Agrivoltaico avanzato: le opportunità, i tempi, gli incentivi e l’obiettivo 2026

Col Decreto pubblicato, l’agrivoltaico innovativo è partito e, con lui, una nuova era per l’agricoltura italiana. Le potenzialità offerte, le tempistiche necessarie e le complessità che rendono arduo il percorso per godere degli incentivi: parla Raffaella Bisconti di Sun’Agri Italia

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Agrivoltaico avanzato: le opportunità, i tempi, gli incentivi e l’obiettivo 2026

Sull’agrivoltaico avanzato, l’Italia ha fissato un obiettivo: installare almeno 1,04 GW di sistemi entro il 30 giugno 2026. Per questo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica ha pubblicato a febbraio il decreto incentivante, potendo contare su risorse disponibili in ambito PNRR per 1,1 miliardi di euro. Sarà una corsa contro il tempo per riuscire a portare a termine gli impianti per usufruire dei benefici messi a disposizione. In ogni caso per l’agricoltura italiana comincia un nuovo capitolo. L’avvento degli “impianti agrivoltaici di natura sperimentale” costituirà un elemento nuovo e dalle potenzialità uniche, capace di combinare l’agricoltura a una produzione sostenibile di energia da fonti rinnovabili.

In termini energetici, il suo apporto potrebbe essere rilevante. Secondo uno studio condotto dal Centro comune di ricerca (JRC) della Commissione Europea, coprendo solo l’1% della superficie agricola utilizzata con sistemi agrivoltaici si potrebbero ottenere circa 944 GW di corrente continua (DC) di capacità installata. Ciò equivale alla metà della capacità possibile con i tradizionali impianti fotovoltaici a terra. Tuttavia, sarebbe comunque superiore alla capacità di 720 GW DC prevista entro il 2030 nella strategia dell’UE per l’energia solare.

Quando nasce l’agrivoltaico, gli obiettivi e le finalità di sviluppo

L’agrivoltaico è la tecnica che utilizza lo stesso terreno sia per scopi agricoli che fotovoltaici. Come concetto è stato ideato nel 1981 all’interno del Fraunhofer Institute for Solar Energy, ma il termine è stato coniato nel 2011 in un libro di vari autori tra i quali figura il co-fondatore di Sun’Agri, Antoine Nogier, ingegnere dell’Ecole Polytechnique, imprenditore ed economista energetico e ambientale e padre dell’agrivoltaismo dinamico dal 2009. Negli anni, l’agrivoltaico si è sviluppato in tutto il mondo e pure in Italia si ricordano progetti pionieristici a partire dal decennio scorso.

Quando nasce l’agrivoltaico, gli obiettivi e le finalità di sviluppo

L’idea alla base dell’“agrivoltaismo” è di riuscire a conciliare la produzione agricola con quella energetica, trovando un giusto modo di valorizzare l’una e l’altra. Le sfide sono note sia da una parte che dall’altra: per nutrire gli abitanti del pianeta entro il 2050, l’agricoltura deve aumentare la propria produzione del 56% rispetto al 2010. Ciò rappresenterà 600 milioni di ettari di terreno agricolo in più, ovvero un territorio ampio circa venti volte l’Italia.

Dall’altra parte, è necessario sviluppare notevolmente la produzione da fonti rinnovabili, con l’energia solare in testa, per contribuire a ridurre notevolmente le emissioni di CO2 e a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C. L’agrivoltaico è una risposta a queste esigenze.

Agrivoltaico avanzato: un valore aggiunto per l’agricoltura

Tra i metodi pensati per l’agrivoltaico avanzato, Sun’Agri è tra i precursori. Ha inventato l’“agrivoltaismo dinamico“, una tecnologia che comprende una persiana con pannelli solari mobili monitorati da algoritmi di intelligenza artificiale, modelli di crescita delle colture e strumentazione in situ. 

Agrivoltaico avanzato: un valore aggiunto per l’agricoltura
img by Sun’Agri 

In base alle esigenze delle colture, i pannelli solari mobili vengono inclinati per fornire protezione contro siccità, grandine, temporali, ondate di calore o, al contrario, la massima esposizione al sole. I pannelli solari sono collocati in cima a una struttura sufficientemente alta (da 4 a 5 metri da terra) per consentire il passaggio dei macchinari.

Raffaella Bisconti, direttrice generale Sun’Agri Italia«Sun’Agri intende l’impianto agrivoltaico come uno strumento, al pari del trattore, del sistema d’irrigazione o delle reti antigrandine, a protezione dell’agricoltura. La componente energetica è certamente importante: la sostenibilità dei progetti, in termini economici, c’è se si può contare sulla vendita di energia. Tuttavia la produzione di energia la si vuole vedere in un’ottica anzitutto agricola, non tanto come coesistenza quanto di valore aggiunto all’agricoltura», evidenzia Raffaella Bisconti, direttrice generale Sun’Agri Italia.

La società italiana è nata meno di un anno fa e si pone obiettivi importanti, contando sul ruolo che l’agricoltura ha in Italia: entro un paio d’anni, grazie anche a collaborazioni con sviluppatori e IPPs, conta di abilitare progetti per alcune decine di MW.

L’agrivoltaico dinamico di Sun’Agri

L’agrivoltaico avanzato è da sempre nel dna di Sun’Agri. Come detto, Nogier è stato tra i primi teorizzatori, nonché l’ideatore dell’agrivoltaico dinamico. Insieme all’Istituto nazionale di ricerca sull’agricoltura e l’ambiente (INRAE) ha avviato il primo programma di ricerca dedicato all’agrivoltaico, che poi ha dato vita alla società odierna. La filosofia di base è la stessa: proporre un sistema che si può sviluppare su terreni pianeggianti (la pendenza massima è del 5%), basandosi su una struttura con pali sufficientemente alti (4-5 metri) da permettere il passaggio dei macchinari, valorizzando le attività agricole.

«Sun’Agri è esperta principalmente in arboricoltura, a partire dagli alberi da frutta. In Italia siamo particolarmente interessati alla coltivazione di viti, drupacee, noccioli e ulivi ma anche di piccoli frutti. Il primo impianto che attiveremo sarà per un’attività di coltivazione dei kiwi, in Veneto», racconta Bisconti. 

schema funzionamento impianto agrivoltaico
Schema funzionamento impianto agrivoltaico. Img by Sun’Agri

La presenza dell’agrivoltaico avanzato dinamico si pone a tutela delle colture. I risultati ottenuti in Francia, e presentati in un libro bianco, permettono a Sun’Agri di evidenziare un miglioramento significativo della produzione, anche fino a +50% di resa, anche grazie alla gestione intelligente, possibile anche grazie all’impiego di sistemi di intelligenza artificiale.

Tutto è pensato per offrire un sistema su misura alle esigenze agricole, a partire dall’altezza dei pali fino all’ombreggiatura e soleggiamento delle colture, per evitare l’eccessiva esposizione al sole e dall’eccessivo calore o, al contrario, creando una difesa anche in caso di gelate.

Dalla consulenza al monitoraggio delle colture e del fotovoltaico

Per progettare e realizzare l’impianto agrivoltaico, c’è bisogno di contare su società in grado di fornire ogni tipo di supporto utile. A tale riguardo, Sun’Agri offre un servizio a tutto campo.

«Ci proponiamo in veste di consulenti, oppure sviluppiamo insieme a società di ingegneria i progetti, portandoli fino allo stadio di ready-to-build, ossia a permessi ottenuti per la loro costruzione. La nostra attività non si ferma qui: pur non essendo costruttori, assistiamo l’investitore a compiere tutti i passi necessari per realizzare l’impianto, dall’assistenza nella gara d’appalto alla ricerca del contractor, seguendo tutte le fasi della costruzione specialmente dal punto di vista agronomico per preservare il terreno e studiare la piantumazione, contando sulla competenza in materia di Sun’Agri. Forniamo, poi, le tecnologie – contiamo anche su soluzioni brevettate – alle imprese costruttrici con cui stabiliamo accordi quadro per la fornitura delle strutture. Una volta realizzato, provvediamo alpilotaggio dell’impianto  da remoto, e coordiniamo il monitoraggio agronomico». 

Come richiesto anche dal Decreto Agrivoltaico, le attività di monitoraggio devono consentire di verificare l’impatto dell’installazione fotovoltaica sulle colture, il risparmio idrico, la produttività agricola per le diverse tipologie di colture.

Non solo: la raccolta e la gestione dei dati si rende necessaria per dimostrare i risultati agronomici e confermando il rispetto dei requisiti richiesti dai bandi di finanziamento per l’ottenimento degli incentivi.

Investire in agrivoltaico avanzato: un’opportunità possibile in vari modi

Un impianto agrivoltaico avanzato offre più di un’opportunità per coniugare al meglio agricoltura ed energia, ma è una voce di investimento importante, decisamente più significativo rispetto a un impianto fotovoltaico a terra. Se l’imprenditore agricolo desiderasse realizzarlo, ma non avesse la forza economica, cosa può fare? «Per concretizzare la possibilità di installare un impianto, ci sono tre possibilità per l’impresa agricola: contare sul sostegno completo di un investitore; sostenere a metà l’impegno economico; assumersi l’intero onere, potendo poi contare sui benefici incentivanti e tariffari – specifica la direttrice generale di Sun’Agri –. Nel caso l’agricoltore non voglia assumersi alcun costo, può farlo, contando sull’opportunità di essere protetto una volta che l’impianto sarà installato e un ricavo derivante dal diritto di superficie che gli verrà riconosciuto dall’investitore e futuro proprietario dell’impianto. In questo caso l’imprenditore agricolo non potrà fruire del significativo beneficio economico ottenuto dalla vendita dell’energia. Quindi in quel caso l’agricoltore arrotonda i propri ricavi».

Nel caso voglia portarla avanti insieme a un investitore, l’imprenditore può costituire un ATI (associazione temporanea d’impresa), come previsto dal decreto, potendo così contare su una parte dei ricavi derivanti dalla vendita dell’energia.

Impatti e tempistiche

Lo sviluppo dell’agrivoltaico avanzato in Italia dipenderà da molti aspetti, a partire dall’impatto degli incentivi stanziati dal PNRR e dai vari decreti regionali a una serie di complessità tecniche e burocratiche. Difficile fare previsioni oggi, dato che si tratta di un ambito del tutto nuovo.

L’esempio di Sun’Agri è rappresentativo. «Tendenzialmente, la nostra società non realizza impianti su coltivazioni esistenti, perché ha a cuore la loro tutela e vuole evitare di produrre un impatto significativo», spiega Bisconti. Predilige quindi progetti su terreni da coltivare o su cui piantare alberi da frutta, con i tempi necessari per crescere e fruttificare.

Ma quali sono i tempi necessari per arrivare a realizzare un impianto? «Si parte dalla richiesta di preventivo di connessione Enel/Terna, che richiede 2-3 mesi di tempo. Una volta compresi i costi, variabili sensibilmente a seconda delle zone per via del grado di sviluppo e di saturazione della rete, si procede ad una valutazione di dettaglio del conto economico del progetto». A questo punto si può decidere se la realizzazione dell’impianto è sostenibile economicamente, anche tenendo conto dei tempi di connessione, anche molto lunghi (oggi si parla di 6/700 giorni lavorativi…). «Questa prima fase, necessaria per arrivare al ready to build, richiede 6-8 mesi di tempo. Per la fase costruttiva, a bando emesso si potrà procedere alla realizzazione, stimabile in 6-12 mesi a seconda delle dimensioni dell’impianto. Quindi, in totale, un impianto agrivoltaico avanzato richiede circa due anni, dal permitting alla costruzione e piantumazione del terreno, al netto di eventuali ulteriori ritardi in connessione».

Dai tempi esposti, diventa difficile pensare che saranno molti gli impianti messi in piedi entro fine giugno 2026, tempo limite posto dal Decreto Agrivoltaico. «Tali tempistiche non sono una caratteristica unicamente italiana: anche in Francia si parla di previsioni analoghe, a volte anche di tempi più lunghi», conclude Bisconti.

 

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