Autunno a Tallinn dove si ridefinisce il concetto di città sostenibile

Dal 9 ottobre all’1 dicembre 2024 torna la Biennale di Architettura della capitale estone, alla sua settima edizione: è giovane, ma come spiega la head curator Anhelina Starkova, rifugge dalla retorica e dalle facili idealizzazioni di “città del futuro” e prova a mettere le basi per costruire possibilità di architettura. E tra le tante ipotesi, anche un ritorno al primordiale

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Dal 9 ottobre all’1 dicembre 2024 torna la Biennale di Architettura a Tallin. Dal 9 ottobre all’1 dicembre 2024 torna la Biennale di Architettura a Tallin
Panel system in destruction, Ukraine – img®Pavel Dorohoi (LR)

Con un vasto programma progettato per favorire il dialogo, la multidisciplinarietà e la sperimentazione, la settima edizione di Tallinn Architecture Biennale (TAB 2024), dal 9 ottobre all’1 dicembre, si pone come una interessante finestra europea sull’architettura internazionale, una piattaforma che ambisce a riflettere concretamente sul futuro di questa disciplina e su quelle che saranno effettivamente le risorse su cui potrà fare affidamento. Il tema è, appunto, “Resources For a Future” e si concentra su come pensare, progettare e costruire l’architettura con risorse riconvertite e riutilizzate per un futuro diverso.

TAB 2024 Architectural remains in war-torn Ukraine
Architectural remains in war-torn Ukraine – img ®Pavel Dorohoi (LR)

Rivolta sia agli architetti e agli addetti ai lavori che all’utente finale, TAB 2024 si articola in una mostra curatoriale, un convegno della durata di un giorno e un programma di concorsi per installazioni. C’è inoltre un programma satellite che comprende workshop, conferenze, seminari, Open House Tallinn e altre iniziative.

L’obiettivo principale della mostra curatoriale è reimmaginare l’utilizzo delle risorse locali in modo che, al di là dell’estetica, servano non solo a una minoranza privilegiata, ma a tutti. Una delle molteplici riflessioni etiche che si accompagnano a quella che è forse la più attuale, il rapporto tra architettura e guerra suggerito inevitabilmente dalla head curator Anhelina Starkova, che vive e lavora in Ucraina: “Sono vicina alla brutale realtà di come la progettazione dell’architettura e delle infrastrutture di una città passino non solo attraverso le crisi sociali ma anche attraverso il potere distruttivo della guerra. Nel mio concept curatoriale ho voluto sottolineare come gli architetti non controllano il sistema edilizio. Noi siamo il sistema edilizio e questo sistema sarà il fondamento più legittimo del mondo che verrà”.

Tallinn Architecture Biennale 2017 - Arhitekt Must - Stubborn Host
Arhitekt Must – Stubborn Host – img ®courtesy of Arhitekt Must

Al convegno interverranno diversi relatori provenienti da campi che vanno dall’architettura al design, dalla formazione alle istituzioni governative. Trai relatori vi sono: Kristoffer L. Weiss, critico di architettura danese, CEO di Denmark Architectural Press, (DK); Roger Boltshauser, architetto (CH); Ihor Terekhov, sindaco di Kharkiv, Ucraina (UA).

Intervista a Anhelina Starkova, head curator di TAB 2024

Anhelina Starkova curator of Tallinn Architecture Biennale
Anhelina Starkova, credit img ®Helen Shets

Quali sono i temi più attuali che la Biennale affronterà quest’anno?

La cultura architettonica è polivalente oggi, la tendenza prevalente è lacerata da un conservatorismo sostenuto: da una parte interventi di basso design ad alto accesso sociale e dall’altra, una sorta di architettura chiusa in cui gli edifici sono intimamente orchestrati come intelligenze solitarie. Ho voluto liberare la Biennale da questi temi socio-culturali, non siamo alla ricerca di leggende pubbliche, di facili enfasi di retorica urbana, e nemmeno di prove scientifiche, dimentichiamoci Disney Land e cerchiamo le basi tangibili per costruire le possibilità dell’architettura. Per la mostra curatoriale ci siamo focalizzati sul concetto di costruzione e sulle coordinate dei materiali come fattori primari per la comprensione dell’architettura.

Tallinn Architecture Biennale - BC Architects_Networks, Not Products
BC Architects_Networks, Not Products – img ®Baptiste Chatenet

Tra i tanti eventi di TAB 2024, si terrà un seminario dedicato al tema Circular Architecture Accelerator (CAA). Prendendo questo come punto di partenza, quali ritiene che siano le azioni più efficaci per orientare l’architettura e l’edilizia verso la sostenibilità e la circolarità?

Le città sono governate da forze esterne, deve esserci una risposta sensata sotto forma di edifici sensibili e ben posizionati, ma non siamo vicini a questo ancora, nelle nostre città diluite. C’è incoerenza tra l’idea di tradizionalismo architettonico, di stile di vita circolare sostenibile, e il governo della città con i suoi ritmi economici. Esistono in una combinazione ma in domini diversi. La filosofia retrospettiva che stiamo cercando di applicare al nuovo modello città è un esperimento interessante ma impossibile. Come ragionano solitamente gli architetti? Costruiamo elementi ecologicamente mistici che negoziano con la città alcuni valori di alto livello di “architettura che sostiene la vita”. In questo modo, gli architetti di Dechelette Architects hanno realizzato i Quatre Cheminées nel comune francese di Boulogne-Billancourt (8 unità di edilizia sociale con struttura in legno e facciata in terra N.d.r.) o Soren Pihlmann, con il suo progetto al Thoravej 29 (Copenhagen) ha trasformato un’ex fabbrica in un hub comunitario aperto, dimostrando l’autoriciclaggio all’interno dell’edificio. Tali interventi sono purificatori, ma il cambiamento è lento, come il processo di modernizzazione urbana verso la sostenibilità. Tuttavia, è vero, l’architettura deve essere più accessibile dal punto di vista tecnico per evitare il suo status di impotenza. Penso che la situazione sociale che contempliamo oggi, la virtualizzazione, le guerre, l’ascesa di un nuovo intellettualismo autocratico e la destabilizzazione urbana in generale, debbano portare un cambiamento in una grande città e nel suo quadro normativo urbano che ci permetterà di costruire in una forma più sostenibile o addirittura più possibile, magari trapiantando la vita nuovamente in villaggi, foreste o deserti. A causa della guerra in Ucraina ho lasciato la grande città e ora vivo in montagna. Qui sento il futuro e qui tutto è sostenibile e innovativo il che rende l’individuo illuminato.

Tallinn Architecture Biennale 2022 Installation_Fungible Non-Fungible by iheartblob
TAB 2022 Installation_Fungible Non-Fungible by iheartblob, credit img ®To╠ânu Tunnel

Secondo lei esistono paesi più avanzati in termini di architettura sostenibile e perché?

Tendiamo a pensare che i paesi con una democrazia più sviluppata e un’apertura sociale più importante siano garanzia per affrontare questa sfida: realizzare edifici sostenibili di alta qualità per tutti. D’altro canto, possiamo vedere che a causa dell’eccessiva regolamentazione, dell’eccesso di produzione, le città chiudono, diventano più costose e alla fine addirittura non accessibili, come è successo a Copenaghen, ha scritto bene Kristoffer Weiss al riguardo. Ecco perché sono molto scettica sull’idea di sostenibilità come la conosciamo e sulla possibilità di applicarla a qualsiasi città in modo equilibrato senza il dominio legislativo ed economico.

Potrebbe citare qualche studio internazionale particolarmente avanzato su questo tema?

LUMA Arles costruisce l’industria sull’ecosistema materiale funzionante con sensibilità intellettuale. Noi architetti possiamo imparare da questa scala progettuale per spingere verso un cambiamento sistematico nel settore delle costruzioni. L’architettura avrebbe bisogno di una maggiore libertà di azione e di risorse tangibili e dovrebbe essere meno indebolita politicamente.

(Creata nel 2004, la Fondazione LUMA è dedicata al sostegno della creazione artistica contemporanea. Nel 2013 Maja Hoffmann ha dato vita al progetto LUMA Arles, sul Parc des Ateliers (Arles, Francia), un vero e proprio campus per creativi che offre agli artisti nuove prospettive N.d.r.).

Ha ancora senso parlare di architettura sostenibile o dovremo dare per scontato che lo siano ormai tutti gli approcci?

Nella mia proposta curatoriale sottolineo il fatto di considerare la nostra contemporaneità come un processo che si forma in tempi “post-sostenibilità”. Non si può parlare di sostenibilità in paesi senza nemmeno un’apertura legislativa in merito. Il programma iniziale dell’architettura è quello di essere sostenibile, la questione è come riproporre le sue formule nelle nostre città. I limiti dell’urbanistica più recente sono stati in larga misura causati dalle complessità strutturali della nostra società, adesso stiamo entrando in tempi in cui finalmente avremo la possibilità di costruire edifici a sostegno della vita. Questo è un compito dell’architettura futura. A quali risorse siamo incatenati? Questo è esattamente ciò che vogliamo rivelare durante la prossima Biennale di Tallinn.

Possiamo dire qualcosa sui materiali, quali ritieni rispondano alle esigenze dell’architettura del futuro e perché?

Il futuro non ha richieste, penso che si debba volutamente evitare una valutazione selettiva del materiale esistente. Sono rimasta affascinata dal modo in cui Roger Boltshauser sperimenta e compone edifici in terra battuta, materiale che ha un alto livello di comfort ecologico e un’accessibilità tecnica intraprendente. Ma la terra, come materiale di massa, è uno dei tanti che daranno vita al futuro dell’architettura.

Anhelina L. Starkova è architetto, curatrice e teorica dell’architettura. È docente presso l’Università di Scienze Applicate dei Grigioni (FHGR), la Scuola di Architettura di Kharkiv (KHSA) e la piattaforma educativa Auditoria Meganom at (MARCHI). Collabora attivamente con architetti ed enti pubblici di fama mondiale. Come architetto praticante ha lavorato con Meganom Bureau (progetto del Teatro Bolshoi), Funkhaus Berlin e Roshen Corporation (Sala Concerti Roshen). Nel 2021 ha aperto il proprio studio a Kharkiv, Ucraina.

Che cos’è TAB

La Biennale di Architettura di Tallinn TAB è organizzata dall’Estonian Centre for Architecture, quest’anno si intitola “Risorse per un futuro” e, come afferma il team curatoriale, si concentra su come pensare, progettare e costruire architetture con risorse riutilizzate (ma anche su come far sopravvivere il più possibile quelle esistenti), e quindi riplasmare il futuro. La manifestazione è curata da  Daniel A. Walser, Anhelina Starkova e Jaan Kuusemets ed esplora la diversità tecnologica dei materiali da costruzione, riflette sui concept e sulla situazione sociale. Sebbene focalizzata sulla cultura locale, ha una prospettiva mondiale e lancia un importante messaggio di invito all’azione.

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