Case green, la proposta Anit per la decarbonizzazione

Anit, associazione nazionale per l’isolamento termico e acustico, lancia il sasso nello stagno e invita a ragionare sul futuro dei bonus per l’attuazione della direttiva europea, approvata di recente. Il direttore tecnico Rossella Esposti spiega l’idea punto per punto

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Case green, la proposta Anit per la decarbonizzazione

L’ultima votazione è avvenuta il 12 marzo scorso. In quella data il parlamento europeo ha approvato in via definitiva la direttiva Energy performance of building directive, che detta le nuove regole per ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra degli edifici del Vecchio Continente.

Il testo, approvato lo scorso gennaio dalla Commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo, contiene modifiche rilevanti rispetto alla prima versione, cambiamenti che riguardano i requisiti di adeguamento energetico, meno stringenti e più flessibili, in relazione alle necessità dei singoli Stati membri, i quali dovranno comunque redigere un piano per la riduzione dei consumi che punti all’obiettivo delle zero emissioni al 2050. Rimane invariata la data del 2030 per le nuove costruzioni, che dovranno essere a emissioni zero.

Come già avvenuto in occasione di altri passaggi istituzionali, anche dopo questo voto sono iniziate le prese di posizione da parte del mondo politico e degli operatori del settore delle costruzioni, preoccupati per i tempi (stretti) e per i costi (tanti) della non procrastinabile operazione di decarbonizzazione del parco edilizio europeo e nazionale.

L’iniziativa di Anit

Sul fronte tecnico c’è chi si è assunto il compito di aprire il confronto e di avviare una discussione pubblica tra gli addetti ai lavori, gettando, se così si può dire, il sasso nello stagno.

A farlo, in modo autorevole e documentato, è Anit, l’associazione nazionale per l’isolamento termico e acustico, che proprio quest’anno compie quarant’anni, che di recente, in occasione di un confronto pubblico, ha presentato una propria proposta per quanto concerne gli obiettivi dei futuri incentivi da mettere in campo per sostenere l’operazione di zero emissioni prevista dalla direttiva europea.

La parola all’esperta

Rossella Esposti, direttore tecnico di AnitDel futuro dei possibili e auspicabili benefici fiscali, Infobuild ne ha discusso con l’ingegner Rossella Esposti, direttore tecnico di Anit. Ecco cosa ci ha detto.

«Quello che abbiamo presentato di recente è una prima proposta, che si basa su quanto è avvenuto negli ultimi anni in materia di incentivi fiscali nel nostro Paese. Un quadro normativo che, inevitabilmente, subirà delle modificazioni in base alle decisioni di governo e parlamento. Al di là di ciò, la nostra proposta è tesa a dimostrare, all’interno delle operazioni di riqualificazione energetica, l’importanza di considerare gli interventi sull’involucro edilizio».

Ci spieghi perché è importante…

«Documentiamo come sia possibile ottenere sensibili risparmi energetici sui consumi isolando l’involucro, rispettando i vigenti parametri di legge e le trasmittanze richieste per le detrazioni, anche se tali risparmi non vengono valorizzati dal salto di classe energetico conseguente».

Può spiegare meglio questo concetto?

«Certamente. L’attuale sistema di classificazione energetica di un edificio valorizza maggiormente gli interventi sulle fonti rinnovabili rispetto a quelli eseguiti sull’involucro».

Faccia un esempio…

«Se in un edificio, che possiamo definire buono dal punto di vista energetico, realizzo una pompa di calore immediatamente l’edificio si colloca in classe A4. Se invece, sullo stesso edificio, realizzo un intervento sull’involucro la classe energetica che si può raggiungere è la C».

In altri termini, sta dicendo che non basta dotare un edificio di impianti rinnovabili, ma servono interventi puntuali sull’involucro. È così?

«È così. L’energia green è quella che non viene consumata. E l’efficienza energetica si misura a partire dall’involucro. Per noi è impensabile sprecare energia, prodotta da fonti rinnovabili, in un edificio che è un colabrodo energetico. Ci pare un principio semplice e di buon senso. Poi sappiamo che le norme devono considerare anche la complessità».

La vostra è una proposta per stimolare la discussione…

«Sì, esatto. È una proposta non ancora ufficializzata, che non è stata inviata ai decisori politici; è una proposta interlocutoria che punta a evidenziare alcuni principi».

Per i bonus edilizi, Anit parla di un ordine temporale di dieci anni

«Dall’esperienza maturata nella stagione degli incentivi abbiamo capito che serve disporre di un orizzonte temporale decennale. Questo perché abbiamo ben compreso che i tempi di maturazione delle decisioni sono lunghi, che la contrazione dei tempi di validità degli incentivi provoca alle imprese problemi per quanto concerne gli approvvigionamenti di materiali e attrezzature, con l’inevitabile lievitazione dei costi. Disporre di un periodo di dieci anni consentirebbe di operare con un’efficacia maggiore. Per questo proponiamo di mantenere le detrazioni Bonus casa ed Ecobonus almeno per i prossimi 10 anni fino al 31 dicembre 2033».

La vostra proposta fa riferimento al tema della cessione del credito solo agli edifici meno efficienti

«Questo è ciò che dice la direttiva, che indica di partire dalle situazioni di povertà energetica, cioè dalle famiglie che non hanno le risorse economiche per realizzare gli interventi di riqualificazione. Ma povertà energetica significa anche basso valore della classe energetica. Per cui, siamo per rimodulare la cessione del credito e concederla solo per interventi sugli edifici meno efficienti».

Nella vostra proposta si nota un richiamo al back-ground maturato in questi anni sul tema degli incentivi

«Abbiamo cercato di valorizzare quanto in questi anni si è dibattuto e fatto proprio da migliaia di addetti ai lavori. Siamo partiti da lì. Cerchiamo anche di affermare un altro concetto. In questi anni, il mondo dell’edilizia ha imparato a fare delle cose, ad applicare delle procedure, investendo tempo ed energia: non sprechiamo gli sforzi fatti, valorizziamo ciò che abbiamo saputo fare in quest’ultimo periodo».

La proposta Anit fa riferimento anche ad altri aspetti connessi con la concessione degli incentivi. Di che si tratta?

«La proposta è corredata di una serie di punti importanti legati agli interventi e agli ambiti di applicazione. Nell’ordine, Anit propone di limitare gli interventi a edifici esistenti accatastati e già provvisti di impianto di riscaldamento prima dei lavori. Per le demolizioni e ricostruzioni sosteniamo la necessità di limitare l’accesso al caso di edifici con un volume definito, ossia con tutte le strutture presenti e un impianto effettivo. Chiediamo anche di inserire l’aumento del 30% sul rispetto delle Ulim-bonus (vedi l’allegato E al decreto del 6 agosto 2020; nda) come previsto anche per le Ulim di legge, nel caso di interventi di riqualificazione energetica di isolamento dall’interno o in intercapedine. Infine, siamo per prevedere un Ecobonus maggiorato che premi gli interventi che permettano di raggiungere un edificio Nzeb o, nel caso dei condomini, che riducano sostanzialmente il fabbisogno energetico dell’involucro edilizio».

Fate anche proposte sugli aspetti procedurali

«Certamente. Proponiamo maggiori controlli su tecnologie, materiali impiegati, relazioni tecniche e valutazioni economiche, sia in fase iniziale che finale. Chiediamo di produrre report fotografici asseverati dai direttori dei lavori riguardo le fasi rilevanti relative alla posa in opera dei principali componenti oggetto di detrazione. A nostro giudizio andrebbe agevolato il “passaporto della ristrutturazione”, come del resto indicato nel documento EPBD4 della direttiva. Tale documento accrescerebbe la consapevolezza dei lavori di riqualificazione necessari al raggiungimento dell’edificio zero».

Tutti gli incentivi oggi esistenti hanno una data di scadenza: il 31 dicembre di quest’anno. Che succederà a breve?

«Nel dibattito sul tema degli incentivi peserà anche questa scadenza, per cui ci aspettiamo che qualche proposta venga avanzata. Per quanto ci riguarda, Anit il 21 e 22 novembre ne discuterà in occasione del nostro congresso nazionale».

La proposta in dettaglio

Con l’aiuto di alcune schede e di altrettanti commenti, presentiamo i contenuti tecnici della proposta Anit.

Direttiva Case Green: i contenuti tecnici della proposta Anit

Direttiva Case Green: i contenuti tecnici della proposta Anit
Dall’esame delle due tabelle si evidenzia come l’isolamento termico delle strutture opache risulti essere l’intervento economicamente più vantaggioso tra quelli incentivati dall’Ecobonus, con un costo/efficacia, riferito ai kWh risparmiati, di 0,008 €/kWh (fonte, Rapporto annuale Enea sugli incentivi).
Direttiva Case Green: Anit propone un parametro specifico sull’involucro
Anit propone un parametro specifico sull’involucro

Per Anit l’attuale classe energetica non è un indicatore rappresentativo della prestazione dell’involucro. Oggi si possono talvolta raggiungere elevate classi con involucri che non arrivano a rispettare i limiti di legge previsti per gli edifici nuovi, in casi in cui sia presente un forte ricorso a fonti rinnovabili. Il rischio è di disperdere l’energia prodotta con le fonti rinnovabili a causa di un involucro colabrodo.

Anit e direttiva case green: quanto incidono gli interventi sull'involucro

Anit e direttiva case green: quanto incidono gli interventi sull'involucro
I due esempi riportati dimostrano che con i soli interventi sull’involucro si perviene a un risparmio nei consumi intorno al 65-70% (fonte, Anit)

 

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