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L’architettura di montagna nasce come risposta semplice e funzionale alle esigenze concrete di chi viveva in passato la montagna, ma approda oggi a una nuova interpretazione di questi luoghi. Materiali locali, semplicità e forme tradizionali, vanno reinterpretati in chiave moderna, assecondando le nuove esigenze di oggi Indice degli argomenti: Forme e materiali della tradizione Come si costruiscono oggi i rifugi e gli edifici in montagna La sostenibilità nell’architettura di montagna I nuovi rifugi alpini L’architettura tipica montana ha una storia di diversi secoli e nasce proprio per rispondere ad esigenze funzionali e pratiche; arricchisce il paesaggio di immagini tradizionali, testimoniando anche usanze e abitudini tipiche di quei luoghi. Oggi siamo abituati a collegare alcuni edifici tipici ai paesaggi a cui appartengono e si è creato un immaginario comune e specifico dell’architettura tradizionale montana, fatta di pietra, legno e tetti spioventi. A seconda della quota e del contesto cambiano le tipologie degli edifici, per cui si passa da residenze, hotel e ristoranti a bivacchi, rifugi e ricoveri per escursionisti, animali e pastori. Tutte queste costruzioni sono realizzate con materiali e tecniche locali, che rispondono in modo molto semplice alle esigenze funzionali per cui sono costruite. Forme e materiali della tradizione L’architettura alpina, molto più di altre tipologie edilizie, deriva prettamente dalla necessità di rispondere ai bisogni dell’uomo che viveva in montagna, un luogo spesso più aspro e complicato da abitare. Non è un caso, infatti, che fino ad alcuni secoli fa nessuno si avventurasse oltre certe quote, finchè avventurieri e geografi hanno voluto esplorare quei paesaggi meravigliosi. Fin dal principio dell’alpinismo (ma anche prima per l’architettura tipica delle valli) le forme e i materiali da costruzione dipendevano dalle modalità costruttive e dalle disponibilità locali. Infatti, era necessario utilizzare il materiale disponibile localmente e spesso si ricorreva a varie tecniche di autocostruzione. Nell’architettura di montagna ricorrono alcuni materiali tipici del luogo, come il legno e la pietra, che nell’immaginario comune contraddistinguono il tradizionale edificio di montagna. In passato la pietra era utilizzata con scopi strutturali, realizzando un basamento pesante sul quale si costruivano i successivi piani in legno, più leggeri. Le forme e le dimensioni degli edifici, invece, venivano man mano “aggiustate” sulla base del sopraggiungere di nuove esigenze. In sostanza, l’innovazione nell’architettura montana seguiva lo scorrere del tempo, era sempre connessa ad un nuovo bisogno concreto e spesso avveniva lentamente, nell’arco di più generazioni. Come si costruiscono oggi i rifugi e gli edifici in montagna La tradizione non viene mai del tutto abbandonata, ma il passare del tempo e l’evoluzione tecnologica portano inevitabilmente ad evolvere le tecniche e tradizionali. Tant’è che ormai non mancano esempi di edifici montani innovativi e altamente sostenibili, con forme nuove e lontane dalla tradizione. Nuova Capanna Gervasutti, posta a 2835 metri di altezza ai piedi del Monte Bianco. Il bivacco è energeticamente autosufficiente, con impianti gestiti da un computer. La sua struttura è modulare ed è stata principalmente montata a valle e poi trasportata in elicottero. Oggi le strutture sono realizzate in cemento armato, in legno o anche in muratura. Anche gli interni sono spesso rifiniti con legno e pietra. Per l’isolamento si scelgono materiali naturali, come la lana di roccia, la fibra di legno o la lana di pecora. Altri aspetti caratteristici, ripresi direttamente dalla tradizione, sono la costruzione di tetti spioventi per evitare che si depositi troppa neve in copertura e la scelta di realizzare volumi regolari e compatti. Oggi, per risolvere i problemi legati all’umidità e all’infiltrazione di acqua, soprattutto quando si ristruttura un edificio esistente, si realizzano dei vespai aerati, ad esempio in ghiaia, così da garantire il drenaggio dell’acqua e l’aerazione del solaio. Inoltre, si tende a valutare il peso dei materiali e la trasportabilità degli stessi, studiando in modo dettagliato il caso di ogni singolo rifugio, la sua raggiungibilità e le condizioni meteo. La sostenibilità nell’architettura di montagna Il tema della sostenibilità ambientale non perde di importanza in alcun contesto, incluso quello montano. Integrarsi perfettamente nell’ambiente circostante, adeguarsi alle condizioni climatiche locali, risparmiare il più possibile energia, sono anche in questo caso le linee guida da seguire in un progetto, che sia di nuova costruzione piuttosto che di ristrutturazione. Il Rifugio Gouter, sul Monte Bianco Il clima montano richiede soluzioni che permettano di raccogliere il più possibile il calore del sole, isolando molto gli spazi interni per proteggersi dal freddo. Le soluzioni per costruire un edificio sostenibile sono molte, a seconda dei casi e del progetto. Ad esempio, partendo dalla conformazione del terreno è possibile sfruttare le pendenze e riparare con la terra parte dell’edificio, in modo da proteggere la struttura dagli agenti atmosferici e dal freddo. Esattamente all’opposto, invece, la scelta di aprire superfici finestrate verso Sud, con l’obiettivo di massimizzare gli apporti solari nei mesi invernali. Ciò è possibile grazie alle nuove tecnologie che permettono di installare superfici vetrate ad elevate prestazioni, riducendo la dispersione termica e offrendo quindi magnifiche viste sul paesaggio circostante, senza rinunciare al comfort interno. I materiali, soprattutto nei progetti più tradizionali, sono generalmente locali e naturali, mentre pareti con spessori elevati, proprio come si faceva in passato, favoriscono l’inerzia termica. Per gli impianti è possibile scegliere soluzioni molto efficienti, ricorrendo anche all’autoproduzione di energia da fonte rinnovabile. Per la produzione del calore, però, rimane ancora importante il contributo dato dalla legna e dal focolare, oggi spesso ripresentato sotto forma di camino a pellet. Anche l’energia rinnovabile gioca un ruolo importante, soprattutto se consideriamo che grazie a soluzioni come il fotovoltaico, oggi, si può aspirare all’indipendenza energetica e risolvere diversi problemi legati alla fornitura di elettricità. I nuovi rifugi alpini Costruire nuovi rifugi alpini oggi apre la strada a un dibattito interessante sulle soluzioni architettoniche migliori per lo scopo. Da un lato c’è la tendenza a valorizzare l’immagine tradizionale del rifugio di montagna, dall’altro la necessità di rinnovare ed evolvere la concezione di rifugio, proprio come si è fatto in quasi tutti gli altri contesti architettonici. Un esempio di questa ultima tendenza è sicuramente il Rifugio Gouter, sul Monte Bianco, che si è guadagnato soprannomi come l’”astronave”. Un certo grado di cambiamento è inevitabile e si va via via prestando sempre più attenzione al risparmio energetico, alle nuove tecniche costruttive disponibili, al nuovo modo di vivere questi rifugi e alla tendenza sempre più marcata di cercare lusso e comfort anche in alta quota. Senza contare che sono sempre di più le occasioni in cui l’architettura e il design desiderano mettersi alla prova in contesti particolari, mostrando risultati spesso stupefacenti. Un altro esempio di architettura contemporanea è il Monterosa Hütte, situato a quasi 3.000 metri di altitudine ed inaugurato quasi dieci anni fa. Rifugio Monterosa Hütte. Img by Wikipedia Si tratta di un edificio dalla forma poligonale e con un rivestimento scintillante, tanto che venne chiamato il “cristallo di montagna”. Come avviene nella maggior parte dei nuovi rifugi, la struttura è realizzata con piccoli componenti prefabbricati in legno facilmente trasportabili. L’energia necessaria al funzionamento del rifugio è prodotta localmente con un impianto fotovoltaico, che soddisfa il 90% del fabbisogno e permette di accumulare quella prodotta in eccesso. Famosissimo anche il bivacco Gervasutti sul Monte Bianco, che si sporge da uno sperone roccioso. Oltre alla forma, sono da sottolineare alcune caratteristiche come l’autosufficienza energetica e il sistema di depurazione dell’acqua, per ridurre al massimo l’impatto ambientale del rifugio. Grazie alla tecnologia, c’è una connessione Internet, che viene usata anche per monitorare la condizione degli impianti e comunicare con la valle. Ma gli esempi non finiscono qui, si potrebbe parlare anche del Bivacco Matteo Corradini, sulle Alpi Cozie, del Bivacco Pelino, sul Monte Amaro a Chieti, o ancora del Bivacco Locatelli sulle montagne di Lecco. Bivacco Pelino, Monte Amaro Alla domanda se sia giusto o meno stravolgere una tradizione tanto forte e radicata è difficile rispondere e generalmente l’opinione di critici e pubblico si spacca in due. Va detto, però, che si tratta di esempi in contesti isolati e spesso molto suggestivi, come se si volesse sottolineare la straordinarietà del luogo. Meno stravolgenti sono altri interventi nei centri abitati o lontani dalle vette e dalle rocce, dove si gioca maggiormente con la convivenza di passato e contemporaneo, trovando equilibri più stabili, pur senza rinunciare all’innovazione. Di natura completamente diversa rispetto ai precedenti, infatti, è l’Oberholz Mountain Hut in provincia di Bolzano. Proprio come in un albero, da un corpo principale si diramano differenti “rami” che si affacciano sul paesaggio. Oberholz Mountain Hut La forma del tetto richiama la tradizione ed è spiovente, il design è minimale e le superfici vetrate permettono spettacolari aperture. Il materiale principale a vista rimane il legno. Articolo aggiornato Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento