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Per affrontare eventi climatici estremi, le città devono mettere in atto progetti e azioni per sviluppare resilienza e adattamento. Un Rapporto evidenzia quali Indice degli argomenti: Spazio a economia circolare, rinnovabili ed efficienza energetica L’ecologia deve entrare in città Ondate di calore, piogge torrenziali, siccità e aridità, uragani e cicloni. Sono fenomeni estremi con cui si confrontano sempre più spesso le nostre città. Tutti sintomi del cambiamento climatico, che devono essere affrontati in modo da ridurre quanto più possibile l’impatto da questi rischi. Per questo occorre creare le condizioni di resilienza per il tessuto urbano. Da qui nasce il rapporto “Adattamento ai cambiamenti climatici di Architetture e Città ‘Green’ per migliorare la resilienza dell’Ambiente Costruito”, presentato alla conferenza nazionale delle Green City da Fabrizio Tucci, professore e architetto, responsabile scientifico del gruppo di ricerca del dipartimento Planning, Design, Technology of Architecture dell’Università Sapienza di Roma. Spazio a economia circolare, rinnovabili ed efficienza energetica Il documento delinea gli assi strategici per l’incremento di resilienza dell’ambiente costruito urbano sul piano degli indirizzi ‘strutturali grey’, ‘infra-strutturali green’ e ‘sovrastrutturali soft’. I primi comprendono sistemi infrastrutturali e impiantistici; i secondi riguardano le aree e gli elementi vegetati; mentre quelli di tipo ‘sovra-strutturale soft’ sono sistemi e piani di azione rivolte alla popolazione, alle parti interessate e alle amministrazioni governative. Più in particolare, nelle misure di adattamento devono trovare spazio interventi per accelerare i processi di deep energy renovation e di “transizione energetica verso tutti i sistemi intelligenti, diffusi e basati su fonti rinnovabili volti alla riduzione delle emissioni”. Le città, inoltre, devono contare su efficienza energetica, efficacia bioclimatica e impiego di fonti rinnovabili in architettura. A questo proposito rientrano azioni finalizzate a promuovere modelli che puntino a ridurre a zero i consumi, arrivando a produrne: si parla così di misure che da near zero energy arrivi fino a un progetto di positive energy district. Occorre anche massimizzare l’impiego di energia da fotovoltaico e altre fonti green attraverso componenti integrate e innovative capaci di generare e accumulare energia in situ e distribuirla dinamicamente in rete. L’attenzione deve essere rivolta anche all’impiego di tecniche e soluzioni con bassa “energia grigia”, puntando così a elevare la qualità ecologica del capitale tecnologico e a fare un uso circolare delle risorse. Non solo: va impiegata in modo più intenso la risorsa suolo e va ridotta drasticamente l’espansione urbana. L’ecologia deve entrare in città Per creare città resilienti e meglio adattabili al clima, occorre promuovere misure green, ovvero in grado di aumentare i servizi ecosistemici nei sistemi urbani e periurbani, che potenzino le reti ecologiche urbane, il capitale vegetale e la biodiversità. Nel tessuto urbano vanno realizzate nuove infrastrutture verdi e promosse soluzioni basate sulla natura per aumentare la qualità ambientale degli interventi. Significa anche ridurre il traffico veicolare privato e puntare di più a soluzioni di mobilità condivisa e a una maggiore valenza ecologica. Nelle città va ripensata, quindi, la mobilità in ottica sempre più sostenibile: a questo fine vanno aumentate le reti di percorsi e spazi pedonali, le piste ciclabili e gli spazi dedicati alla crescita dell’uso della bicicletta, promuovendo anche l’intermodalità, contando su linee di trasporto collettivo urbano e le reti del trasporto ferroviario metropolitano potenziate. A questo proposito si devono adottare i Piani Urbani della Mobilità Sostenibile (PUMS), che sono stati pensati proprio per migliorare l’efficacia e l’efficienza del sistema della mobilità e la sua integrazione con l’assetto e gli sviluppi urbanistici e territoriali. Nelle misure ecologiche non possono mancare le misure pensate per aumentare la capacità di gestione dell’acqua come risorsa strategica. Significa, tra l’altro, incentivare la raccolta e il riutilizzo dell’acqua piovana negli edifici e adottare forme e sistemi di depurazione e fitodepurazione delle acque di recupero, con integrazione degli spazi verdi urbani. Occorre anche utilizzare reti di depuratori con elevata qualità degli effluenti depurati e con trattamento-recupero dei fanghi generati. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento