’abitazione è al primo piano ed è costituito dalla zona notte, che è sviluppata su due piani e circondata su ogni lato da una balconata in legno grezzo che contribuisce ad ampliarne il profilo ed è scandita verticalmente da pilastrini binati che ne definiscono il ritmo di facciata. La balconata in legno grezzo Sempre a questo piano sono state realizzate le camere dei figli: una camera singola con bagno e due camere singole con il bagno al piano. È stato inoltre realizzato un soppalco di dimensioni contenute destinato ad angolo tv, che sfrutta lo spazio del sottotetto della zona giorno: l’ambiente è stato chiuso da un cristallo a tutta altezza per isolare acusticamente le attività del piano terra e rendere compatto il volume che, all’interno dell’edificio, aggetta sul soggiorno. Vista da uno dei bagni dello chalet Il secondo e ultimo piano della residenza ospita la zona notte padronale: attraverso un ampio disimpegno, per mezzo di una libreria e una chaise long alle spalle della vetrata che affaccia sulla valle, è stato creato un angolo lettura che precede la stanza da letto, arricchita, quest’ultima, da un salottino e dalla relativa cabina armadio che funge da antibagno per il bagno padronale attiguo. La scala distributiva dell’edificio costituisce il terzo volume dello chalet, che tiene uniti i tre piani della villa: dall’interrato sino alla soffitta non abitabile, la quale, esternamente, culmina con una torretta vetrata che diffonde una luce zenitale omogenea andando a creare un camino di luce all’interno dell’abitazione. Fasi costruttive delle strutture e dei tamponamenti Il riscaldamento è a pannelli radianti a pavimento Scheda Progetto Chalet Abri des skieurs Località: Valle d’Aosta Committente: privato Progettazione architettonica: Bettiol Architecture General contractor: Chenevier Strutture in legno: Chenevier Impianti: Aimar Valore delle opere: 2,5 milioni di euro Consiglia questo progetto ai tuoi amici Commenta questo progetto