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Indice degli argomenti Toggle L’Italia delle alluvioniConsumo di suolo e cementificazioneImpatto del consumo di suolo e degrado del territorioRun-off: superfici impermeabili e scorrimento delle acqueStrategie ambientali: superfici permeabili, verde e alberiNBS: le soluzioni dalla naturaBibliografia: In tutto il mondo sono sempre più frequenti fenomeni di alluvioni, frane, e allagamenti di città e paesi che producono ingenti danni, feriti e, talvolta, anche vittime. Spesso combinazione dell’esondazione di torrenti e fiumi, straripamenti di fognature e allagamenti superficiali, rappresentano il fallimento delle politiche – errate – nella gestione del territorio. Una gestione che pecca di lungimiranza, vocata alla risoluzione delle emergenze, piuttosto che alla prevenzione. Le alluvioni di questi giorni in Emilia, ci pongono degli interrogativi sull’origine delle cause. Se siano fatalità a cui ci si deve adattare o se è possibile mettere in atto interventi e strategie per arginarne gli effetti e ridurli fino ad azzerarli. Si stima che mettere l’Italia al sicuro dalle alluvioni servono 26 miliardi. L’Italia è un territorio fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico: terremoti, frane e alluvioni sono fenomeni diffusi, ricorrenti e pericolosi. E le città, le aree urbane sono quelle più vulnerabili. Qui infatti gli effetti dei cambiamenti climatici per via dell’inquinamento dovuto alle attività umane e al traffico (smog, CO2, particolato, biossido di azoto…) e il consumo di suolo (cementificazione e impermeabilizzazione dei suoli) uniti ai correlati fenomeni delle “isole di calore urbane”, temperature elevate e rischio idraulico creano le condizioni fertili perché gli eventi climatici estremi si manifestino con la massima intensità, provocando i maggiori danni. Ed è qui che occorre tempestivamente intervenire, attraverso la cura del verde e la vegetazione, restituendo il suolo all’ambiente naturale. E attuando tutte quelle misure sostenibili, quelle strategie ambientali che vanno sotto il nome di “soluzioni basate sulla natura” o NBS (Natural-Based Solutions). L’Italia delle alluvioni L’Italia non è nuova a fenomeni di alluvioni e inondazioni ma, anche a causa dei cambiamenti climatici, negli ultimi anni le piogge torrenziali – causa di frane, allagamenti esondazioni di fiumi -sono sempre più frequenti. Da eventi eccezionali e sporadici, sono ormai la regola e, ogni anno non delude. Solo negli ultimi 4 anni, dal 2020 ad oggi, grandi alluvioni e frane hanno travolto la Penisola da Nord a Sud dello Stivale: Sicilia e Calabria, Piemonte, Marche, Emilia Romagna le regioni devastate. Alluvioni degli ultimi 4 anni: Emilia 2023, Marche 2022, Sicilia 2021, Piemonte 2020. Dobbiamo purtroppo abituarci a questi eventi climatici estremi, che sono e saranno sempre più frequenti. Stando ai dati dell’ultimo Report realizzato dall’Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpi-CNR), negli ultimi cinquant’anni (fra il 1972 e il 2021) frane e inondazioni hanno provocato 1.610 morti (di cui 42 dispersi), 1.875 feriti e oltre 300 mila evacuati e senza tetto. Nessuna Regione esclusa. Statistiche degli eventi di frana e di inondazione con vittime nel periodo 1972-2021 (fonte: Irpi-CNR) È ormai opinione diffusa che è in corso un processo di tropicalizzazione: il clima mediterraneo sta mutando, diventando sempre più simile a quello tropicale. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha realizzato una mappatura del territorio italiano, individuando la percentuale di territorio interessato da aree allagabili per i tre scenari di probabilità di alluvione: alta o HPH (High Probability Hazard); media o MPH (Medium Probability Hazard); bassa o LPH (Low Probability Hazard). Aree allagabili del territorio italiano (Mosaicatura Ispra 2020) Se la causa delle piogge estreme è da imputare a fenomeni globali di più ampia portata, come i cambiamenti climatici, i loro effetti sul territorio – esondazioni, frane, allagamenti – vanno ricercati nelle peculiarità locali dove tali eventi si manifestano. Ovvero, nel caso delle città emiliane come di molti centri urbani, la causa principale è imputabile al consumo di suolo. Anche i suoli agricoli sono in pericolo: l’agricoltura di tipo intensivo, legata all’uso di fertilizzanti e pesticidi, inquinando il terreno, contribuisce a deturparne le sue funzioni naturali. “L’introduzione di contaminanti nel suolo può danneggiare o distruggere alcune o diverse funzioni del suolo e provocare una contaminazione indiretta dell’acqua”, Commissione delle Comunità Europee, 2002. Consumo di suolo e cementificazione Con il termine “suolo” si intende il sottile mezzo poroso e biologicamente attivo che rappresenta “lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, organici, acqua, aria ed organismi viventi. Rappresenta l’interfaccia tra la litosfera, l’aria e l’acqua ed ospita gran parte della biosfera” (Commissione Europea, 2006). Comune di Grugliasco (TO): costruzione di un fabbricato e di un piazzale/parcheggio (circa 3 ettari), tra il 2020 e il 2021 (SNPA) Il consumo di suolo è, secondo la definizione data da Ispra, “un processo associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile, dovuta all’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale con una copertura artificiale. È un fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali ed è prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio.” Il consumo di suolo in Italia (fonte: ISPRA) Il consumo di suolo prosegue in Italia a ritmo incessante. Secondo gli ultimi dati relativi al 2021, del report realizzato dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) formato dall’Ispra e dalle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle regioni e delle province autonome, nel 2021 cresce ancora ad una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, pari a quasi 70 kmq di nuove coperture artificiali in un solo anno. In testa, Veneto, Lombardia, Puglia ed Emilia Romagna, sono le Regioni italiane più “mangerecce”, che consumano più suolo. Impatto del consumo di suolo e degrado del territorio Il consumo di suolo ci restituisce un quadro dell’antropizzazione urbana dei territori che è correlata all’impermeabilizzazione dei suoli, delle aree “cementificate” rispetto a quelle naturali a verde. E ne suggerisce lo stato di degrado. Ispra ha conteggiato l’impatto del consumo di suolo come danni economici in 3,6 miliardi di euro all’anno, derivanti da perdita di produzione agricola e legname, l’aumento di run-off, maggiore CO2 da smaltire (poiché diminuisce la capacità di stock, rispetto allo stesso suolo coperto di alberi). Impatto del consumo di suolo in Italia (fonte: ISPRA) Dobbiamo presto invertire la rotta. La valutazione del degrado del territorio, strettamente legata alla perdita di servizi ecosistemici che un suolo sano è in grado di offrire, permette di avere un quadro completo dei fenomeni che impattano sulla funzioni del suolo e che limitano la capacità di “combattere la desertificazione, ripristinare terreni degradati e suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, per realizzare la neutralità del degrado del territorio (Land Degradation Neutrality – LDN)” e di “far diventare più inclusive, sicure, resilienti e sostenibili le città” entro il 2030, come previsto dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile definiti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Run-off: superfici impermeabili e scorrimento delle acque Runoff è il termine inglese che tradotto in italiano significa letteralmente deflusso, dilavamento, ruscellamento. E sta ad indicare quel particolare fenomeno dello scorrimento superficiale delle acque che accade quando le acque meteoriche cadendo a terra incontrano una superficie impermeabile che ne impedisce la filtrazione nel terreno in profondità, fino alla falda sotterranea. Evidente che il run-off sia tipico delle grandi città, delle aree fortemente urbanizzate. Centro urbano e campagna, differenze: runoff, evapotraspirazione, infiltrazioni superficiali e profonde. L’impermeabilizzazione (o sigillatura) del suolo (soil sealing), all’origine del runoff, è determinata dalla copertura del terreno con materiali “impermeabili” – come il cemento – che inibiscono parzialmente o totalmente le possibilità di esplicare le proprie funzioni vitali. La problematica è principalmente concentrata nelle aree metropolitane, dove è più alta la percentuale di suolo coperta da costruzioni, e nelle aree interessate da strutture industriali, commerciali e infrastrutture di trasporto, ma un effetto simile si riscontra anche nelle aree adibite ad agricoltura intensiva a causa della formazione di strati compattati. Superficie permeabile e impermeabile, differenze: runoff o deflusso superficiale, evaporazione, infiltrazione alla falda. L’impermeabilizzazione, oltre a ridurre l’infiltrazione delle acque, impedisce l’evapotraspirazione e diminuisce l’umidità del suolo che, non più in grado di funzionare da serbatoio, riduce anche la capacità di ricarica delle falde acquifere. Strategie ambientali: superfici permeabili, verde e alberi Poche superfici impermeabili equivale ad avere un suolo sano, forte e resiliente. La sua fragilità territoriale è direttamente proporzionata all’urbanizzazione, alla cementificazione, alla sottrazione della terra alla natura. Per riequilibrare le funzioni vitali e la capacità idrica di un suolo fortemente compromesso a causa dell’urbanizzazione, il primo e più efficace intervento da compiere sarebbe per l’appunto quello di decementificare quelle superfici – almeno in parte – per restituirle vergini alla natura, così com’erano. O sostituirle con apposite pavimentazioni permeabili. Strategie ambientali: superfici permeabili e nuovi alberi come strumenti di contrasto al run-off e all’isola di calore. La riduzione dell’impermeabilità dei suoli, gli spazi verdi e la piantumazione di nuovi alberi ha effetti positivi sulla gestione delle acque meteoriche, la riduzione dell’inquinamento aereo e la mitigazione dell’effetto “isola di calore”. La gestione sostenibile delle acque urbane deve prevedere opportuni sistemi di drenaggio che consentano il controllo del deflusso delle acque attraverso i due parametri chiave: velocità e quantità. E il corretto dimensionamento, unito ad una costante manutenzione dell’impianto fognario – prevedendo ove possibile una separazione tra acque piovane e acque reflue – può evitare la fuoriuscita delle acque per superata capacità di contenimento. Problema che spesso va a sommarsi al fenomeno del runoff. Più in generale occorre pianificare una più ampia rigenerazione urbana, attraverso una serie di interventi e strategie da mettere in atto su vasta scala. Sono le cosiddette “soluzioni basate sulla natura” o NBS (Nature-Based Solutions). NBS: le soluzioni dalla natura Il termine Nature-Based Solutions o NBS, apparso per la prima volta all’inizio degli anni 2000, intendeva promuovere la natura quale soluzione alla sfida dei cambiamenti climatici in atto. Il primo e principale promotore delle NBS è l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura o IUCN – la più grande organizzazione globale che riunisce istituzioni politiche e della società civile, di oltre 160 Paesi nel Mondo – che, nel 2016, le ha definite come “azioni per proteggere, gestire in modo sostenibile e ripristinare gli ecosistemi naturali e modificati che affrontano le sfide della società in modo efficace e adattivo, a beneficio simultaneo delle persone e della natura”. Nature-Based Solution o NBS (fonte: IUCN) In altre parole, sono degli interventi che usano la natura per generare benefici per la comunità di tipo ambientali, sociali, ed economici. Tra le possibili strategie da adottare, abbiamo le seguenti: Tetti e pareti verdi (la costruzione di uno strato di terreno sul tetto per creare una superficie che riduca il deflusso superficiale o runoff) Pavimenti permeabili (superficie dura per camminare o guidare, che consente altresì all’acqua piovana di infiltrarsi nel terreno o nel deposito sotterraneo) Sistemi di raccolta dell’acqua piovana (per raccogliere e immagazzinare la pioggia per il riutilizzo) Sistemi di bioritenzione, giardini della pioggia (per raccogliere il deflusso in uno stagno superficiale temporaneo prima che filtri attraverso la vegetazione e il terreno sottostante) Canali vegetati, bacini di detenzione, stagni di ritenzione e zone umide (per rallentare il flusso dell’acqua, immagazzinare e trattare il deflusso drenandolo attraverso il sito, incoraggiando la biodiversità) Canali e bacini di infiltrazione (promuovere l’infiltrazione come mezzo efficace per controllare il deflusso e sostenere la ricarica delle falde sotterranee) Alberi (per catturare l’acqua piovana fornendo anche evapotraspirazione, biodiversità e ombra) Questi interventi possono essere messi in opera, uno o più alla volta, a seconda della necessità e del problema specifico da risolvere (isola di calore urbana, biodiversità, inquinamento, gestione sostenibile delle acque). L’architettura sostenibile, la bioedilizia, la corretta gestione dei rifiuti, l’uso dei materiali naturali e del legno, l’agrivoltaico, l’economia circolare e le comunità energetiche rinnovabili vanno in questa direzione. Certo, peccato per il Superbonus che è morto e risorto in una forma depotenziata al 90% dal 2023, poteva essere davvero un valido strumento per rendere più efficienti e sostenibili le nostre città. Le amministrazioni delle maggiori città europee (Amsterdam, Rotterdam, Copenaghen, Malmö …) hanno già da tempo elaborato strategie che adottano le NBS per la transizione verso la resilienza della sfida ai cambiamenti climatici. Bibliografia: Augè M., Tra i confini. Città, luoghi, interazioni., Mondadori, Milano 2007 Benevolo L., Storia della città, Laterza, Roma 1976 ISPRA, Atlante dei dati ambientali, Ed. 2023 Nazioni Unite, Agenda 2030, settembre 2015 SNPA, Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, Ed. 2022 Provincia Autonoma di Bolzano, Linee guida per la gestione sostenibile delle acque meteoriche, 2008 Tafuri M., Progetto e utopia. Architettura e sviluppo capitalistico, Laterza, Roma 2007 Gardi C.; Dall’olio N.; Salata S., L’insostenibile consumo di suolo, 2013 Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento