Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Indice degli argomenti Toggle Circular economy, il pilastro della transizione ecologica per il PaeseImprese italiane: tra passi avanti e sfide da affrontareAumentano le startup, ma gli investimenti sono ancora pochi gli investimenti Nell’anno appena trascorso, l’Italia ha sperimentato un preoccupante freno nell’impulso dell’economia circolare, come attestato dal Circular Economy Report 2023 redatto dall’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Le informazioni divulgate evidenziano che meno del 33% delle piccole imprese ha abbracciato le pratiche dell’economia circolare, determinando un sensibile aumento di scetticismo nell’ambito imprenditoriale. Eppure, le attività di economia circolare, hanno permesso al Paese di risparmiare 1,2 miliardi di euro. Il dato equivale solamente al 15% dell’obiettivo fissato entro il 2030, rappresentando una frazione dei 103 miliardi di euro previsti come risultato totale. In Europa si registra un situazione diversa da quella italiana: le politiche di circular economy sono sempre più diffuse, così come sono sempre maggiori i prodotti coinvolti nella direttiva eco-design. Circular economy, il pilastro della transizione ecologica per il Paese Davide Chiaroni, responsabile scientifico del Report e co-fondatore di Energy&Strategy, sottolinea quanto l’economia circolare rappresenti uno dei due pilastri fondamentali della transizione ecologica. Chiaroni afferma che, senza l’implementazione di soluzioni strutturali che consentano di rispondere alla crescente domanda di beni e servizi con una concomitante riduzione del fabbisogno di materie prime, in particolare quelle critiche, diventa impossibile mantenere la sostenibilità del sistema economico. “Eppure, rispetto alla decarbonizzazione per la quale è indispensabile (sfruttandola appieno, al 2030 la Circular economy porterebbe a una riduzione delle emissioni pari a circa 6,2 MtCO2eq, mentre al ritmo attuale non si andrebbe oltre i 2,2 MtCO2eq), l’economia circolare non ha l’attenzione che merita” – dichiara il responsabile scientifico – “Specialmente in Italia, dove è spesso identificata solo con il riciclo dei rifiuti e dove le difficoltà economiche hanno portato ad accantonarla, soprattutto nel caso delle imprese più piccole. È necessario invertire subito questa tendenza, anche tramite maggiori investimenti pubblici e un quadro normativo stabile e incentivante”. Tra le statistiche negative, troviamo un barlume di positività: l’Italia si posiziona al secondo posto in Europa per il numero complessivo di brevetti dedicati all’economia circolare. Inoltre, sono state identificate 210 startup circolari che hanno attratto finanziamenti per un totale di 122,7 milioni di euro. Sebbene rappresenti circa un quinto degli investimenti ottenuti dalle realtà climate-tech, questo importo appare ancora modesto, soprattutto se confrontato con i 2,4 miliardi di euro destinati alle startup italiane solo nell’anno 2022. Imprese italiane: tra passi avanti e sfide da affrontare Il Circular Economy Report 2023, elaborato dalla School of Management del Politecnico di Milano, rivela uno scenario complesso sull’adozione delle pratiche di economia circolare nelle imprese italiane. La survey, condotta su sette settori chiave, mette in luce sfide significative e progressi incoraggianti che delineano il percorso verso una gestione più sostenibile delle risorse. Le aziende evidenziano sfide legate agli elevati costi di investimento, al tempo di rientro prolungato e all’incertezza normativa. La mancanza di chiarezza sugli incentivi rappresenta un ulteriore ostacolo significativo. Differenze notevoli emergono tra i settori, con Building & Construction e Impiantistica Industriale in testa per l’adozione di progetti di economia circolare, mentre l’Automotive mostra un ritardo significativo. Le tecnologie digitali, in particolare i sistemi avanzati di gestione dei dati, continuano a giocare un ruolo fondamentale in questo processo di trasformazione. Il report mette in luce uno scarto notevole tra le grandi e le piccole imprese riguardo all’adozione di una filosofia gestionale più “green”. Mentre quasi il 60% delle aziende di grandi dimensioni ha implementato almeno una pratica, il panorama è meno positivo per le piccole imprese, con solo il 29% coinvolto attivamente. Un preoccupante aumento del 9% si registra tra gli “scettici” nelle piccole imprese, passati dal 38% del 2022 al 47% nel 2023. Il 70% delle imprese afferma di trovarsi ancora nelle fasi iniziali della transizione verso l’economia circolare. L’attenzione delle aziende sembra concentrarsi sulla valorizzazione del “fine vita” dei prodotti, a discapito delle pratiche incentrate sul design e sull’estensione dell’utilizzo. Nonostante l’incremento significativo nella raccolta differenziata, il rapporto evidenzia un divario crescente tra questa e il tasso di riciclo. Nel 2010, erano rispettivamente del 35,3% e del 34%, mentre nel 2021 hanno raggiunto il 64% e il 48,1%. Ciò suggerisce che una raccolta omogenea è essenziale ma non sufficiente per ottenere alti tassi di riciclo. Aumentano le startup, ma gli investimenti sono ancora pochi gli investimenti Sono numerose le realtà italiane ad alto contenuto innovativo: secondo il Circular Economy Report, il 65% delle nuove startup circolari italiane ha radici nel Nord del Paese, con una particolare concentrazione in Lombardia (34%), che ospita ben 71 di queste realtà. Il restante 35% è distribuito principalmente tra tre città chiave: Milano (45 startup), Torino (15) e Roma (15). I settori presidiati sono quattro: parliamo di Agroalimentare (39%), Tessile (33%), Energia (20%) e infine Gestione Rifiuti (18%). Nonostante il notevole potenziale, gli investimenti rimangono limitati. Delle 210 startup, solo 124 hanno raccolto capitali, per un totale di 122,7 milioni di euro.. La ricerca evidenzia che nel 2021 sono stati registrati 191 brevetti associati all’economia circolare in Germania, Francia, Italia e Spagna, con un aumento significativo del 103% rispetto al 2019. L’Italia si distingue per il numero totale di brevetti, classificandosi seconda dopo la Germania e primeggiando per le registrazioni annuali nel 2020, soprattutto grazie all’inventiva delle PMI e al contributo del Politecnico di Milano. L’economia circolare continua a rappresentare un terreno fertile per l’innovazione in Italia, ma affronta la sfida degli investimenti. Un maggiore impegno in questo settore cruciale potrebbe catalizzare soluzioni più sostenibili e promettenti per il futuro del nostro Paese. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento