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La pandemia ha messo in luce i limiti della scuola. Come deve essere pensata per coniugare sicurezza e favorire l’apprendimento? Parla l’architetto esperto Michele Zini Scuola bilingue Toddlers, Casinalbo Indice degli argomenti: Architetto Zini, la scuola ideale su che basi si deve fondare? Ristrutturazione dell’esistente: come fare? Quanto è importante la sostenibilità e come va applicata La pandemia che effetto ha avuto sulla concezione della scuola? Edilizia scolastica e architettura devono coniugare la pedagogia. Non è sufficiente costruire scuole sicure, che già sarebbe un passo importante dato che in Italia su 42mila strutture scolastiche di ogni ordine e grado, circa 28mila non sono a norma. Michele Zini «La scuola deve essere pensata come un ambiente dove ogni spazio offre occasioni di apprendimento e pensato anche considerando che ogni bambino e ragazzo ha un processo di apprendimento differente. Quindi deve essere un luogo in grado di valorizzare le differenze, non seguendo in maniera pedissequa le discipline, ma privilegiando gli apprendimenti, attraverso l’osservazione, l’analisi, il lavoro pratico, la condivisione di sapere» afferma Michele Zini, architetto e designer, socio dello studio ZPZ Partners, specializzato nella progettazione di spazi pubblici come scuole, nidi, ospedali. La sua esperienza è confluita anche nella realizzazione delle Linee Guida del MIUR per la Scuola del Futuro nel 2013. Architetto Zini, la scuola ideale su che basi si deve fondare? Bisogna pensare alla scuola come a un luogo dove avvengono avventure di crescita, dove lo scambio delle informazioni e la crescita personale avvengono in una dimensione partecipata. La prima indicazione è uscire dalla logica di scuola come si è sempre pensata: ovvero di un edificio con stanze e un corridoio, all’interno delle quali gli insegnanti riversano il sapere sui ragazzi. È ampiamente dimostrato che l’apprendimento avviene attraverso anche un’azione attiva che implica anche fare, partecipare. Così la scuola può essere un territorio di apprendimento, che supporta e rende visibile il progetto pedagogico, facilitando i percorsi di insegnamento e rendendoli peculiari al tipo di processo educativo-didattico. Nido e Scuola Infanzia San Felice La scuola dovrà quindi essere realizzata per esaltare la flessibilità, ovvero la capacità di seguire l’evoluzione del modello pedagogico, permettendo di gestire, facilitare e supportare i cambiamenti. Forse dovremmo pensare alla scuola come a un computer che comprende una parte fisica (hardware) e una immateriale (software) con cui svolgere la configurazione, ovvero la modifica delle caratteristiche funzionali di un software una volta installato sulla macchina. Facile pensare a tutto questo in una scuola di nuova costruzione. Ma spesso si ha a che fare con la ristrutturazione dell’esistente. Come fare in questo caso? Nell’esperienza del nostro studio (che si è occupato di circa 70 progetti di edilizia scolastica) abbiamo avuto più spesso a che fare con progetti di ristrutturazione. I due strumenti imprescindibili per progettare una scuola sono: soft qualities, ovvero tutte le qualità immateriali che riguardano il design primario (colori, materiali, luce, acustica, micro clima); arredi, potenti strumenti di progetto, definibili come gli “enzimi” in grado di trasformare le cose. Nido Orto, Tokyo In alcuni casi è possibile mettere in atto dei cambiamenti importanti anche solo con l’applicazione di questi due concetti, senza intervenire con modifiche strutturali. L’importante è pensare a una scuola che permetta la moltiplicazione delle possibilità di apprendimento. Non è necessario investire molti soldi, ma spendere bene quelli che a disposizione, mettendoci un po’ di creatività e capacità di gestirli in modo oculato. Per questo credo che si debba permettere ai dirigenti di avere più voce in capitolo e maggiore responsabilità nella realizzazione o rigenerazione della scuola, avvalendosi anche della possibilità di scegliere i professionisti in grado di operare una progettazione attenta dello spazio (architetti) e di realizzare quanto necessario (falegnami o maestranze). Spesso, però, ci sono vincoli che ostacolano la possibilità creativa: si pensi agli arredi scolastici, negli edifici pubblici, la cui scelta è spesso legata a caratteristiche determinate dalle piattaforme di acquisto digitale della pubblica amministrazione. Quanto è importante la sostenibilità e come va applicata per contribuire alla realizzazione di scuole più vivibili? La sostenibilità è un concetto ben presente anche nell’attività di ricerca svolta con INDIRE – Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (che dal 1925 è il punto di riferimento per la ricerca educativa in Italia – nda). La sostenibilità è importante, ma non deve essere il concetto trainante, bensì al servizio dell’organizzazione qualitativa dell’edilizia scolastica. Si pensi alle luci: occorre far prevalere al loro impiego più fruttuoso per l’apprendimento e per contribuire a caratterizzare i vari ambienti. Ma la riflessione che va fatta deve cercare di unire architettura e pedagogia, anche a livello strutturale. Pensata così, la sostenibilità può essere un valore in grado di fungere da stimolo, una leva per innescare il miglioramento dell’uso di un determinato spazio, per elevare la qualità dell’ambiente scolasticonon un mero strumento per fare esclusivamente efficienza energetica. Anche sugli arredi e sulle finiture entra in gioco la sostenibilità, ma spesso avviene mediante il meccanismo delle certificazioni che finisce col privilegiare le grandi compagnie specializzate negli arredi scolastici senza favorire la ricerca dal basso, l’innovazione, la creatività. Bisognerebbe certificare le materie prime, anche a livello di semilavorati, come avviene in architettura con le certificazioni dei semilavorati (LEED, per esempio). Così sarebbe possibile pensare di scegliere arredi o finiture che siano sostenibili ed ecologici, evitando l’omologazione e privilegiando la possibilità di innovazione e contando su libertà di scelta. La pandemia che effetto ha avuto sulla concezione della scuola? A mio avviso, ha facilitato l’attuazione di tre cambiamenti culturali, contribuendo a scardinare delle resistenze esistenti da anni. Il primo cambiamento riguarda l’uso degli ambienti esterni come nuovi spazi in grado di contribuire al processo di apprendimento. L’appropriazione dello spazio esterno serve a far tramontare l’idea di scuola unicamente come struttura confinata dai muri. Il secondo cambiamento è legato alla diffusione della tecnologia. La pandemia ha messo in evidenza la necessità di strumenti informatici a compendio della didattica, miscelandosi con gli strumenti tradizionali. Inoltre – terzo elemento – ha aiutato a mettere in luce l’importanza della progettazione a cluster, con spazi pensati come isole di attività, concependoli con ambienti ideali per sottogruppi. In ufficio questa logica ha preso piede, serve che si attui anche a scuola. Michele Zini, biografia Architetto e designer, socio fondatore dello studio ZPZ PARTNERS insieme a Claudia Zoboli, Michele Zini è docente a contratto del Politecnico di Milano, Scuola del Design dal 1998 a oggi, in progettazione di interni. È anche docente a contratto dell’Università di Ferrara, facoltà di Architettura, in progettazione architettonica. Svolge attività professionale in ZPZ PARTNERS, studio di progettazione di architettura e design che si occupa di strutture innovative, come concept e qualità formale, dalla elaborazione del metaprogetto alla direzione lavori: architettura (scuole, ospedali, retail, hotel) e Interior Design. Svolge lavori in Italia e all’estero (San Francisco, Washington, New York, Tokyo, Dubai, Abu Dhabi) e attività di ricerca e numerosi lavori con Domus Academy Research and Consulting, Reggio Children (dal 1994 a oggi) e INDIRE. Tra i progetti recenti, il Children Park a EXPO2015, il Centro di Medicina Rigenerativa “Stefano Ferrari” a Modena, il Centro Ricerca & Sviluppo di Tetra Pak a Modena. Insieme al padre, l’architetto Tullio Zini, ha progettato il “Centro Internazionale dell’infanzia Loris Malaguzzi” a Reggio Emilia ed è stato incaricato di scrivere le nuove linee guida per la scuola del futuro, dalla scuola d’infanzia alla scuola superiore, per INDIRE. 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