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Tra alcuni giorni i cantieri torneranno a riaprire i cancelli. Ma con quali condizioni di sicurezza? Politecnica, società di ingegneria, ha definito una serie di protocolli in relazione alle dimensioni e alla tipologia dei luoghi di lavoro. Da adattare sul luogo di lavoro con il concorso delle imprese. Ecco come funziona Un cantiere di Politecnica (la foto risale a prima dell’entrata in vigore del decreto ministeriale del 4 marzo scorso) Indice degli argomenti: I contenuti del protocollo Parla Stefano Caccianiga, socio di Politecnica che si occupa anche di sicurezza Che sia il 4 maggio o addirittura prima ancora non si sa, ma la data di riapertura dei cantieri edili congelati per il Coronavirus è ormai vicina. A certe precise e inderogabili condizioni, i lavori fermi da settimane potranno riprendere. Nell’attesa, per non stare con le mani in mano, progettisti, direttori dei lavori, coordinatori della sicurezza in cantiere e titolari di impresa hanno analizzato la nuova situazione alla luce del decreto del presidente del consiglio dei ministri del 22 marzo (il cosiddetto Chiudi Italia) e del Protocollo che imprese e sindacati hanno firmato lo scorso 25 marzo (il documento è stato sottoscritto da Ance, dalle organizzazioni datoriali degli artigiani e delle cooperative di produzione lavoro e servizi e dai sindacati di categoria; nda). Chi si è mossa per tempo è la società di ingegneria Politecnica che, alcuni giorni fa, ha reso pubblica la notizia della predisposizione di protocolli specifici di cantiere e di moduli formativi corredati da check-list di applicazione. Lavori nei cantieri seguiti da Politecnica A causa del Covid 19, nulla sarà più come prima (almeno per un po’ di tempo) e questo varrà anche per il lavoro che si svolge all’interno dei cantieri edili di tutt’Italia che dovranno rispettare le indicazioni contenute nel provvedimento governativo e negli accordi siglati tra le parti sociali. Il lavoro nei cantieri dovrà quindi avvenire nella massima sicurezza e nel pieno rispetto degli standard di salvaguardia della salute delle persone impiegate dalle imprese. I contenuti del protocollo Non si tratta solo di introdurre nei luoghi di lavoro quei sistemi di controllo che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi di emergenza sanitaria: misurazione della temperatura con il termo-scanner, mascherine protettive e guanti in lattice, distanziamento sociale, spazi adeguati per la mensa, gli spogliatoi e i servizi igienici per impiegati e dipendenti, presidi per l’igiene personale, oltre ovviamente ai tradizionali dispositivi di protezione individuale obbligatori per legge. I protocolli messi a punti da Politecnica vanno oltre: sviluppano infatti specifici documenti contenenti le prescrizioni di sicurezza per tutti i cantieri in cui la società opera, ciascuno di questi realizzato ad hoc, tenendo conto delle specificità della singola area di lavoro e del contesto territoriale, non solo recependo le disposizioni ministeriali in tema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, ma ampliandole e interpretandole per una loro migliore applicazione. I protocolli vanno però implementati con accortezza. Per questo la società di progettazione ha sviluppato procedure di verifica del rispetto delle regole attraverso specifiche check-list di controllo, utilizzate dai coordinatori della sicurezza che sul posto illustrano e fanno formazione sulle nuove procedure da rispettare. Il lavoro che Politecnica ha prodotto è stato realizzato ascoltando le imprese impegnate nei luoghi di lavoro in cui la società modenese è coordinatore della sicurezza in cantiere e facendo presente ai titolari delle imprese stesse l’importanza delle prescrizioni contenute nel protocollo in quanto, il mancato rispetto potrebbe portare al blocco preventivo da parte delle autorità. Per cercare di capirne di più, Infobuild ha intervistato Stefano Caccianiga che si occupa della sicurezza in cantiere. Parla Stefano, Caccianiga, socio di Politecnica che si occupa anche di sicurezza «Siamo partiti dal decreto del governo e dal protocollo firmato dalle parti, con l’obiettivo di arrivare a definire un piano di emergenza Covid da adattare alle specifiche esigenze del cantiere, vale a dire in base alle dimensioni, alla tipologia di opere da realizzare e all’organizzazione dei lavori – afferma Caccianiga -. Assomiglia a un piano della sicurezza, che, com’è noto, non può essere generico, ma deve essere tarato sulle specifiche esigenze dei singoli luoghi di lavoro. Il nostro è un documento specifico, che si adatta al tipo di cantiere su cui si interviene: dai grandi ai piccoli. Ad esempio, un grande cantiere dotato di tornello e badge di accesso permette di installare un termo-scanner all’ingresso e di registrare in automatico le temperature degli operai. Una cosa impossibile solo da pensare nei cantieri di piccole dimensioni». Il protocollo base, definito a tavolino, viene poi adattato dai singoli responsabili di cantiere in base alla specifica situazione. «È fondamentale che il protocollo venga condiviso con l’impresa di costruzioni – continua il responsabile della sicurezza di Politecnica -: se quest’ultima non è in grado di recepire o ha un obiettivo differente, occorre arrivare comunque a un documento condiviso. Noi il protocollo lo applicheremo in tutti i cantieri dove siamo coordinatori in fase di esecuzione, quindi nei cantieri già avviati e poi sospesi. L’abbiamo predisposto e fatto arrivare alle imprese con cui lavoriamo per consentire loro di produrre protocolli specifici ed essere così pronti alla ripresa dei lavori. Un esempio? Ci sono lavorazioni in un cantiere che possono ingenerare problemi di mancato rispetto delle distanze di sicurezza, penso a uno scavo a cielo aperto: in questo caso è più facile rispondere alle richieste di sicurezza. Se invece siamo alle prese con una lavorazione in un ambiente chiuso, su un trabattello a dieci metri di altezza, è evidente a tutti che si pone il problema della possibile interferenza e quindi di trasmissione del contagio. La scheda di rischio evidenzia una serie di lavorazioni standard ed entra nel merito di ciò che l’impresa nello specifico deve valutare. Da lì nascono le risposte delle singole imprese alle indicazioni generali che noi specifichiamo. Alla fine il nostro compito è operare sia una verifica formale dei documenti sia un controllo sul posto, che com’è noto avviene periodicamente. Le incoerenze rispetto al protocollo vengono segnalate e, nel caso in cui non vengano ottemperate, procediamo a verbalizzare». Non appena verrà dato il via libera, Politecnica è pronta ad applicare i protocolli nei cantieri in cui la società è attualmente impegnata. Tra questi quelli per la realizzazione del nuovo Campus del Policlinico San Matteo di Pavia dell’Università degli Studi di Pavia, dell’ampliamento dell’ospedale Santa Maria Annunziata di Firenze, del nuovo ospedale di Pordenone e del nuovo Meyer Health Campus e del Family Center dell’azienda ospedaliera universitaria Meyer di Firenze. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento