Cappotto termico, distanze legali e aumento di cubatura: c’è il rischio di commettere un abuso edilizio 05/11/2024
Bonus ristrutturazioni confermato nel 2025: cosa cambia tra prima e seconda casa, scadenze e lavori ammessi 01/11/2024
Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Dal fango di Atrani alle alluvioni nella Maremma grossetana, dalle Cinque Terre al Veneto, passando per la Calabria e la Sicilia. Negli ultimi quindici anni alluvioni, inondazioni, frane e smottamenti hanno percorso la nostra penisola da nord a sud, provocando danni gravissimi ed un alto numero di vittime. E’ possibile porre fine a tutto questo? Per poter dare una risposta, occorre ricercare le cause ed agire a monte del problema. Quali sono le cause del dissesto idrogeologico? Cambiamenti climatici: perturbazioni ed eventi senza precedenti; Scelleratezza urbanistica: non sono rari i casi in cui si costruisce in luoghi sconsigliati dai tecnici competenti, trattandosi di zone a rischio di alluvione o di frana o di dissesto; Eccessivo consumo di territorio: disboscamenti, cementificazioni ed impermeabilizzazioni; Scarsa realizzazione di opere di manutenzione idraulica, sia programmata sia straordinaria; Scarsa realizzazione di opere idrauliche di accumulo e di dispersione; Scarsa realizzazione di opere di presidio contro erosioni e frane. La risposta è legata al significato della cosiddetta invarianza idraulica Se un determinato territorio, prima di realizzare un intervento di trasformazione, produce una certa quantità di acqua in occasione di determinate precipitazioni meteoriche, dopo la trasformazione deve mantenere costante questa quantità di acqua prodotta. Questo significa che se si impermeabilizzano o disboscano porzioni di tale territorio, riducendo quindi le naturali capacità di ritenzione idrica del terreno originario, è necessario realizzare opere di immagazzinamento delle acque di pioggia, per poi restituirle alla natura successivamente alla piena dell’evento meteorico, in modo tale da evitare ogni danno da alluvione. Invarianza idraulica: drenaggio tradizionale vs drenaggio sostenibile La filosofia dei sistemi di drenaggio tradizionale porta a considerare gli eventi meteorici come un problema urbano e un disagio collettivo: la gestione delle acque meteoriche è finalizzata al rapido allontanamento dei deflussi superficiali, attraverso la loro canalizzazione e al successivo scarico nel recettore più vicino. Il nuovo approccio sostenibile deve considerare invece l’acqua meteorica non come un disagio da allontanare rapidamente dalle zone urbane ma come una risorsa da valorizzare, ed è finalizzato ad una gestione integrata del bacino (rivolta non soltanto all’area urbana ma anche al corpo idrico recettore). A causa di tutte le problematiche conseguenti ai sistemi di drenaggio tradizionale, ovvero alla raccolta di tutti i deflussi derivanti dalle superfici impermeabilizzate, è di fondamentale importanza un cambio di mentalità nella gestione: le acque meteoriche devono essere gestite direttamente alla fonte, attraverso il loro recupero per il riutilizzo o la loro infiltrazione nel suolo. Vasche di recupero e vasche di laminazione Ove non sia possibile applicare sistemi di accumulo per riutilizzo o di infiltrazione, occorre creare sistemi di invaso per immagazzinare l’acqua piovana e rilasciarla solo successivamente, in maniera lenta e graduale, nel sistema recettore a valle (sistemi di laminazione). Invarianza idraulica: Panoramica dei Sistemi di Drenaggio Sostenibile (SuDS) La filosofia dei SuDS è quella di riprodurre il ciclo idrologico naturale precedente all’urbanizzazione: l’utilizzo di superfici permeabili permette la diretta e immediata infiltrazione delle precipitazioni nel terreno e l’acqua piovana può facilmente essere raccolta attraverso vasche interrate. Sistemi sostenibili realizzati con prodotti a tecnologia alveolare Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento