Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
L’edilizia sostenibile del futuro è già realtà. Lo ha messo in luce la recente edizione di Encubator, il programma di accelerazione promosso da Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, PoliHub e Politecnico di Milano, per individuare progetti tecnologici in ambito sostenibilità e valorizzare al massimo il loro potenziale, ha premiato anche due realtà legate all’edilizia sostenibile del presente e del futuro prossimo. Da una parte la società benefit Rehouseit, vincitrice del grant di BCC Milano per le sue soluzioni capaci di abbinare stampa 3D ed economia circolare per prodotti edili realizzati con scarti agroindustriali. Dall’altra Reco2, capace di realizzare soluzioni per l’edilizia usando scarti industriali e con un procedimento che non rende necessario l’utilizzo di combustibili fossili. Indice degli argomenti Toggle Rehouseit: robot ed economia circolare per materiali edili innovativiReco2: nuove soluzioni per i pavimenti grazie al riciclo e senza combustili fossili Rehouseit: robot ed economia circolare per materiali edili innovativi L’edilizia del domani dovrà combinare economia circolare e industria 4.0. Ma già oggi c’è chi lavora per proporre prodotti che sanno coniugare innovazione e sostenibilità: lo comprova l’attività di Rehouseit, società benefit di Milano fondata da due amici: Nicolò Verardi, ingegnere formatosi al Politecnico di Milano, e Riccardo Frezzato, studi di economia e finanza alla Teesside University di Middlesbrough. Una giovane società che un anno fa ha stabilito una partnership con Saint Gobain, con cui collabora in esclusiva su un innovativo prodotto stampato in 3D. Rehouseit è specializzata nella stampa di moduli multifunzionali per pareti e complementi d’arredo, utilizzando sottoprodotti provenienti da diverse filiere industriali italiane. Si spazia dall’acciaio all’estrazione mineraria agli scarti agroindustriali, concentrandosi in particolare su scarti polverosi con una composizione mineralogica specifica. «La base da cui attingere è molto ricca: solo per quanto riguarda le acciaierie è possibile quantificare sottoprodotti per 500mila tonnellate l’anno da ogni sito medio-grande», spiega Nicolò Verardi, Ceo della società. Come viene concretizzato il concetto di industria 4.0? Mediante l’impiego di cobot, robot collaborativi adattati per realizzare la stampa 3D, vere e proprie “braccia” impiegate per stampare, depositando il materiale in maniera controllata su pannellature piane con un procedimento brevettato oppure generando oggetti dalle forme inedite impiegabili come complementi d’arredo. «I sottoprodotti vengono lavorati per realizzare moduli multifunzionali e oggetti utilizzabili come complementi d’arredo che impiegano un materiale con alla base un legante green che sostituisce quelli tradizionalmente impiegati in edilizia». L’aggregato inerte utilizzato proviene dalla sansa delle olive, sottoprodotto generato durante la produzione dell’olio extravergine di oliva», segnala il Ceo, rilevando che in Italia (secondo produttore olivicolo-oleario al mondo) ne vengono prodotti circa 2 milioni di tonnellate ogni anno. Il procedimento tecnico per la produzione del materiale è simile a quello tradizionale: le polveri costituenti il legante sono miscelate con un liquido specifico e poi gli inerti sono addizionati alla miscela per combinarsi in modo efficace. I prossimi passi vedranno Rehouseit impegnata allo sviluppo di applicazioni differenti e alternative alla stampa 3D, proponendo soluzioni che guardano all’economia circolare. La gamma di prodotti per l’edilizia è assai ampia, anche se si focalizzerà specialmente sul mercato dei materiali da cantiere con alte performance tecnico-strutturali. Reco2: nuove soluzioni per i pavimenti grazie al riciclo e senza combustili fossili Una startup innovativa attiva nel campo della bioedilizia. Così si presenta Reco2, anch’essa finalizzata a rendere sempre più sostenibile e innovativo il settore delle costruzioni unendo i principi dell’economia circolare alle nuove tecnologie. In particolare, la realtà ha messo a punto un processo produttivo brevettato mediante cui recupera e trasforma materie prime seconde (come scarti siderurgici, minerari, industriali, del vetro ecc.), in materiali e prodotti nuovi. Il suo primo prodotto disponibile in commercio si chiama Vytreum ed è interamente realizzato dal riciclo di scarti industriali. Si tratta di una soluzione per pavimentazioni da interni ed esterni. Solo l’aspetto è simile ai prodotti ceramico-cementizi tradizionali. Per il resto cambia notevolmente: come detto, è basato totalmente su materiali riciclati, senza uso di leganti idraulici, collanti, acqua o derivati fossili. Per la sua realizzazione adotta una tecnologia brevettata che richiede temperature inferiori agli 80 °C e che non richiede “l’impiego di combustibili fossili all’interno del processo e lo sfruttamento di materie prime vergini”, sottolinea la startup. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento