La gestione dell’acqua è fondamentale, a partire da quella potabile fino alle acque grigie e reflue. Tuttavia, c’è ancora molto da fare, a livello globale e nazionale, nelle città e nei singoli edifici.
Pensiamo all’Italia, dove si consumano 236 litri per abitante al giorno, contro una media europea di 188 litri pro capite. Oltre a sprecare acqua, bene fondamentale, non brilliamo nemmeno nell’evitare la dispersione. Da qui urge la necessità di pianificare strategie e attuare soluzioni per evitare la dispersione dell’acqua, favorendo la raccolta e il riuso.
Sistemi, tecnologie ed esempi pratici ci sono, alcuni dei quali sono stati illustrati nella Giornata tematica “Salubrità ambientale e gestione dell’acqua per edifici efficienti e sicuri”, organizzata da Prospecta Formazione (Gruppo Infoweb).
L’importanza della gestione dell’acqua per la salubrità ambientale
La gestione dell’acqua richiede attenzione, strategie e investimenti, a partire dal livello mondiale. La mancanza d’acqua è fonte di grave insicurezza, ma lo è anche l’eccesso causato dagli eventi meteo estremi. Un recente rapporto ha rivelato come le 100 città più popolate del mondo siano sempre più esposte a inondazioni e siccità. Oggi, il 90% dei disastri climatici è legato all’acqua e sono in prima linea i 4,4 miliardi di persone che vivono in città, soprattutto nei paesi a basso reddito, ricorda un recente report di WaterAid.
È un peccato che poi, alla prova dei fatti, si faccia meno di quanto si preveda. Prendiamo l’Italia. Il nostro Paese, si posiziona al 52° posto al mondo per vulnerabilità idrica e relativo indice di stress idrico di tipo medio (indice WEI pari al 16% secondo Eurostat). Malgrado il fragile equilibrio idro-geologico, sul tema acqua si fa molto meno di quanto si dovrebbe.
Intanto, però, nel Belpaese ogni anno si consumano/prelevano oltre 26 miliardi di metri cubi di acqua, a fronte di un prelievo che supera però i 33 miliardi di metri cubi a causa di un ammontare di perdite pari a circa il 22% del prelievo totale, principalmente associato al settore civile.
Lo ha ricordato Stefania Striato, responsabile Certificazione di GBC Italia, che ha pubblicato un anno fa il position paper “Gestione efficiente dell’acqua: dall’edificio alla città”, realizzato con la partecipazione di Legambiente.
Gestione idrica in Italia: c’è ancora molto da fare, anche nella consapevolezza
L’efficiente gestione dell’acqua è cruciale per il settore edilizio, responsabile di una significativa quota di consumo idrico. A livello pubblico, malgrado i regolamenti Edilizi adottati dai Comuni, che possono indirizzare verso il risparmio idrico, il recupero delle acque meteoriche e di quelle grigie, il risparmio idrico è adottato solo da 847 Comuni che incentivano o obbligano, per le nuove costruzioni o gli interventi di ristrutturazione, l’installazione di cassette a doppio scarico e riduttori di flusso. Ancora meno (794) sono i Comuni che hanno nei Regolamenti Edilizi il recupero delle acque meteoriche è presente di Comuni; il riutilizzo delle acque grigie è un tema affrontato da 285 Comuni. Alcuni richiedono il recupero di una percentuale fissa (il 70%, nel caso di Ravenna, per citare un esempio) delle acque grigie prodotte.
«Una gestione della risorsa idrica a livello urbano, in chiave sostenibile e che guardi al futuro, dovrebbe: salvaguardare e ripristinare la permeabilità dei suoli nelle aree urbane; recuperare, riutilizzare, risparmiare l’acqua in tutti gli interventi edilizi; trattenere l’acqua in città, in tutti gli interventi che riguardano gli spazi pubblici», ha segnalato GBC Italia.
A fronte di una situazione da migliorare, il position paper ha sortito effetti significativi. GBC Italia è stata chiamata a presenziare ai tavoli tecnici, amministrativi e governativi. Anche grazie al documento si è provveduto a fare chiarezza sul tema acqua a livello di edifici e di città, sia a livello di PA locale. Diversi Comuni hanno contattato l’associazione per avere informazioni più approfondite di come approcciare il tema nei rispettivi Regolamenti edilizi – sia a livello ministeriale».
Quello che occorre fare per sensibilizzare è un’opera più complessa, che parte dagli utenti, da tutti noi cittadini, che devono essere più informati. Tuttavia, l’acqua sconta ancora un prezzo troppo basso e non ci rende conto del bene prezioso che è e l’impatto che potrebbe avere la scarsità idrica. Con costi maggiori, probabilmente si farebbe maggiore attenzione all’uso, evitando sprechi.
Il ruolo della ricerca e l’importanza di passare a un modello circolare
Per ottimizzare la gestione dell’acqua è bene partire dalla ricerca. Un esempio lo offre Unizeb, il laboratorio multidisciplinare permanente e sostenibile sugli “Zero energy buildings” (ZEB) progettato dall’Università di Padova. Si tratta di un edificio a consumo energetico pari a zero che ospita tre studenti, con una struttura in legno. Si propone come prototipo in cui ricercatori e aziende potranno testare le soluzioni tecnologiche più innovative nel settore dell’edilizia. È uno dei primi laboratori di questo tipo in Europa e al mondo. Il coordinatore del progetto, Michele De Carli, docente dell’ateneo padovano esperto di energetica degli edifici, illustrando il tema della salubrità ambientale e della gestione dell’acqua all’interno di Unizeb, ha evidenziato l’importanza della ricerca per migliorare l’efficienza energetica in edilizia. «in un progetto di questo genere possiamo comprendere come ottimizzare l’auto consumo di energia elettrica, attraverso soluzioni e sistemi certificati, ma già presenti sul mercato. Altrettanto importante è verificare la reale efficienza del consumo elettrico degli impianti di raffrescamento e gli aspetti relativi alla deumidificazione», che comporta miglioramenti anche in termini di salubrità ambientale.
C’è una grande necessità di applicae una gestione circolare dell’acqua. Lo ha evidenziato Maria Cristina Lavagnolo, anch’essa docente dell’Università di Padova ed esperta di wastewater treatment. Nel suo intervento, si sono sentite diverse assonanze di pensiero con Stefania Striato, a partire dalla correlazione tra bassa tariffa dell’acqua e perdite percentuali della rete idrica. Ha ricordato che la siccità nel 2022 ha portato a una perdita del 31% delle risorse idriche rispetto al 2021. I volumi idrici effettivamente consumabili sono scesi di 7,1 miliardi metri cubi.
«Per recuperare i volumi idrici persi e rendere più resiliente il sistema ai fenomeni idrici estremi occorre intervenire sul riuso delle acque depurate; sulle perdite di rete; sulla riduzione
dei consumi civili; sulla raccolta delle acque meteoriche. La combinazione di questi interventi in Italia permetterebbe il recupero di 9,5 miliardi metri cubi di acqua (più di quanto perso nel 2022), attiverebbe investimenti degli operatori industriali per 33 miliardi e genererebbe ricadute indirette e indotte di 52 miliardi».
Bisogna passare da una visione lineare della gestione dell’acqua e del suo utilizzo, a una visione circolare integrata delle risorse. Gli esempi non mancano e ne porta diversi la stessa professoressa Lavagnolo.
Gestione dell’acqua in edilizia: casi concreti in Italia
Casi concreti di gestione dell’acqua e salubrità ambientale ne hanno portati, quali artefici, Sandro Paglia, Head of Sustainability presso Ariatta Ingegneria dei Sistemi, e Aldo Fusè, Water & Wastewater Design Manager in Arcadis.
Il primo ha illustrato quanto fatto con l’edificio Gioia 22, grattacielo parte del progetto Porta Nuova a Milano, Leed Platinum, in cui il 65% della domanda di riscaldamento, raffreddamento e acqua calda sanitaria è fornito da energie rinnovabili e dove si è fatto utilizzo intensivo di acqua di falda quale sorgente idrica ed energetica. Grazie a specifici accorgimenti «si è arrivati a un consumo di acqua potabile ridotto dell’86%» rispetto a un edificio tradizionale. Certo, non mancano le sfide relative alla realizzazione di progetti di questo tipo: «innanzitutto, i costi sono una sfida vincolante perché nei preliminari di un progetto si possono prevedere molte soluzioni che poi – per ragioni di bilancio – non possono essere attuate. Inoltre, è molto importante stimolare la consapevolezza delle persone: più siamo consapevoli dell’importanza della gestione idrica maggiore sarà la propensione di spesa».
Aldo Fusè, invece, ha illustrato un caso a scala più ampia, riguardante il nuovo polo scolastico/community hub nel quartiere Don Bosco voluto dalla Città di Brescia, progetto di invarianza idraulica e di gestione delle acque meteoriche, che ha previsto sistemi di raccolta di acque piovane, l’impiego di natural based solutions – quali i tetti verdi – e la tecnologia BIM.
Proprio la tecnologia può essere un’alleata strategica per la gestione dell’acqua: «la gran parte dei consumi sono legati alle perdite: se riuscissimo a digitalizzare già solo la rete di distribuzione idrica, prevedendo piani di manutenzione ordinari, prevedere una tracciatura digitale di ogni componente, aiuterebbe a ridurre notevolmente le perdite e a migliorare tutto il sistema di gestione idrica».
Il ruolo dell’acqua per il verde urbano…
Nelle città, il verde urbano ha un ruolo importante per garantire salubrità ambientale e migliorare la qualità di vita, oltre che dell’aria. Ma anche in questo caso va prevista un’ottimale gestione idrica. È una sfida cruciale, che deve tenere conto sia degli effetti prodotti dai cambiamenti climatici, sia sotto forma di eventi meteo estremi, sia dagli alti costi di manutenzione, che portano il consumo d’acqua per la gestione del verde a essere insostenibile nel lungo periodo.
Dalla tecnologia nascono soluzioni dedicate. Una l’ha illustrata Lara Pozzato, responsabile divisione Agro di Vinext. Si tratta di un particolare polimero biodegradabile e privo di residui, che grazie alla sua capacità di trattenere e rilasciare gradualmente l’acqua, che trova numerose applicazioni nel settore del verde urbano e della progettazione paesaggistica. PolyGreen, questo il nome del polimero, riduce la frequenza di irrigazione, migliora la crescita delle piante e favorisce l’efficienza idrica, ottimizzando la gestione dell’acqua nei suoli urbani. Un esempio applicativo è stato realizzato a Bellaria Igea Marina (Rimini), dove l’impiego del polimero ha portato benefici concreti nella gestione del verde pubblico, dimostrando la sua efficacia in contesti su larga scala.
… e il ruolo delle infrastrutture verdi per la gestione dell’acqua
Sul tema del verde e della gestione idrica si stanno facendo apprezzare anche infrastrutture quali tetti verdi e pareti verdi. Le potenzialità offerte per garantire una maggiore resilienza agli edifici e alle città le ha illustrate Barbara Negroni, del Consiglio dell’ordine nazionale dei dottori agronomi e dei dottori forestali (CONAF).
«I tetti verdi sono sistemi di copertura edilizia che integrano strati funzionali per supportare la vegetazione, migliorando le prestazioni ambientali ed energetiche degli edifici – ha spiegato la consigliera CONAF –. Composti da una membrana impermeabile, strato di drenaggio, substrato di crescita e copertura vegetale, riducono l’isola di calore urbano, gestiscono le acque meteoriche e migliorano l’isolamento termico e acustico».
I benefici sono tangibili: Su una copertura a verde le temperature massime estive raggiungono i 25-30 °C, contro – secondo i dati diffusi da Ambiente Italia – i circa 80 °C di una copertura tradizionale.
La temperatura dell’aria in prossimità della copertura verde può diminuire di 2-5 °C rispetto a una copertura tradizionale.
Tetti e pareti verdi potrebbero fare molto bene nei contesti urbani anche per la gestione dell’acqua. Tuttavia, non esiste una normativa nazionale univoca che regolamenti specificamente i tetti verdi e le pareti verdi. Ci sono alcune leggi (es. D.Lgs. 28/2011 sulle energie rinnovabili) che promuovono genericamente interventi di efficienza energetica e riduzione dell’impatto ambientale, in cui questi sistemi possono rientrare. Ma c’è da fare di più: «a livello di pianificazione, sarebbe necessario rendere obbligatorio il piano del verde. Se diventasse cogente, credo che fornirebbe uno strumento importante per intervenire sulle aree verdi presenti, sui comparti urbanistici esistenti o da rigenerare, ampliando l’uso dei tetti e pareti verdi. È una normativa imprescindibile a livello nazionale», ha concluso Negroni.
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