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A cura di: Raffaella Capritti Da sinistra Maurizio Marchesini , Giuseppe Lorubio e Gherardo Magri Indice degli argomenti Toggle Una decade decisiva per la transizione energeticaIl futuro delle detrazioniPompe di calore ma anche sistemi ibridiVerso l’elettrificazione, con progettualitàIl ruolo centrale della formazione La sede di Vaillant Milano, azienda che quest’anno festeggia i suoi 150 anni, ha ospitato un importante convegno in cui l’AD di Vaillant Gherardo Magri e i Presidenti di Assotermica Giuseppe Lorubio e Maurizio Marchesini di Assoclima – federate ANIMA Confindustria – si sono confrontati sul futuro del settore della climatizzazione in Italia, considerando tecnologia, normativa e obiettivi climatici da raggiungere. Due mondi, quello del riscaldamento e del raffrescamento, un tempo distinti e oggi sempre più vicini e capaci di collaborare verso un comune obiettivo. Una decade decisiva per la transizione energetica Quella della termoidraulica è una filiera di eccellenza, ha sottolineato Federico Musazzi, Segretario Generale ANIMA/Assoclima, e vale circa un terzo dell’intero mondo delle costruzioni. Entro il 2030 il mondo è chiamato a rispettare obiettivi sfidanti su taglio delle emissioni, utilizzo razionale dell’energia, risparmio energetico e aumento delle fonti rinnovabili. Per raggiungerli sono state definite una serie di direttive che intervengono sul mondo dell’edilizia e ridisegnano il settore energetico e tutte le sue componenti tra cui, naturalmente, quello dell’impiantistica che vanta alte potenzialità per raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione. Come sappiamo il mondo degli edifici è particolarmente energivoro: è infatti responsabile del 40% dell’energia complessivamente utilizzata in Europa, del 36% delle emissioni di gas serra e del 50% delle estrazioni di materie prime; inoltre l’80% dei consumi degli edifici sono dovuti a riscaldamento, raffrescamento e consumi di ACS. A ciò si aggiunge che il nostro patrimonio edilizio è datato e da riqualificare e gli impianti, ancora una volta, saranno protagonisti di questi interventi. Infine, anche il PNIEC riserva un’attenzione particolare a edifici e impianti. Le Leggi Europee sono chiare, più incertezza c’è su come queste vengono declinate a livello nazionale. “Il nostro Paese rischia di farne le spese”, ha dichiarato Gherardo Magri, AD di Vaillant Italia, esprimendo l’urgenza di un dialogo chiaro con il governo. Il futuro delle detrazioni Un tema centrale è quello del sostegno del Governo agli interventi di riqualificazione di edifici e impianti. La Legge di Bilancio (che comprende oltre 140 articoli), recentemente approvata alla Camera, interviene nell’articolo 8 su Bonus Casa ed Ecobonus: il primo viene confermato per tutto il 2025 al 50% solo per le prime case, il secondo, sempre per le prime case passa dal 65% al 50%. Per le seconde case la percentuale scende al 36%. Gherardo Magri ha definito il documento di Bilancio “ampiamente deludente: dopo aver lavorato per mesi con le varie associazioni, esperti e gruppi di lavoro, proponendo pacchetti di incentivi intelligenti che garantiscano la premialità per le tecnologie che aiutano a centrare gli obiettivi europei, siamo stati del tutto inascoltati. C’è stata una totale frenata e tutte le tecnologie sono state trattate nello stesso modo“. Gherardo Magri Insomma, dopo il Superbonus che era difficilmente sostenibile e in qualche modo ha drogato il settore, ora viene proposta una Manovra in cui manca una visione a medio-lungo termine, considerando soprattutto gli obiettivi climatici che siamo chiamati a rispettare, in cui gli esperti non sono assolutamente stati ascoltati e nella quale le varie tecnologie (gas – elettrico) sono state livellate e trattate nello stesso modo. Critiche anche dal presidente di Assotermica Giuseppe Lorubio che conferma che gli operatori del settore, ma anche gli Enti (come Enea, Arera, RSE) non siano stati ascoltati e sottolinea che la Manovra non è in linea con quanto previsto dal PNIEC e dalle Direttive Europee. “Come Federazione Anima cercheremo di spingere per un miglioramento, sia per quanto riguarda la riduzione dell’aliquota che su un orizzonte temporale evolutivo da qui al 2030”. Maurizio Marchesini Presidente di Assoclima si è soffermato in particolare sul ruolo della pompa di calore che, anche la Commissione Europea considera come lo strumento principale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione soprattutto nell’ambito residenziale e che, in questa Finanziaria “che ha scontentato tutti”, è stata equiparata a tutte le altre tecnologie. Secondo Marchesini, inoltre, stiamo dando un messaggio sbagliato all’Europa: le PdC sono coerenti con le 3 leve del pacchetto Fit for 55%: efficientamento, elettrificazione ed energie rinnovabili e l’industria europea e quella italiana sono delle eccellenze, aspetto che non è stato tenuto in considerazione nella legge di Bilancio. “Al di là della aliquota, mi preoccupa il messaggio che esce da questa Manovra: banalmente il cambio della doccia è equiparato all’efficientamento energetico del quale abbiamo parlato negli ultimi tre anni e tutte le tecnologie sono appiattite”. A proposito di pompe di calore Gherardo Magri ha sottolineato che Vaillant sta sostenendo investimenti molto importanti a supporto di questa tecnologia: lo scorso anno è stato inaugurato in Slovacchia uno stabilimento da 300 mila PdC. L’Europa è un’eccellenza ma i paesi asiatici stanno facendo passi in avanti, “l’Unione Europea deve aiutare queste industrie a sostenersi con politiche di medio-lungo periodo”. Il presidente di Assoclima, Maurizio Marchesini, ha posto l’accento sul ruolo strategico delle pompe di calore elettriche nel raggiungimento degli obiettivi PNIEC e ha sottolineato l’importanza di ridurre i costi di gestione di questa tecnologia. “Il nostro messaggio ai legislatori è chiaro: bisogna intervenire sul divario di prezzo tra gas e energia elettrica, incentivando le fonti rinnovabili. Senza una politica a supporto, il rischio è che il mercato italiano si trovi in una posizione di debolezza rispetto alla concorrenza extraeuropea”. Pompe di calore ma anche sistemi ibridi La transizione è fondamentale ma non si può prescindere dalla capienza fiscale media del cittadino italiano. Lo stesso Lorubio ha riportato i dati di una recente ricerca di mercato fatta con la filiera del gas che conferma che è bene sostenere un approccio multi-tech che comprenda le PdC, ma anche i sistemi ibridi: il 30% della popolazione italiana che ha più di 60 anni, vive in case vecchie ed energivore ma ha una limitata capacità di spesa. Il 70% delle famiglie italiane dichiarano un reddito sotto i 40.000. “Manca uno strumento efficace che possa fungere da volano”. Pensiamo a questo proposito a quanto abbiano ben funzionato gli strumenti di cessione del credito e sconto in fattura a sostegno degli interventi di riqualificazione da parte di molte famiglie che altrimenti avrebbero scelto soluzioni più economiche e meno performanti. Ricordiamo, inoltre, che la direttiva “Case Green” – prevede il divieto, a partire dal 2025, di incentivare l’installazione di caldaie a combustibili fossili, a meno che non facciano parte di sistemi ibridi. Tuttavia, come evidenziato da Giuseppe Lorubio, “in Italia la caldaia rimane l’unica tecnologia in grado di rispondere ai requisiti di risparmio energetico previsti dalle normative UE.” Una messa al bando delle caldaie non è quindi percorribile a breve termine: il settore auspica piuttosto un approccio multitecnologico, che affianchi la diffusione delle pompe di calore e altre soluzioni di riscaldamento sostenibili. Verso l’elettrificazione, con progettualità Tutti d’accordo nel dire che, coerentemente con le politiche europee, anche l’Italia debba fare concreti passi avanti nell’elettrificazione, ma servono coerenza e progettualità. Gli edifici in Italia sono “colabrodo”, ma i costi iniziali per passare all’elettrificazione degli impianti sono, come abbiamo già detto, spesso difficilmente sostenibili per i cittadini. Inoltre l’energia è ancora cara rispetto al gas e anche in questo caso vanno pensati degli interventi. Con il Clean Industrial Deal, l’Europa punta a delineare una strada precisa per il settore. Tuttavia, la strategia italiana deve bilanciare l’investimento nell’elettrificazione con le esigenze dei cittadini e con la realtà di un patrimonio edilizio in gran parte obsoleto. Ad oggi, un edificio su due in Italia rientra nelle classi energetiche più basse (F e G1), rendendo indispensabile una transizione graduale e sostenibile. L’Europa ha fissato target precisi e ambiziosi ma bisogna anche pensare che i Paesi del Vecchio Continente hanno caratteristiche molto diverse: un conto è pensare di elettrificare il Bel Paese con 58 milioni di abitanti e che si caratterizza per le città d’arte e i palazzi storici nei quali si deve intervenire con cautela e rispetto; altro discorso vale per i Paesi nordici nei quali l’elettrificazione è molto spinta; pensiamo per esempio alla Danimarca che ha specificità architettoniche molto diverse e 5 milioni di abitanti. Il ruolo centrale della formazione C’è una questione fondamentale per la diffusione di nuove tecnologie, che è quella della formazione: attualmente nel nostro Paese il 90% delle imprese del comparto idraulico è composto da 2 a un massimo di 10 persone, che tendenzialmente si fidano degli impianti che conoscono, quindi banalmente cambiano la vecchia caldaia a gas con una soluzione più simile possibile. Queste imprese vanno accompagnate a cogliere l’opportunità offerta dalla transizione, considerando gli aggiornamenti necessari non solo delle tecnologie, ma anche per esempio dei nuovi gas refrigeranti. Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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