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Il Rapporto di Sostenibilità di Federbeton racconta, con il supporto di dati ed esperienze, le potenzialità e il ruolo strategico del settore del calcestruzzo nella strada verso la decarbonizzazione. Indice degli argomenti: La sostenibilità del settore del calcestruzzo Le caratteristiche del calcestruzzo I nuovi ambiti di applicazione del calcestruzzo Cemento e calcestruzzo sono da sempre i protagonisti delle costruzioni, materiali insostituibili nella vita quotidiana. Si sono adattati alle esigenze sempre nuove e più ambiziose del costruire moderno, quale risposta sicura e sostenibile alla richiesta di edifici e infrastrutture dettata da una popolazione in costante crescita. Ciò è possibile grazie all’impegno dell’industria nell’accogliere le nuove sfide di quel modello di società climaticamente neutra, innovativa, lungimirante, equa e circolare delineato dal Green Deal europeo. Il solo triennio 2017-2019 conta un totale di oltre 110 milioni di euro di investimenti nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni da parte del settore a favore dell’ambiente e della sicurezza. La sostenibilità del settore del calcestruzzo Il primo Rapporto di Sostenibilità di Federbeton racconta questo impegno attraverso dati ed esperienze concrete, per mostrare nella piena trasparenza le potenzialità di un settore che ha un ruolo strategico nella strada verso la decarbonizzazione. Minimizzare gli impatti dei processi produttivi e ottimizzare il contributo dei materiali alla sostenibilità delle opere sono gli obiettivi attorno ai quali si sviluppano le strategie della filiera verso risultati sempre più ambiziosi. Uno degli elementi di novità del Rapporto di Sostenibilità di Federbeton riguarda il calcestruzzo. Il settore del cemento aveva già avviato un percorso di rendicontazione delle proprie performance ambientali, attraverso il Rapporto di Sostenibilità pubblicato annualmente dall’Aitec (Associazione che in Federbeton rappresenta le aziende del cemento). Federbeton, sulla scia di tale tradizione e nella consapevolezza del ruolo del calcestruzzo nello sviluppo sostenibile, ha esteso il perimetro alle aziende del calcestruzzo preconfezionato, rappresentate in Federbeton dall’Atecap (Associazione Tecnico Economica del Calcestruzzo Preconfezionato). Quelle caratteristiche che hanno reso il calcestruzzo il materiale più usato al mondo dopo l’acqua, scelta privilegiata per garantire la sicurezza delle opere, ne fanno anche una delle soluzioni per costruire un futuro a emissioni zero. Le caratteristiche del calcestruzzo Il calcestruzzo, infatti, è per sua natura durabile. Le esigenze di manutenzione per mantenerne costanti nel tempo le prestazioni sono nettamente inferiori rispetto ad altri materiali. Guardando all’intero ciclo di vita di un’opera ciò significa un minor consumo di risorse naturali e una conseguente riduzione delle emissioni complessive correlate all’ambiente costruito. Contributo che non si esaurisce a fine vita, perché il calcestruzzo può essere completamente riciclato e riutilizzato nuovamente come aggregato. Non è solo la durabilità a fare del calcestruzzo una scelta strategica per uno sviluppo sostenibile. L’elevata capacità termica e la tenuta all’aria a lungo termine lo rendono fondamentale per la riduzione dei consumi legati alla gestione del patrimonio edilizio. Riscaldamento, raffrescamento e illuminazione generano mediamente un consumo di CO2eq superiore all’80% dell’intero fabbisogno di un edificio[1], nel corso della sua vita utile. Il calcestruzzo può essere progettato per ridurre i consumi degli edifici a 50 kWh/m2/anno o meno, quando il consumo medio è stimato in 150-200 kWh/m2/anno di energia. Alle caratteristiche più note di questo materiale, che ha positivamente segnato la storia delle costruzioni fin dall’epoca dei Romani, si aggiungono quelle proprietà che l’industria ha saputo sviluppare guardando al futuro. La profonda conoscenza tecnologica, che solo un settore con una tradizione così radicata può avere, ha consentito di svelare caratteristiche inespresse. Oggi con il calcestruzzo si può realizzare una pavimentazione urbana drenante, ovvero che permette il naturale defluire dell’acqua. Si riducono così l’impermeabilizzazione e la temperatura del suolo e si contrasta l’effetto “isola di calore” che in ambiente urbano è sinonimo di innalzamento dei consumi energetici e delle emissioni. Sempre grazie all’impegno del settore nella ricerca, si può costruire una pista ciclabile capace di assorbire la luce solare e riemetterla come fonte luminosa di notte. È il caso del calcestruzzo fotoluminescente che permette così di ridurre i consumi legati all’illuminazione. Un vantaggio ambientale altrettanto interessante è offerto dal calcestruzzo fotocatalitico che, sfruttando il processo naturale della fotocatalisi, è in grado di favorire una più rapida decomposizione degli inquinanti. Nel campo delle strutture, l’evoluzione tecnologica ha raggiunto risultati straordinari, coniugando le eccezionali prestazioni meccaniche con un ridotto impatto ambientale. Ne sono un esempio i calcestruzzi a basso calore di idratazione e quelli ultra-performanti (UHPC), entrambi particolarmente indicati per la realizzazione degli edifici alti che stanno cambiando il volto delle nostre città. Il primo, studiato per i cosiddetti getti massivi, riduce nello stesso tempo il rischio di fessurazioni e l’impatto ambientale, grazie al basso contenuto di clinker. Il calcestruzzo UHCP, caratterizzato da una resistenza meccanica ben al di sopra dell’ordinario, contribuisce a ridurre le quantità di materia prima impiegata. Rispetto a un calcestruzzo ordinario permette, infatti, di realizzare elementi strutturali particolarmente snelli, a parità di carico da sostenere. I nuovi ambiti di applicazione del calcestruzzo Il contenuto innovativo del settore risiede anche nella capacità di esplorare nuovi ambiti di applicazione, sfruttando a volte l’esperienza di altri Paesi. L’esempio più significativo è quello delle pavimentazioni stradali in calcestruzzo che, seppur impiegate con successo in Europa e nel mondo, continuano a incontrare ostacoli culturali in Italia. Se si utilizzasse il calcestruzzo per realizzare la pavimentazione di 2.000 gallerie italiane si eviterebbe l’emissione in atmosfera di 3,5 milioni di tonnellate di CO2, nel corso della vita utile dell’infrastruttura (20 anni). Ciò grazie alla minore necessità di manutenzione e di illuminazione rispetto alle soluzioni alternative, che in Italia rappresentano la consuetudine nelle opere stradali. Esemplificando, ciò equivarrebbe a togliere dalla circolazione 140.000 automobili ogni anno, alle emissioni generate in 20 anni da città delle dimensioni di Aosta o Vibo Valentia o ancora a quelle che in 20 anni potrebbe assorbire un’area verde estesa come 6 volte Parco Sempione a Milano o 3 volte Villa Borghese a Roma[2]. La fotografia attuale, che emerge dal Rapporto di Sostenibilità di Federbeton, mostra quindi un settore fortemente impegnato sul fronte della sostenibilità, consapevole del proprio ruolo e pronto al dialogo con gli stakeholder. Conoscere le esigenze è, infatti, il punto di partenza per individuare le soluzioni più efficaci. [1] Fonte Emission Omission: carbon accounting gaps in the built environment, IISD (International Institute for Sustainable Development). [2] Elaborazione Federbeton di dati del Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale della Sapienza Università di Roma. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento