Creare le condizioni per avviare comunità energetiche montane costituisce una rilevante occasione in Italia, dove si contano 2.487 Comuni montani, che rappresentano un terzo (31,5%) del totale nazionale. Come poterlo fare è più complicato, perché le CER sono ancora poco comprese, ancor più nelle piccole realtà.
In montagna questa è la normalità: nove Comuni su dieci contano meno di 5mila abitanti. Come riuscire, allora, a cambiare le cose, contribuendo alla transizione energetica in montagna? Con la giusta comunicazione, la condivisione degli intenti e con la tecnologia. Su questi punti forti è nata Alpinvision, startup trentina fondata da un ingegnere energetico (Mattia Dallapiccola, CEO) e da un ingegnere ambientale (Filippo Segata, COO). I due hanno fondato nel 2022 questa realtà che si pone, come obiettivo, di supportare la diffusione delle comunità energetiche mediante strumenti digitali innovativi, modelli collaborativi e un impegno sociale.
Alpinvision è più di una piattaforma: intende creare ecosistemi locali in cui l’energia (da fonti rinnovabili) diventa un bene condiviso. Dalla fondazione a oggi hanno già costituito 14 progetti.
Creare comunità energetiche montane dal nulla
L’idea di Alpinvision è nata tre anni fa, quando pareva che stessero concretizzandosi decisioni normative sulle comunità energetiche. I tempi, come sappiamo, sono stati più lunghi: il decreto CER è entrato in vigore nel 2024.
«Abbiamo iniziato a sviluppare un software rivolto al gestore delle comunità energetiche montane. La nostra missione è creare le condizioni per piccole realtà, nelle quali la comunità energetica si sovrappone alla comunità reale, in modo tale da renderle autonome e, soprattutto, farle diventare un motore di sviluppo sostenibile a livello locale, nel pieno rispetto formale delle CER promosso dalle direttive UE e dalla legislazione».
Come spiegano i due co-fondatori, i problemi principali delle Comunità Energetiche Rinnovabili sono tre: avvio, gestione e crescita. «Il nostro software e i nostri servizi accompagnano la Comunità Energetica in tutte e tre le fasi, riducendo i costi e massimizzandone l’impatto».
A livello tecnologico, i due fondatori hanno messo a punto un software in cloud, accessibile al gestore della comunità energetica, nel quale viene messo a disposizione una suite di strumenti rivolti a efficientare tutti i processi nei quali il gestore è coinvolto. Essi riguardano la gestione delle anagrafiche, l’ingresso dei nuovi soci, la digitalizzazione della parte di onboarding in modo da agevolare anche l’entrata e l’uscita dei soci che per le CER deve essere libera.
«A questo punto, viene creato un modello energetico della comunità, che va poi ad alimentare il know-how a disposizione del gestore, che deve fare un’attività di bilanciamento della produzione e dei consumi». Tra gli strumenti a disposizione c’è anche quello riguardante la reportistica, «sulla quale noi puntiamo molto come strumenti di comunicazione all’interno della comunità energetica e verso l’esterno. Così, è possibile comunicare in modo efficace cosa fa la CER, come è composta a livello di governance, e quali sono gli impatti a livello sociale e locali di cui si occupa», specifica Dallapiccola.
Primo passo: spiegare bene cos’è una CER
Ancora prima di arrivare alla definizione delle comunità energetiche montane c’è la necessità di far comprendere cosa sia una CER e che opportunità si possono generare.
«Come Alpinvision ci siamo lanciati inizialmente in un mercato dove non esistevano clienti. Pertanto abbiamo attivato una serie di progetti di supporto alla pubblica amministrazione che si proponeva come facilitatrice alla nascita di comunità energetiche. Quindi, abbiamo avviato un percorso in cui la nostra startup fungeva da facilitatrice e aggregatice. In tale contesto, sono state attivate le campagne di informazione e di sensibilizzazione sul tema delle comunità energetiche, spiegando le opportunità che le comunità energetiche rinnovabili possono generare in favore alle realtà territoriali come le piccole comunità montane e rurali», specifica Dallapiccola.
Sono stati necessari appuntamenti con la popolazione, promossi dagli enti locali. Cooperazione Trentina è stata partner e partecipante attivo alle serate organizzate e promosse da Alpinvision.
«Nel momento in cui sono stati attivati questi gruppi, ci siamo mossi nella direzione di concretizzare l’idea. Abbiamo, così, svolto l’analisi e la stesura degli statuti, avviato le procedure di costituzione delle comunità energetiche, la stesura dei regolamenti per la ripartizione e l’utilizzo degli incentivi, anche per l’impatto sociale. A quest’ultimo riguardo, abbiamo anche coinvolto un assistente sociale che va a completare l’offerta, che alla parte energetica e tecnica, comprende anche quella sociale, sotto forma di progetti specifici, ma anche di attività dedicate a ridurre la povertà energetica».
Tecnologia al centro della startup per favorire il rilancio delle comunità montane
La parte software è il cuore tecnologico dell’offerta di Alpinvision: mette a disposizione degli strumenti che agevolano le attività, oggi presenti nella piattaforma proprietaria in modo da ripetere la stessa attività su quante più comunità energetiche possibili, dando anche la possibilità ad altri gestori di CER di replicare lo stesso percorso.
Alpinvision si occupa di creare CER, indipendentemente che siano comunità energetiche montane, anche se la loro origine trentina agevola il percorso in montagna.
«Siamo partiti dalla zona del Trentino e dalle piccole comunità, quasi sempre accomunate dalla volontà di rendere la comunità energetica una leva per lo sviluppo sostenibile a livello locale, sostenendo anche le Pmi, contrastando l’abbandono dei piccoli borghi e, nello specifico, i borghi di montagna. La nostra idea iniziale si è poi evoluta e oggi ci rivolgiamo non solo alle piccole comunità, ma anche a partner industriali che operano sui territori più vasti. Tuttavia, il nostro nome e la volontà di dare supporto anche alle comunità più piccole rimane parte integrante della nostra mission», specifica il Ceo di Alpinvision. Lui stesso – racconta – proviene da un piccolo paese di montagna, in cui nessuno parlava di comunità energetiche. «Avevamo la sensazione che l’opportunità delle CER stesse scemando per i piccoli borghi. Per questo volevamo supportare la comunità in cui vivevamo. E quindi abbiamo fondato la startup. I decreti sono arrivati in ritardo, ma nel frattempo abbiamo recuperato terreno rispetto ad altri attori più importanti. Siamo riusciti a proporci nel 2023 con un prototipo del nostro software, utilizzato dalle prime comunità energetiche fin da subito. Quindi abbiamo sempre avuto un rapporto di vicinanza, di affinità con le piccole comunità montane».
I punti forti della startup
L’essere nati e aver favorito l’avvio di comunità energetiche montane è il principale elemento costitutivo di Alpinvision, il cui principale pregio è di essere vicini alle comunità e di comprenderne a fondo i bisogni e le necessità. L’aver svolto attività di ricerca, dedicandosi allo sviluppo di modelli per la simulazione è stato un indubitabile vantaggio per Mattia Dallapiccola, unito alla competenza di Filippo Segata, che ha lavorato per più di 5 anni in una software house che sviluppava un software dedicato al fotovoltaico utility scale.
Attualmente il software messo a punto dalla startup trentina è utilizzato da 12 comunità energetiche, per lo più in provincia di Trento. Altre due sono CER a livello nazionale; due, invece, gestite da società di ingegneria, in Friuli Venezia Giulia e in Veneto. «In realtà stiamo seguendo qualche CER in più che in questo momento non utilizza ancora il software, ma che stiamo accompagnando verso l’operatività. Oltre a questo stiamo anche supportando cinque comunità energetiche all’interno del progetto “Attivare le Cers”, promosso da Fondazione Caritro, il cui obiettivo è accompagnare comunità energetiche solidali, da uno stadio embrionale a un’operatività effettiva.
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