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I dati emersi dall’indagine indicano per il 2008 una riduzione degli investimenti in costruzioni in Italia pari a -2,3% in termini reali rispetto all’anno precedente. Il 2009 si annuncia un anno in forte calo: le stime Ance mettono in luce una riduzione dei livelli produttivi nazionali del settore del 6,8% in termini reali. L’acuirsi della crisi economica e finanziaria e le vicende susseguitesi negli ultimi mesi, evidenziano, infatti, un quadro del mercato in Italia in forte peggioramento rispetto alle precedenti previsioni. Questa flessione coinvolge tutti i comparti di attività: -9,2% per la nuova edilizia abitativa, -7,3% per le opere pubbliche, -7,0% per le costruzioni non residenziali private e -4,0% per gli interventi di manutenzione delle abitazioni. Complessivamente, nel biennio 2008-2009 il calo degli investimenti in costruzioni è stimabile nell’8,9%. La crisi si manifesta con maggiore intensità nel nord del Paese, in particolare nel Nord-Est (in Veneto, nel periodo 2007-2009, si stima una flessione degli investimenti in costruzioni del 14,6%), mentre nel sud i livelli produttivi scendono meno rapidamente. In questo quadro negativo, soprattutto per le Regioni settentrionali, la Lombardia risente della crisi ma continua ad essere un punto di riferimento, soprattutto rispetto a Emilia Romagna e Veneto. In Lombardia In Lombardia il settore delle costruzioni offre un contributo rilevante al sistema economico della regione in termini di investimenti (7,8% del Pil regionale) e di occupazione (7,5% degli occupati nei settori economici). Dal 1998 al 2007, inoltre, gli investimenti in costruzioni in Lombardia sono aumentati del 26,3%, rispetto alla crescita del 17,2% del prodotto interno lordo della Regione. Nel 2008 si interrompe questa fase di crescita: gli investimenti in costruzioni nel 2008, pari a 25.454 milioni di euro secondo le valutazioni di Ance-Ance Lombardia, registrano una flessione dell’1,1% in termini reali rispetto al 2007, che si confronta con la riduzione del 2,3% stimata a livello nazionale, del 2,4% dell’Emilia-Romagna e del 4,5% del Veneto. L’impatto negativo della crisi sull’economia reale nel mondo delle costruzioni si manifesta attraverso flessioni dei livelli produttivi più elevate di quelle che erano state previste: le maggiori difficoltà si riscontrano nel comparto delle opere pubbliche che registra una perdita produttiva del 2,9% rispetto al 2007. Segnali negativi emergono anche per la nuova edilizia abitativa (-1,0%) e per le costruzioni non residenziali private (-1,0%). Più contenuta la diminuzione registrata nel comparto degli interventi di manutenzione straordinaria e recupero sullo stock abitativo esistente, in cui si rileva un lieve calo tendenziale dello 0,4%. Per il 2009 i risultati dell’indagine evidenziano una flessione dei livelli produttivi del settore delle costruzioni del 4,8% in termini reali. Un calo più contenuto di quello previsto nella media nazionale (-6,8%), in Veneto (-9,6%) e in Emilia-Romagna (-8,1%). Le valutazioni espresse dalle imprese di costruzioni lombarde indicano un ridimensionamento dell’attività produttiva in ogni comparto: -6,2% per le opere pubbliche, -5,5% per le costruzioni non residenziali private, -4,5% per la nuova edilizia abitativa e -3,7% per gli interventi di manutenzione delle abitazioni. Complessivamente nel biennio 2008-2009 il calo degli investimenti in costruzioni in Lombardia è stimabile nel 5,9%. Anche in questo caso, la flessione dei livelli produttivi nella Regione si manifesta con minore intensità rispetto, ad esempio, a quanto si stima per l’Emilia-Romagna (-10,3%) e per il Veneto, che nel triennio 2007-2009 ha subito un calo del 14,6%. L’occupazione Un importante indicatore dell’impatto della crisi sull’economia reale è il calo dei livelli occupazionali: nel 2009 le imprese prevedono un calo dei livelli occupazionali settoriali del 6,5%, pari a circa 130.000 posti di lavoro in meno. Se sommiamo anche l’indotto e la perdita di posti di lavoro negli ultimi mesi del 2008, la stima complessiva è pari a 250.000 occupati in meno. In Lombardia Le aspettative delle imprese in Lombardia sono orientate verso una flessione dei livelli occupazionali stimabile nel 5,1% (-1,1% nel 2008). Il credito Negli ultimi mesi, le imprese hanno verificato gli effetti della stretta creditizia e del calo della fiducia delle famiglie e delle imprese. Allarmanti i dati di un’indagine specifica condotta da Ance nel dicembre 2008: oltre la metà delle imprese del campione nazionale (54,4% del totale) ha sperimentato maggiori difficoltà di accesso al credito. In particolare il 56% del campione di imprese associate denuncia un allungamento dei tempi di istruttoria, il 55% un aumento dello spread praticato, il 46% una richiesta di garanzie aggiuntive, il 36,7% una riduzione della quota di finanziamento sull’importo totale dell’intervento. Molte imprese di costruzioni sono, quindi, costrette a rimandare o a rinunciare all’avvio di nuovi interventi di costruzione di iniziativa privata. In Lombardia In Lombardia questo fenomeno ha dimensioni ancora più significative: il 62% degli imprenditori intervistati ha evidenziato problemi nel sottoscrivere nuovi finanziamenti (a settembre 2008 erano il 35,1%). Il 59,1% denuncia un allungamento dei tempi di istruttoria, il 54,5% un aumento dello spread praticato, il 54,5% una richiesta di garanzie aggiuntive, il 38,6% una riduzione della quota di finanziamento sull’importo totale dell’intervento (Loan to Value – LTV). Un ultimo dato può fare capire il grado di difficoltà in cui si trovano ad operare le imprese: il 18,2% ha ricevuto la richiesta di rientro dai finanziamenti erogati da parte dell’istituto di credito con cui intrattengono i rapporti. Tutte queste pratiche hanno come risultato di variare in maniera decisiva la redditività dell’operazione di investimento: in molti casi gli imprenditori hanno denunciato che la variazione sensibile di queste condizioni mina l’equilibrio economico-finanziario del business plan, rendendo impraticabile l’investimento. Le imprese hanno evidenziato anche il forte scetticismo da parte delle banche a finanziare nuove operazioni, perché il rischio percepito nei confronti del settore delle costruzioni è elevato. I dati di Banca Italia indicano che la stretta più forte sta avvenendo proprio ai danni delle PMI e delle famiglie, che si trovano in netta difficoltà soprattutto per i mutui sulla prima casa. La diminuzione di credito erogato e l’aumento degli spread praticati non ha permesso, infatti, alla famiglie e alle imprese di poter beneficiare del sensibile abbassamento dei tassi interbancari. “Di fronte a questa situazione di crisi – ha commentato Luigi Colombo, presidente Ance Lombardia – ci stiamo impegnando su molti fronti, in particolare come Associazione nazionale stiamo dialogando con il Governo a cui abbiamo chiesto di destinare una parte delle risorse, non ancora attribuite a specifici interventi infrastrutturali, al finanziamento di un programma di opere medio-piccole”. “Quanto al Piano Casa regionale, abbiamo grandi aspettative al riguardo. Condividiamo le scelte strategiche che puntano a migliorare i livelli di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale, ma ci auguriamo che il provvedimento che la Regione Lombardia emanerà a breve possa, anzitutto, prevedere un ambito di applicazione il più ampio possibile; se fosse limitato al solo comparto residenziale, infatti, gli effetti di rilancio del settore che il Governo e le Regioni intendono perseguire, sarebbero molto contenuti. E’assolutamente necessario che il Piano possa essere applicato anche agli ambiti produttivo e terziario”. Per ulteriori informazioni www.ance.it Consiglia questa notizia ai tuoi amici Commenta questa notizia
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