Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Indice degli argomenti Toggle Città climate neutral e smart: la sfida della missione UEParma e Bergamo: due modi di essere città sostenibiliL’esempio di Parma: visione e contratto condivisiBergamo: più verde e mobilità sostenibile Essere città climate neutral significa raccogliere una sfida ambiziosa: raggiungere la neutralità climatica al 2030, comprovando quanto fatto per essere esempi per tante altre città europee. La Commissione Europea crede che sia un obiettivo possibile e per questo ha selezionato 100 città in Europa, di cui nove in Italia, fornendo le opportunità utili per assicurare che queste città fungano da poli di sperimentazione e innovazione per consentire a tutte le città europee di seguire l’esempio entro il 2050. Per l’Italia saranno Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino a guidare la sfida urbana alla decarbonizzazione e alla transizione ecologica. Pochi giorni fa, Parma ha presentato alla città il Contratto Climatico di Città nel novero della missione UE “Climate-Neutral and Smart Cities”. Parma è la seconda città italiana, dopo Firenze, ad averlo formalizzato. Si tratta di un risultato considerevole se si pensa che è un lavoro che nella città emiliana coinvolge 46 sottoscrittori, ma lo è ancora di più se si pensa che per rispettarlo si dovrà ridurre dell’85% le emissioni entro il 2030, attuando più di 130 azioni individuate. Bergamo sta lavorando a formalizzarlo nel 2024. Intanto però ha già messo a punto un nuovo Piano regolatore che prevede, tra le altre cose, una quota più ampia di territorio a vincolo parco e lavorando a rafforzare il trasporto pubblico nel segno della sostenibilità. Città climate neutral e smart: la sfida della missione UE Realizzare 100 città climate neutral e intelligenti entro il 2030 è oggetto della missione europea che fissa l’obiettivo di ridurre le emissioni e vuole fare da apripista ad approcci innovativi con i cittadini e le parti interessate. Per farlo, le città selezionate sono invitate a sviluppare contratti climatici di città (Climate City Contract), che devono comprendere un piano generale per la neutralità climatica in tutti i settori come energia, edilizia, gestione dei rifiuti e trasporti, insieme ai relativi piani di investimento. È un processo che intende basarsi su un punto essenziale: essere condiviso con i cittadini, gli enti di ricerca e il settore privato. Parma e Bergamo: due modi di essere città sostenibili Quanto ci sia bisogno di arrivare ad avere città climate neutral lo ricordano i dati. Le città contribuiscono in maniera determinante al cambiamento climatico. Come evidenziano le Nazioni Unite, le città consumano il 78% dell’energia mondiale e producono oltre il 60% delle emissioni di gas serra, pur rappresentando meno del 2% della superficie terrestre. Quindi, riuscire a trasformarle in centri urbani in poli “net zero” e dove si lavora in modo efficace alla transizione verde è forse il più significativo sforzo che tutto il mondo deve concretizzare per affrontare e ridurre gli effetti della crisi climatica. Gli obiettivi sono comuni, il modo di arrivarci differente e peculiare. Prendiamo Parma e Bergamo: già solo per caratteristiche sono molto diverse. Quella parmigiana si dispiega su una superficie di 260 kmq, che ne fanno il terzo Comune per estensione dell’Emilia Romagna; Bergamo si sviluppa su poco più di 40 kmq. L’esempio di Parma: visione e contratto condivisi Parma, come detto, ha già formalizzato il Contratto climatico territoriale, che ha visti coinvolti ben 46 attori. Come spiega il Comune attraverso una nota, le azioni saranno rivolte a diverse settori come: “mobilità e trasporti con l’elettrificazione del trasporto pubblico locale, potenziamento delle piste ciclabili, implementazione delle infrastrutture di ricarica con stazioni ultraveloci ed il tavolo tecnico mobilità sostenibile. In tema di politiche abitative azioni di riqualificazione e rigenerazione urbana”. Inoltre appronterà interventi mirati sia alla efficienza energetica che alla transizione, promuovendo la produzione di energia da fonti rinnovabili. A questo proposito la promozione del fotovoltaico è uno dei passi concreti: l’Amministrazione comunale ha individuato 81 aree di sosta adatte allo scopo di progettare degli impianti solari nei parcheggi pubblici. Tra le 130 azioni per ridurre dell’85% le emissioni inquinanti e climalteranti entro il 2030 figurano anche interventi su rifiuti e acque reflue. Lo stesso Comune di Parma ha scritto che già da gennaio 2024 si apriranno i tavoli tematici che raccoglieranno contributi utili alla costruzione delle direttrici del Piano d’Azione: ossia il programma strategico territoriale, di cui il Comune di Parma sarà capofila, per realizzare la roadmap verso il 2030. Come ha ricordato Gianluca Borghi, Assessore Sostenibilità Ambientale e Mobilità del Comune di Parma, in occasione di un recente convegno organizzato da RSE, «abbiamo ritenuto di dare coerenza all’impegno che ci eravamo assunti» fin dall’insediamento, avvenuto nel 2022. «Per prima cosa si è voluto rendere prioritario il tema carbon neutral e trasversale a tutta l’amministrazione. Abbiamo definito una cabina di regia tecnica e politica, assumendo la necessità di integrazione tra le politiche. È un obiettivo straordinariamente difficile, ma necessario da perseguire». La formalizzazione del contratto climatico, di cui si attende il via libera da Bruxelles, ha reso necessarie modifiche e ottimizzato alcuni passaggi, anche in termini di approccio alle procedure delle gare appalti in ottica PNRR. «Questo percorso non può essere un progetto unicamente politico-amministrativo, ma deve essere condiviso con il sistema sociale, economico, politico delle nostre città». Tra le azioni intraprese c’è anche l’analisi effettuata con droni del potenziale solare complessivo sui tetti, sui parcheggi a terra e in agrivoltaico al Comune di Parma. Inoltre si è proceduto al quadro conoscitivo dei consumi pubblici, dalle ASL all’edilizia residenziale pubblica per arrivare alle scuole, agli edifici pubblici e delle partecipate. «Abbiamo già introdotto innovazioni tecnologiche che ci consentono di regolare ci consentono di modificare ci consentono di sapere con precisione quello che sono punti di consumo insostenibile o non programmato, con interventi in regolazione dinamica». Sul territorio cittadino – ha ricordato lo stesso Borghi – si stanno attivando le comunità energetiche. Sempre a questo riguardo si sta lavorando alla individuazione di distretti di energia positiva. Il modello PED (Positive Energy Districts) implica una visione di urbanizzazione sostenibile basata su un nuovo modello di produzione e consumo di energia, di cui il modello delle CER è parte integrante. Bergamo: più verde e mobilità sostenibile L’Amministrazione di Bergamo si è impegnata a presentare alla Commissione Europea (entro marzo 2024) il proprio Climate City Contract. Intanto sta lavorando da tempo a rendere possibile l’obiettivo di essere una città climate neutral entro il 2030. A proposito di contratto climatico, esso «arriva in contemporanea con tutto il filone PNRR che vede la città al centro di un profondo cambiamento», ha affermato l’assessore all’ambiente e mobilità del Comune bergamasco, Stefano Zenoni, in occasione dello stesso evento. In tema di mobilità sostenibile si prevedono importanti interventi. È già in cantiere la realizzazione della seconda linea tranviaria, con la linea T2 che collegherà Bergamo a Villa d’Almè, in Val Brembana aggiungendosi alla linea T1 Bergamo – Albino che collega il centro urbano del capoluogo alla Valle Seriana. Inoltre ci sarà il raddoppio del passante ferroviario “Est-Ovest” «Sono le linee che attraversano la città; l’ipotesi – l’idea e il sogno – è che si possa essere un servizio metropolitano anche a scala locale». Un altro tema su cui si lavorerà in ottica di città climate neutral è l’urbanistica. A questo proposito va ricordato il nuovo PGT, che riduce sensibilmente gli interventi di cementificazione e prevede un incremento di 3,5 milioni di metri quadrati dell’estensione del Parco dei Colli, dando vita al Parco delle Piane Agricole, che si estenderà dalla Valle di Astino fino alla città di Bergamo, al confine con Torre Boldone. «Se si completasse, il Comune di Bergamo arriverebbe ad avere poco meno del 50% della superficie del Comune inserito in un parco regionale», ha sottolineato Zenoni. Il Climate City Contract ha nell’energia un altro presupposto di grande valore. A questo proposito si andrà a lavorare sul teleriscaldamento urbano, l’infrastruttura più importante. «Bergamo oggi conta su circa 35mila appartamenti equivalenti serviti dal teleriscaldamento, collegati a una rete centralizzata. È una quota importante, contando che la città potrebbe avere in tutto circa 80-85mila appartamenti equivalenti». Il teleriscaldamento oggi è alimentato per il 60% dalla termovalorizzazione dei rifiuti e per la restante quota da gas. «Su questo intendiamo lavorare per espandere la rete e decarbonizzare la produzione di calore del teleriscaldamento, operando sul ciclo dei rifiuti, cercando di ridurre la componente gas», ha ricordato Zenoni, non dimenticando le possibilità di lavorare a interventi di carbon capture da applicare al termovalorizzatore. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento