Facciate dinamiche: efficienza e innovazione

La ricerca della sostenibilità e la volontà di abbattere i consumi energetici hanno aperto la strada a nuove sperimentazioni nel campo dell’architettura. 

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Se l’approccio bioclimatico al mondo delle costruzioni sposa l’innovazione tecnologica la sostenibilità di un edificio raggiunge traguardi altrimenti difficilmente arrivabili. Il mondo dell’architettura è terreno decisamente fertile per la sperimentazione, che può portare a risultati concreti e aprire la strada a nuovi approcci progettuali. Tra le novità degli ultimi anni ci sono le facciate dinamiche, di cui è possibile ammirare diversi esempi sparsi per il mondo. La sostenibilità è ormai una parola d’ordine e in risposta i progettisti cercano soluzioni sempre più innovative ed efficienti.

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Grattacieli

Cosa sono le facciate dinamiche

Non è difficile comprendere di che cosa si parla, il nome dice tutto. Le facciate dinamiche sono delle particolari facciate studiate in modo tale da liberarsi dal principale vincolo tipico di ogni componente strutturale: l’immobilità. Le facciate dinamiche sono composte da materiali e tecnologie tali per cui riescono a muoversi e mutare nel tempo, rispondendo in modo preciso alle variazioni climatiche esterne e garantendo un microclima interno ottimale. L’irradiazione solare, la temperatura, il vento, le precipitazioni… tutti questi fattori cambiano non solo a livello stagionale, ma nell’arco di una sola giornata. Le facciate dinamiche sono in grado di adeguarsi velocemente alle condizioni esterne e offrire la “forma” migliore in ogni momento. La portata dell’introduzione di questi sistemi non è da sottovalutare, dato l’impatto tecnologico, energetico ed estetico. La pelle dell’edificio oltre a regolare tutti gli scambi con l’esterno, ne determina l’identità. Le tipologie di facciate finora realizzate sono di diversa natura, vediamone alcune.

Alcuni esempi di facciate dinamiche

Una prima distinzione può essere fatta sul meccanismo che controlla il movimento e il mutamento della facciata, che può essere automatico ma anche manuale. Nel caso sia manuale è l’utente ad avere piena gestione del comportamento della facciata. Un noto, ma perfetto, esempio di questa tipologia è il Kinetic Louvres, ideato da uno studente americano di architettura. Si tratta di un sistema di schermature in grado di muoversi in diverse direzioni nello spazio; delle lamelle meccaniche che possono offrire le condizioni di ombreggiamento ottimale in ogni momento della giornata.

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Kinetic Louvres, di Tyler Short Fonte: Taylor Short Vimeo

 

Un altro importante esempio è l’Institut du Monde Arabe a Parigi di Jean Nouvel, la cui facciata è composta da elementi in acciaio di forma quadrata, con motivi arabeggianti. Si tratta di veri e propri diaframmi che, grazie a dei sensori, sono in gradi di offrire diversi gradi di apertura in base alla luce del giorno: la radiazione entrante infatti è filtrata da cellule fotoelettriche. Oltre a garantire il comfort interno, questi 240 oggetti danno vita ad una condizione particolare di illuminazione, con fasci di luce sempre protagonisti in ogni ambiente.

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Facciata dell’Insitut du Monde Arabe, di Jean Nouvel a Parigi

In Danimarca, ad inizio 2015, è stata inaugurata la prima università danese a basso consumo energetico, il Kolding Campus, che si presta ad essere un esempio di innovazione tecnologica. La facciata dinamica di questo edificio, in vetro continua, vede l’installazione di 1600 pannelli in acciaio dalle forme triangolari su dei telai mobili che ne permettono il movimento. Anche qui, la presenza di sensori innesca il movimento della facciata, in modo che siano sempre regolati l’apporto di luce e calore. La superficie di questi pannelli è forata e una certa quantità di luce penetra sempre, anche se in modo controllato.

Completamente automatiche grazie a sensori fotosensibili, anche le facciate delle Al Bahr Towers ad Abu Dhabi, dove il controllo climatico è complesso. Ancora forma triangolare per i pannelli scelti, ricoperti in fibra di vetro e disposti a nido d’ape su un telaio indipendente, così che possano aprirsi e chiudersi in base alle necessità di proteggere la sottostante facciata vetrata.

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Al Bahr Towers, le torri gemelle ad Abu Dhabi

 

Ci sono molti altri esempi dal funzionamento assimilabile ai casi sopra elencati, tra cui il padiglione Quadracci del Milwaukee Art Museum, che Calatrava costruì già nel 2001, il Q1 Thyssenkrupp quarter ad Essen, il Kiefer Technic Showroom o ancora il padiglione di Soma per Expo 2012, le cui lamelle ondulate e mobili richiamano le onde dell’oceano.

Movimento: non solo facciate

Senza addentrarsi in un ulteriore approfondimento, va detto che sono sempre di più i progetti in cui gli architetti si focalizzano sul movimento. Esistono edifici che sposano completamente la cinetica e si muovono interamente in base alle condizioni del contesto esterno. Solo per citarne alcuni, facciamo riferimento alla “casa fisarmonica” in Svezia, che cambia forma e dimensioni in base alle stagioni o alla ReActor House, una vera e propria casa rotante.

Facciate dinamiche: efficienza e innovazione
ReActor House, la casa rotante progettata dagli artisti Alex Schweder e Ward Shelley

Un’occasione per l’architettura High Tech

La cinetica introdotta nell’architettura offre sicuramente una grande possibilità a diverse soluzioni high tech. Un controllo intelligente, accurato e regolabile del rapporto tra ambiente esterno ed interno può offrire risultati impensabili, approdando ad edifici che possono essere definiti “vivi”.

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