Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Sono passati più di 120 anni dalla prima edizione dei Giochi Olimpici, svoltasi ad Atene nel 1896. La storia olimpica offre diversi spunti di riflessione sul legame sempre più stretto che si è andato a creare tra questo importantissimo evento sportivo e il tessuto urbano della città che lo ospita. Fin dal 1896 le Olimpiadi furono un’occasione per “rimettere a nuovo” le città, con interventi di pulizia straordinari e miglioramento del sistema di illuminazione pubblica. I Giochi Olimpici sono diventati sempre più motore di grandi progetti di riqualificazione urbana e di costruzione di interi poli sportivi. Le amministrazioni delle città candidate devono valutare i possibili vantaggi, ma anche e soprattutto i lavori da effettuare e i relativi costi, nonché l’effetto nel corso degli anni a seguire che le Olimpiadi potrebbero avere per il territorio. Gli interventi necessari sono molti, dalla costruzione delle strutture dedicate allo sport, alle infrastrutture per i trasporti, operazioni dai costi vertiginosi, il cui lascito principale non è – generalmente – un utile economico. Le strutture dei Giochi Olimpici: dallo stadio al parco dello sport Fin dalla prima edizione del 1896 lo stadio è un oggetto architettonico centrale all’organizzazione di tutti i Giochi. Inizialmente, capitava spesso di ricavare impianti sportivi da edifici e costruzioni destinate ad altre funzioni, ma con il tempo divenne necessario realizzare impianti sempre più capienti e complessi. Proprio per questo si è passati ad un approccio urbanistico, lontano dalla pratica di interventi puntuali sul territorio. Urbanistica, architettura e tecnologia contraddistinguono un’edizione dall’altra, tant’è che le Olimpiadi rappresentano un’occasione per dare spazio alla sperimentazione, alla crescita e allo sfoggio della cultura tecnica posseduta. La prima vera Città Olimpica nacque nel 1936 a Berlino, con la concentrazione degli impianti sportivi in un unico quartiere, ma agendo su tutta la città con importanti interventi urbanistici. Le Olimpiadi hanno, inoltre, rappresentato sempre un’occasione per dar vita a progetti e idee monumentali, appariscenti e simbolici. Fu nei primi decenni del ‘900 che iniziarono le sperimentazioni nel campo della polifunzionalità delle strutture sportive, che crebbero in dimensioni. Nel dopoguerra questa tendenza aumentò e si inserirono nei progetti oggetti moderni e innovativi. Alcuni tra gli esempi più noti sono l’area di Parc de Mar a Barcellona, l’Homebush Bay a Sidney o le edizioni a Montreal e a Seul, dove di grande impatto furono le soluzioni per i trasporti e i parcheggi sotterranei. Per ovviare ad aspetti come le lunghe tempistiche richieste per la costruzione di tali infrastrutture, molto spesso si è deciso di ammodernare e ristrutturare edifici esistenti, adeguandoli alle necessità dell’epoca. Un esempio è la scelta che fece Londra per l’edizione del 1948, quando non venne costruito alcun nuovo impianto. Le “Grandi Olimpiadi” di Roma, 1960 In questa edizione fu interessante il rapporto tra le nuove infrastrutture sportive e il valore del passato. Per alcuni eventi sportivi, infatti, vennero utilizzati edifici storici, come le Terme di Caracalla che ospitarono le gare di ginnastica o l’Arco di Costantino che incorniciò l’arrivo della Maratona corsa sull’Appia Antica. Oltre allo Stadio Olimpico, che riprese un progetto iniziato negli anni ’30, venne costruito lo Stadio Flaminio, su progetto di Pier Luigi e Antonio Nervi. Il pioniere del cemento armato, coniugò ingegneria, architettura, forma e struttura, realizzando uno stadio alto 21 metri e con un diametro di 78, coperto da una calotta sferica. Lo stadio venne dichiarato “opera di eccellenza” dalla Direzione per l’Arte e l’Architettura Contemporanea del miBACT nel 2005, ma è da anni in stato di abbandono e degrado. Oggi, la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Roma ha intrapreso un progetto di tutela per l’opera, che dovrebbe essere rimessa in sicurezza, punto di partenza per un futuro riutilizzo. Il Palazzetto dello Sport, invece, su progetto di Vitellozzi e Nervi, è ancora oggi utilizzato e si contraddistingue per la sua copertura sferica e i piloni di sostegno a forma di Y. Anche questo è un grande esempio della capacità di Pier Luigi Nervi di realizzare opere strutturali in cemento armato. Il rilancio di Barcellona, 1992 Per quanto non entusiasmanti i risultati economici, questa edizione dei Giochi Olimpici ha avuto un impatto sorprendente sulla città spagnola. A Barcellona si individuarono 4 poli ben collegati fra loro in cui sviluppare tutte le strutture necessarie ai Giochi: Montjuïc, La Diagonal, la Vall d’Hebron e il Parc de Mar, dove venne realizzato il villaggio olimpico. Barcellona è spesso riportata come esempio di una città che ha colto l’occasione dei Giochi Olimpici per riqualificare e rilanciare l’intera area urbana. Rigenerazione urbana, riuso delle aree dismesse, trasformazione della rete urbana e degli spazi pubblici hanno permesso alla città spagnola di presentarsi rinnovata al mondo intero dopo la cauta del franchismo. Le Olimpiadi di Londra, 2012 Per le Olimpiadi del 2012 a Londra si intervenne nell’East End, un quartiere prima in abbandono, costruendo il villaggio olimpico, lo stadio olimpico e altre infrastrutture. Il parco olimpico è ancora aperto al pubblico ed è interessato da diversi interventi: nell’area si stanno costruendo edifici residenziali (è previsto che entro il 2030 vi si trasferiscano quasi 10 mila persone), un campus universitario e degli spazi dedicati alle giovani aziende. Un esempio di riconversione delle strutture olimpiche, che riscatta alcuni casi negativi di incapacità a restituire alle persone le imponenti strutture realizzate, come è accaduto ad Atene o a Torino. Infatti, anche altri edifici, come l’Acquaticus Center realizzato da Zaha Hadid o il Velopark, oggi sono ancora in uso, come piscina pubblica il primo e come parco dedicato al ciclismo il secondo. Gli ultimi Giochi Olimpici, Rio 2016 I mondiali di calcio del 2014 e le Olimpiadi del 2016 hanno comportato continue trasformazioni urbanistiche. Il Parco Olimpico è stato realizzato a partire dalla riqualificazione del circuito automobilistico di Barra Tjuca, sul mare. Con il Porto Olimpico si è recuperata un’area che giaceva da anni in stato di abbandono e degrado, realizzando anche spazi dedicati alla cultura, come il “Museo del Domani” di Santiago Calatrava. Un edificio contemporaneo, a forma di navicella e caratterizzato da linee curve e superfici bianche. Protagonista di questi interventi è anche la sostenibilità, sottolineata dalla volontà di dar vita ai primi Giochi Olimpici a emissioni zero. La Solar City Tower, è una torre cascata alimentata da energia solare, che doveva essere simbolo dell’attenzione all’ambiente posta durante i lavori di preparazione ai Giochi Olimpici. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento