Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Indice degli argomenti Toggle In Italia si parla di circa 12 milioni gli edifici a rischio sismico. Eppure in questi anni gli interventi per la messa in sicurezza hanno continuato ad andare a rilento. Secondo lei per quale motivo?Quanto sono costati fino a oggi i terremoti del nostro paese?Manca una cultura antisismica sia verso il cittadino che a livello di gestione pubblica. Perché?Superbonus e altri bonus edilizi hanno sostenuto il settore?A livello di tecnologia e materiali, le soluzioni proposte dalle aziende italiane sono ad alte prestazioni? A pochi giorni dal terribile sisma che ha colpito Turchia e Siria, abbiamo incontrato l’Ing. Andrea Barocci – Presidente dell’Associazione Ingegneria Sismica Italiana che, a partire dalla fragilità del nostro patrimonio edilizio, ci ha raccontato come si dovrebbe fare prevenzione, iniziando dalla cultura della sicurezza e gli interventi da realizzare. ISI – Ingegneria Sismica Italiana è un’associazione nata nel 2011 che al proprio interno coinvolge 3 componenti: un comitato scientifico di cui fanno parte circa 40 docenti esperti in strutture e antisismica provenienti da diversi atenei italiani; le aziende produttrici o fornitrici di tecnologia e di know-how (si va dai grossi player internazionali, a tutte una serie di aziende specializzate nell’esecuzione dei lavori, società di ingegneria e software house). Infine ci sono i professionisti individuali, selezionati tra gli esperti di struttura antisismica sulla base del Curriculum Vitae. Qual è lo scopo dell’associazione? “Le linee di azione si dividono su due fronti principali: uno rivolto agli organi decisionali, che significa partecipazione alle commissioni tecniche nazionali e internazionali, alla filiera delle costruzioni, attraverso l’elaborazione di documenti tramite i gruppi di lavoro, per la definizione delle normative e delle buone pratiche; l’altra si rivolge alla società, ai professionisti e ai cittadini, con la divulgazione delle tematiche legate al rischio sismico e alla sicurezza di strutture e infrastrutture”. Quello della messa in sicurezza del patrimonio edilizio è un tema antico nel nostro paese, ma ancor lontano dall’essere risolto. In Italia, paese, lo ricordiamo, ad alto rischio sismico, l’80% del nostro patrimonio edilizio è costituito da edifici che si trovano in centri storici e da condomini e, per il 70-75%, è stato realizzato prima di qualsiasi norma antisismica. In Italia si parla di circa 12 milioni gli edifici a rischio sismico. Eppure in questi anni gli interventi per la messa in sicurezza hanno continuato ad andare a rilento. Secondo lei per quale motivo? “Paradossalmente il nostro problema è che i terremoti sono considerati un problema di pochi, avvengono relativamente di rado e manca la consapevolezza che sia una questione statale ed economica, che riguarda tutti i cittadini. Basti pensare ai terremoti avvenuti dal ‘68 ad oggi, Belice, Friuli, Irpinia, Umbria e Marche, L’Aquila ed Emilia: è opinione comune che lo Stato debba intervenire, meno noto è che tutti noi paghiamo”. Bisognerebbe anche fare un ragionamento di quanto si spenderebbe per mettere in sicurezza tutto il nostro patrimonio e quanto si potrebbe dunque risparmiare di fronte a un evento sismico. L’Ex Segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan durante il Summit di Rio de Janeiro del 1992 spiegò che “ogni dollaro speso in prevenzione equivale a 6 dollari da spendere se la prevenzione non è stata fatta”. Quanto sono costati fino a oggi i terremoti del nostro paese? “Da un rapporto della Camera del 2015 (che non teneva conto delle spese dell’Emilia e del sisma in centro Italia) emerge che lo Stato dal 1968 ha speso 121 miliardi di euro per gli interventi post terremoto. Attualmente siamo arrivati a circa 170 miliardi di euro. Sono cifre che gravano su tutti i cittadini: basti pensare che paghiamo ancora le accise inserite a partire dal ‘68, parliamo di 12 centesi al litro di carburante attualmente dovuti. I governi hanno avuto dalle accise un gettito di circa 230 miliardi di euro, più di quanto abbiano dichiarato di aver speso per i terremoti”. Bisogna naturalmente considerare le peculiarità del nostro patrimonio edilizio, diverso da quello della maggior parte degli altri paesi, ci spiega l’Ing. Barocci. Quando nel 1492 l’America era una distesa di praterie, da noi esistevano già la maggior parte dei nostri 22 mila borghi storici, ad oggi abitati da circa 1milione e mezzo di cittadini e ci lavorano circa 2.1 milioni di persone, ragioniamo su poco più di 3 milioni di abitanti. “Questo è il primo tema. Si tratta di borghi sui quali molte volte è difficilissimo intervenire, sia per i vincoli spesso presenti che per la complessità del tessuto architettonico e strutturale, oltre che per la promiscuità di proprietà”. E quindi cosa si deve fare per superare questa unicità che è in questo caso una criticità? “Bisogna avere consapevolezza: se Firenze dovesse essere colpita da un terremoto, probabilmente la Cupola del Brunelleschi potrebbe perdersi, ma non si può rischiare di snaturarla facendo interventi invasivi di messa in sicurezza. Esistono però nei nostri centri storici tantissimi edifici adibiti a funzioni rilevanti (come le scuole) o strategiche (come caserme o prefetture) che sono parimenti vincolati o esposti ad alto rischio per via del contesto; essi costituiscono un esempio di corto circuito normativo in cui diversi livelli normativi non convergono sull’obiettivo comune della sicurezza“. Mi sta dicendo che manca la cultura sia verso il cittadino che a livello di gestione pubblica. Perché? “Problemi economici, problemi di vincoli e problemi sociali. Gli interventi di messa in sicurezza sono piuttosto lunghi e, per esempio, nel caso di lavori in una scuola richiedono che personale e studenti debbano cambiare struttura anche per un paio d’anni e questo crea spesso malumori. Ma anche gli interventi sulle infrastrutture hanno un valore sociale ed economico: nel momento in cui per esempio si demolisce un ponte per poi ricostruirlo, tutto il tessuto economico si deve spostare, con possibili disagi. Ma è molto importante rendere i cittadini consapevoli che i disagi di oggi sono necessari per la sicurezza di domani”. Un altro tema molto importante è quello dei condomini. A differenza degli altri paesi europei, l’80% degli italiani, pari a 40 milioni di cittadini, vive in condominio. Ma il 70/75% del nostro patrimonio (sia pubblico che privato) è stato costruito in assenza di criteri antisismici, chiaramente non significa che non sia sicuro, ma bisogna tenerne conto. Che cosa ne pensa? “Una ricerca fatta insieme a Federcasa ha confermato che per la maggior parte i nostri condomini sono stati costruiti tra gli anni ‘50 e i ‘70, e che, indipendentemente dai terremoti, necessitano di interventi di manutenzione e messa in sicurezza, considerando che nel 95% dei casi non sono mai stati fatti interventi strutturali”. Eppure in altre parti del mondo sono stati fatti piani urbanistici molto importanti. Nella stessa Turchia, recentemente colpita da un terremoto catastrofico, dal 2012, anno in cui la legge antisismica è diventata operativa, è stato messo in atto il più grande piano urbanistico mondiale, “si parla di 410 miliardi di euro per demolire e ricostruire 6.5 milioni di edifici ad alto rischio sismico. Tanto è vero che gli ospedali sono rimasti tutti in piedi”. Che cosa si dovrebbe fare per accelerare gli interventi di messa in sicurezza degli edifici esistenti? Come succede in molti paesi esteri, sarebbe interessante introdurre la possibilità di pagare, insieme alla rata di condominio, anche la manutenzione programmata. Oppure si potrebbe inserire l’assicurazione obbligatoria, il problema in questo caso è che spesso viene vista come una tassa (dimenticando le accise). Inoltre non si capisce perché negli atti di compravendita sia ormai obbligatorio il certificato di prestazione energetica e non quello relativo alla sicurezza dell’abitazione o del condominio, installando eventualmente un sistema di monitoraggio e dando la possibilità di portare in detrazione questi interventi”. Superbonus e altri bonus edilizi hanno sostenuto il settore? “Tutti i bonus, non solo il 110%, sono strumenti ottimi che, grazie alla cessione del credito e sconto in fattura, hanno dato la possibilità a tutti i cittadini di fare interventi a 360° nello stesso condominio. I bonus ordinari del 70-85%, che prevedono una piccola percentuale che deve mettere il cittadino – che ha funzionato da deterrente contro le frodi, hanno permesso di intervenire su realtà promiscue da un punto di vista fiscale e delle unità immobiliari. Poi certo vanno considerati i problemi che sono sorti di aumento dei prezzi e in alcuni casi di mala gestione”. E il decreto recentemente approvato che blocca cessione del credito e sconto in fattura che conseguenze avrà? “E’ un decreto che ha trasformato la prevenzione sismica in un’opportunità solo per chi abbia capienza economica. A questo punto le detrazioni fiscali non saranno più vantaggiose, a meno che non si paghino 20.000 euro di tasse l’anno. La conseguenza sarà che in caso di terremoto, sarà lo Stato a dover intervenire per coloro che non hanno la capienza economica. Quello che serve al settore è una misura strutturale, con detrazioni chiare, lasciando la possibilità di cessione del credito”. A livello di tecnologia e materiali, le soluzioni proposte dalle aziende italiane sono ad alte prestazioni? “A livello di materiale e tecnologia possiamo garantire che siamo ricercati in tutto il mondo. Siamo all’avanguardia e le tecnologie e il know-how italiani sono ambitissimi”. Per approfondire un tema così importante e attuale mercoledì 29 marzo Infoweb e Prospecta Formazione propongono la giornata tematica online “Criteri di progettazione e riqualificazione antisismica” che cercherà di dare risposte concrete ai professionisti. Nell’occasione ISI presenterà un progetto pilota recentemente avviato in un borgo storico, mostrando una panoramica su come intervenire in questi casi, con attenzione alla fase di rilievo e valutazioni in situ, considerando gli interventi sulle unità strutturali / unità immobiliari, con riferimento anche alla normativa. Al convegno accreditato della mattina seguiranno nel pomeriggio 4 webinar di importanti aziende del settore, che proporranno le soluzioni più innovative e le tecnologie più efficienti per il miglioramento sismico degli edifici. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento