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“Il panorama decisamente poco rassicurante dell’economia non solo italiana ma europea conferma e rafforza il ruolo fondamentale delle costruzioni per lo sviluppo del Paese” (…) “Le costruzioni sfuggono alle logiche della globalizzazione, non dipendono dalle fortune dell’euro, non soffrono delle ricorrenti crisi mondiali- ha dichiarato De Albertis- e soprattutto non distruggono ma creano occupazione”. Per il presidente dei costruttori, il settore è capace di andare decisamente “in controtendenza” in uno scenario di involuzione del sistema produttivo, se non addirittura “di declino”. Queste alcune delle dichiarazioni contenute nell’interverto che il presidente dell’Ance Claudio de Albertis, appena ricobnfermato alla presidenza per il triennio triennio 2003-2006 (insieme ai vicepresidenti), ha tenuto in occasione dell’assemblea annuale dell’Associazione. Presenti all’incontro anche il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, il ministro per gli Affari regionali Enrico La Loggia, i viceministri delle Infrastrutture Ugo Martinat e Mario Tassone e il sottosegretario al Lavoro Maurizio Sacconi. Per superare il rischio di stallo, il presidente dell’Ance ha proposto a politici, opinione pubblica, consumatori, a tutte le categorie imprenditoriali e al mondo del lavoro “una nuova alleanza per una strategia di vera modernizzazione del Paese, che faccia superare contrapposizioni, diffidenze e prevenzioni ideologiche”. Un’alleanza indispensabile per superare il rischio di stallo che corre l’Italia, prigioniera di un pesante deficit di innovazione logistica. E proprio sul terreno delle infrastrutture l`Ance ha chiesto al Governo una decisa virata. “Accanto ad innovazioni obiettivamente importanti- ha puntualizzato infatti De Albertis- permangono anomalie di un mercato ancora poco efficiente e poco competitivo”. Le preoccupazioni dell’Ance hanno investito il contesto istituzionale, normativo e finanziario. “All’esigenza di riconoscere e tutelare le specificità locali- ha denunciato De Albertis- sono state date risposte spesso incomplete e confuse, che hanno portato alla ribalta le contraddizioni di un federalismo che sconta gli oggettivi divari sociali ed economici esistenti tra le diverse aree del Paese”. Molte delle riforme annunciate e delle conseguenti normative sono, secondo l’Ance, rimaste solo sulla carta, lasciando campo libero alle diverse interpretazioni regionali. Una situazione che rende concreto il rischio che i conflitti di competenza e la nascita di tanti piccoli mercati ostacolino il diritto dell`impresa a lavorare su tutto il territorio nazionale in condizioni di libera concorrenza e di uniformità delle regole. Sul fronte dei finanziamenti, ha dichiarato con forza de Albertis, sentiamo la forte esigenza di un chiarimento sulla reale disponibilità e ripartizione delle risorse. L’Ance ha espresso la preocupazione che l’impegno del governo per il rilancio delle opere pubbliche non sia coerente con l`effettiva disponibilità di fondi nel bilancio dello Stato. Sul fronte delle opere della Legge Obiettivo, ha spiegato il presidente dei costruttori, per il triennio 2002-2004 restano da reperire 6.000 milioni di euro, e anche considerando tutte le risorse assegnate, sino ad ora risulta disponibile appena il 29% del fabbisogno. “Questa partita si può giocare anche allentando il Patto di stabilità”, ha chiesto De Albertis parlando alle forze politiche presenti all’assemblea. Ma l’allarme dei costruttori ha riguardato anche altri pesanti interrogativi che gravano sul futuro del mercato delle opere pubbliche. In particolare la tendenza “gigantismo” degli appalti, che penalizza la maggior parte del sistema delle costruzioni, e le strategie adottate dalla Consip, che predispone convenzioni per la fornitura di global service a intere categorie di immobili di cui non si conoscono di fatto le condizioni. Una grave distorsione del mercato è anche quella causata dal fenomeno dei lavori “in house”. “Lavori realizzati in proprio da società che spesso godono di una posizione monopolistica, ha spiegato De Albertis, e che grazie a un incerto assetto legislativo tendono a superare i propri compiti e ad inserirsi nel nostro settore. Si tratta di fenomeni da cui emergono tentazioni centraliste-dirigistiche, ha continuato il presidente dell’Ance, in netto contrasto con i valori liberali di questa maggioranza di governo. Operazioni non solo di dubbia convenienza economica, ma che ignorano le peculiarita` strutturali del nostro sistema produttivo”. Sul fronte della casa la relazione di De Albertis ha puntato l`attenzione sulla crescente porzione di domanda insoddisfatta (68% secondo l`Istat), che si sta riflettendo sui prezzi in costante aumento. “Il rischio, se l`offerta di immobili non aumenterà, è che la spirale dei costi venga ulteriormente spinta verso l`alto, impedendo a fasce sempre più ampie di popolazione l’accesso al mercato della casa”. In questo scenario si innesta negativamente la questione della modestissima quantita` di abitazioni costruite per essere destinate alla locazione (9%). Incentivare questo comparto, puntando sulla leva fiscale e in particolare rendendo strutturali benefici che hanno dato risultati positivi (36%, Tremonti bis, detassazioni sui trasferimenti di aree e fabbricati e delle plusvalenze immobiliari) diventa quindi, secondo l`Ance, una priorita` di politica industriale e sociale. Nel corso dell’assemblea è stato inoltre più volte sottolineato che, in controtendenza con quello che è accaduto nei più importanti settori industriali, l’occupazione nell’edilizia è aumentata negli ultimi due anni di ben 130.000 unità. “Se siamo ancora lontani da un modello di mercato del lavoro ideale riconosciamo comunque di aver ottenuto molto” ha evidenziato De Albertis, ricordando che la stessa legge delega recepisce gli orientamenti sui quali l`Ance si e` molto impegnata. “Il nostro obiettivo è ora quello di aumentare la flessibilità nell’impiego di manodopera, per smantellare rigidità e vincoli e continuare nella nostra battaglia contro il lavoro sommerso”. “Il Governo sta lavorando, sta facendo la sua parte su tutti i fronti” ha dichiarato il ministro delle Infrastrutture Lunardi nel suo intervento all’assemblea dell’Ance. Sul terreno delle opere pubbliche in particolare, ha detto Lunardi, sono stati attivati lavori per oltre 32mila milioni di euro e “cantierati” interventi per 6mila milioni di euro. “Nella prossima finanziaria contiamo di poter gestire risorse per 4,5 miliardi di euro” ha aggiunto, sottolineando la volontà dell’attuale legislatura di ridare al Paese l’orgoglio di “fare” per creare un processo organico di infrastrutturazione e sviluppo. “Vogliamo dare certezze non solo alle grandi imprese che si occupano di opere strategiche- ha concluso il ministro delle Infrastrutture- ma soprattutto a quelle piccole e medie che realizzano le opere ordinarie, indispensabili per farci recuperare un gap che dura da 50 anni”. Fonte: Ance Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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