Crescono i Comuni che scommettono sulle Comunità Energetiche

Promuovere la produzione di energia rinnovabile e favorire lo sviluppo di nuovi modelli per la distribuzione e il consumo della stessa: le CER sono un prezioso alleato per una concreta transizione energetica. Crescono gli esempi in Italia, con nuove opportunità per amministrazioni, associazioni, imprese e cittadini.

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Crescono i Comuni che scommettono sulle Comunità Energetiche Rinnovabili

Le Comunità Energetiche Rinnovabili, abbreviate in CER, prevedono l’aggregazione di più soggetti, sia pubblici che privati, per produrre e condividere energia rinnovabile, favorendo quanto più possibile l’autoconsumo. Si parla, in particolare, di autoconsumo collettivo, in quanto l’energia generata con gli impianti dei soggetti produttori, viene ridistribuita tra tutti i membri della CER, facendo combaciare al meglio la produzione con la domanda.

Si punta molto sulle Comunità Energetiche Rinnovabili proprio perché rispondono perfettamente all’esigenza di aumentare la produzione di energia rinnovabile e ridurre la dipendenza da altre fonti energetiche. Un obiettivo primario non solo per l’Italia, ma per l’intera Europa, che punta a maggior sostenibilità, ma anche ad una maggior indipendenza energetica, soprattutto alla luce degli eventi di natura geopolitica che hanno caratterizzato questi ultimi anni.

Normativa di riferimento e le regole “base” delle CER

Le Comunità Energetiche sono state introdotte in Italia con il Decreto Milleproroghe 162/2019, in conformità a quanto previsto dalla Direttiva Europea RED II, ossia la Direttiva 2018/2001/UE. In seguito, il D.M. 414/2023, conosciuto anche come Decreto CER o CACER, ha regolato la materia relativa agli incentivi previsti per la condivisione di energia rinnovabile e, quindi, per le Comunità Energetiche.

Sono note e definite, pertanto, anche tutte le modalità da seguire per fondare una CER, che di fatto si identificano in un soggetto giuridico, essenziale per la costituzione legale della stessa, regolato da un atto costitutivo e uno statuto.

Normativa di riferimento e le regole “base” delle CER

Una Comunità Energetica, inoltre, deve essere ben progettata, valutando le aree disponibili per l’installazione degli impianti e i possibili consumatori coinvolti. Chi partecipa alla CER rimane al contempo un “consumatore tradizionale”, con allaccio alla rete elettrica e un contratto con un fornitore di energia, selezionato dal libero mercato. I soggetti ammessi sono enti pubblici o autorità locali, enti territoriali, enti di ricerca e formazione, enti religiosi e del terzo settore, persone fisiche e anche PMI. Sono escluse, invece, le grandi imprese.

Per comprendere meglio tutte le dinamiche connesse alla costituzione di una CER, si approfondisce di seguito un esempio concreto, che riguarda la costituzione di 8 CER in provincia di Cremona.

Nuove CER: il caso delle Comunità Energetiche Rinnovabili nel territorio cremasco

In provincia di Cremona, sono state recentemente costituite 8 Comunità Energetiche Rinnovabili, che vedono tra i soci fondatori 53 Comuni e 3 Diocesi.

La costituzione delle 8 CER, a cui a breve se ne aggiungerà una nona, è stata possibile grazie al supporto tecnico, operativo ed economico di Consorzio.it, una società (SpA) in house, partecipata dai Comuni del Cremasco, che agisce come braccio operativo degli enti soci nei settori più innovativi della pubblica amministrazione, dalla transizione digitale a quella ambientale, dalla gestione di bandi, progetti ed appalti alla transizione energetica.

È in quest’ultimo ambito che è nato e si è concretizzato il progetto delle Comunità Energetiche Rinnovabili del territorio Cremasco, una sorta di grande CER potenzialmente aggregante per oltre 160.000 cittadini che ha l’obiettivo di produrre, condividere e consumare energia rinnovabile localmente.  Le CER del Cremasco, costituite tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, si stanno ora aprendo alla partecipazione attiva di cittadini e imprese.

Gli obiettivi di una CER sono di diversa natura. Chiaramente si cerca di generare un ritorno economico per i soci membri, siano essi produttori o consumatori, ma anche di contrastare la povertà energetica, grazie anche al coinvolgimento di Comuni e Parrocchie. Gli incentivi, poi, possono essere reinvestiti per la realizzazione di nuovi impianti e progetti qualificanti sul territorio, che favoriscano l’ecosostenibilità.

Come funziona una Comunità energetica rinnovabile
Come funziona una CER – Fonte Consorzio.it

Le CER del cremasco, in particolare, mirano ad arrivare a 13.000 MWh/anno di energia prodotta condivisa e a un milione e mezzo di euro di contributi economici annui generati.

Bruno Garatti, ingegnere energetico e Amministratore Delegato di Consorzio.it

Il percorso per arrivare a questo traguardo richiede tempo e anche il primo e fondamentale passo, quello della costituzione delle CER, è stato sicuramente sfidante.

Lo racconta l’ingegnere energetico e Amministratore Delegato di Consorzio.it Bruno Garatti.

 

Progettare e dar vita a una CER può richiedere di superare alcuni ostacoli. Nel caso delle Comunità Energetiche cremasche quali sono state le principali difficoltà che avete incontrato?

Uno degli ostacoli più rilevanti che abbiamo incontrato lungo il percorso di realizzazione delle CER è stato innanzi tutto connesso all’incertezza e al ritardo normativo vissuto nella fase iniziale. Sebbene l’Italia avesse recepito le direttive europee, la cornice legislativa è stata spesso in evoluzione, con regolamenti frammentati e di difficile interpretazione. Tanto è vero che, per esempio, per quanto riguarda i contributi PNRR a sostegno degli impianti da inserire nelle CER si sta già definendo una proroga dei termini in quanto i ritardi iniziali non hanno di fatto consentito di utilizzarli, se non in minima parte.

Si apre, poi, tutto il tema connesso alle tecnologie necessarie al funzionamento delle CER. È essenziale implementare sistemi avanzati di smart metering per misurare in tempo reale la produzione e il consumo di ogni membro della comunità così da garantire il monitoraggio e il bilanciamento energetico, senza naturalmente trascurare le piattaforme digitali di gestione dell’energia, il cui utilizzo è indispensabile.

Quali sono i requisiti tecnici e burocratici per aderire a una CER?

Il requisito principale per entrare a far parte di una CER è essere collegati alla stessa cabina primaria.

Quali sono i requisiti tecnici e burocratici per aderire a una CER?

Si può entrare in una CER come:

  • consumer: rientrano in questa categoria i soggetti che non possiedono alcun impianto di produzione di energia, ma che hanno una propria utenza elettrica, i cui consumi possono essere in parte coperti dall’energia elettrica rinnovabile prodotta dagli altri membri della comunità. Rientrano in tale casistica anche gli utenti cosiddetti “vulnerabili” e le famiglie a basso reddito.
  • producer: sono i cosiddetti produttori, ovvero cittadini e imprese che dispongono di un impianto per esempio fotovoltaico e che producono energia elettrica da fonti rinnovabili immettendola nella rete elettrica per condividerla.
  • prosumer: in questa categoria rientrano i soggetti produttori (ovvero cittadini e aziende che possiedono un impianto di produzione da fonte rinnovabile) che sono anche consumatori, cioè producono energia per soddisfare i propri consumi e condividono quella in eccesso con il resto della comunità.

E per quanto riguarda gli impianti?

Tutti gli impianti alimentati da fonti rinnovabili possono essere inseriti in una CER se hanno potenza non superiore a 1 MW e sono entrati in esercizio successivamente alla regolare costituzione della CER.

Gli impianti da progettare in una CER

Sono inclusi gli impianti fotovoltaici, ma è possibile inserire nelle CER altri tipi di impianto da fonti rinnovabili come per esempio idroelettrico, ed eolico.

Se ne parla molto, ma ancora oggi molti cittadini non sono bene informati sui meccanismi di funzionamento e sui vantaggi che derivano dall’adesione alle CER. Quanto incide la scarsa informazione sulla loro diffusione?

La scarsa conoscenza rispetto ai benefici e al funzionamento delle Comunità Energetiche Rinnovabili rappresenta certamente un ostacolo cruciale: molti cittadini percepiscono le CER come un concetto complesso e distante dalla realtà quotidiana, sottovalutando i vantaggi economici (riduzione della spesa energetica), ambientali (minore dipendenza da fonti fossili) e sociali (la CER è anche un modo per aiutare le famiglie in difficoltà e investire nei progetti locali) di queste progettualità. È per questo che per le 9 CER del Cremasco abbiamo avviato una campagna di comunicazione strutturata e capillare che, attraverso strumenti multicanale (assemblee pubbliche, flyer informativi, social network, sito web, contact center, ecc…) ci ha permesso di raggiungere la totalità dei cittadini dei comuni coinvolti e arrivare, allo stato attuale, già a oltre 1.500 domande di adesione. 

Chi sono i migliori soggetti promotori?

Nel nostro caso sono stati preziosi alleati i Comuni fondatori nonché le Diocesi e le Parrocchie, ma anche gli stessi cittadini che hanno preso parte alle nostre assemblee informative che con il ‘passaparola’ hanno contribuito a rendere più capillare la diffusione delle informazioni relative alle CER e alle modalità di adesione.

 

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