Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Frane in Italia Le attuali condizioni di rischio idrogeologico nel nostro Paese, sono aumentate dagli anni ’50, con l’aumento delle aree urbanizzate, industriali e delle infrastrutture lineari di comunicazione, che è spesso avvenuto in assenza di una corretta pianificazione territoriale e con percentuali di abusivismo che hanno raggiunto anche il 60% nelle regioni dell’Italia meridionale. Al fine di ottenere un quadro complessivo e aggiornato sulla pericolosità del territorio nazionale, l’ISPRA nel 2015 ha realizzato le mosaicature delle aree a pericolosità da frana dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI) e delle aree a pericolosità idraulica ai sensi del D.Lgs. 49/2010 (recepimento della Direttiva Alluvioni 2007/60/CE) perimetrate dalle Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome sul proprio territorio di competenza. Le mosaicature sono state quindi utilizzate insieme ai dati geospaziali relativi agli elementi esposti per la produzione di indicatori di rischio sull’intero territorio nazionale relativi a popolazione, imprese, beni culturali e superfici artificiali. Le Frane L’Italia è uno dei paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, con 528.903 frane che interessano un’area di 22.176 km2, pari al 7,3% del territorio nazionale. Tali dati derivano dall’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato dall’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome secondo modalità standardizzate e condivise. L’Inventario IFFI è la banca dati sulle frane più completa e di dettaglio esistente in Italia, per la scala della cartografia adottata (1:10.000) e per il numero di parametri ad esse associati (http://www.progettoiffi.isprambiente.it). Un quadro sulla distribuzione delle frane in Italia può essere ricavato dall’indice di franosità, pari al rapporto tra l’area in frana e la superficie totale, calcolato su maglia di lato 1 km. Densità di frane (area in frana/area cella) su maglia di lato 1 km Circa un terzo del totale delle frane in Italia sono fenomeni a cinematismo rapido (crolli, colate rapide di fango e detrito), caratterizzati da velocità elevate, fino ad alcuni metri al secondo, e da elevata distruttività, spesso con gravi conseguenze in termini di perdita di vite umane, come ad esempio in Versilia (1996), a Sarno e Quindici (1998), in Piemonte e Valle d’Aosta (2000), in Val Canale – Friuli Venezia Giulia (2003), a Messina (2009), in Val di Vara, Cinque Terre e Lunigiana (2011). Altre tipologie di movimento (es. colate lente, frane complesse), caratterizzate da velocità moderate o lente, possono causare ingenti danni a centri abitati e infrastrutture lineari di comunicazione, come ad esempio a Cavallerizzo di Cerzeto (CS) nel 2005, a San Fratello (ME) e a Montaguto (AV) nel 2010 e a Capriglio di Tizzano Val Parma (PR) nel marzo-aprile 2013. Archiviare le informazioni sui fenomeni franosi è un’attività strategica tenuto conto che gran parte delle frane si riattivano nel tempo, anche dopo lunghi periodi di quiescenza di durata pluriennale o plurisecolare (es. frana di Corniglio, PR, 1902, 1994-2000). L’Inventario IFFI è un importante strumento conoscitivo di base che viene utilizzato per la valutazione della pericolosità da frana dei Piani di Assetto Idrogeologico (PAI), la progettazione preliminare di interventi di difesa del suolo e di reti infrastrutturali e la redazione dei Piani di Emergenza di Protezione Civile. Ogni anno sono circa un centinaio gli eventi principali di frana sul territorio nazionale che causano vittime, feriti, evacuati e danni a edifici, beni culturali e infrastrutture lineari di comunicazione primarie (oltre 200 eventi principali nel 2015, 211 nel 2014, 112 nel 2013, ecc.). Scarica il Rapporto Idrogeologico ISPRA in PDF Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento