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Invernizzi Group diffonde, da oltre vent’anni, il Made in Italy nel mondo. Di quali mercati vi occupate? La nostra volontà è sempre stata quella di offrire nuove opportunità alle aziende italiane. Siamo cresciuti con eventi ben consolidati nel vecchio continente ed abbiamo sempre accettato le sfide dei paesi lontani, sempre seguendo il criterio delle macro aree geografiche. In sud America abbiamo approcciato prima l’Argentina, poi il Brasile. In nord America abbiamo iniziato con New York per approdare a Las Vegas, individuando in quest’ultima la miglior piattaforma per le aziende italiane. Laddove alcuni mercati si sono affievoliti altri hanno prosperato. La vera sfida è non fermarsi mai e intravedere, talvolta pioneristicamente, la prossima, futura opportunità. Vale l’adagio “chi sta fermo, non sta fermo. Va indietro” Parlare di globalizzazione, significa internazionalizzazione delle attività di produzione e degli scambi commerciali. Quanto le aziende italiane sono pronte ed organizzate? Il mercato italiano ci offre un panorama frammentato, composto da aziende piccole, medie e grandi. Le grandi sono spesso organizzate con filiali all’estero, le medie hanno personale dedicato a seguire specifici mercati esteri, le piccole vedono lo stesso titolare che, con valigia e campionario alla mano, si muovo agilmente e non perdono l’opportunità di esplorare un nuovo mercato. In tutto questo vi è sempre un denominatore comune: la curiosità, l’energia e la forza del tessuto imprenditoriale italiano che si muove con passione ed intraprendenza. Non si è mai veramente pronti e mai sufficientemente organizzati quando si visitano paesi lontani e culture diverse ma, le garantisco, la presenza italiana alle nostre fiere è un vanto di cui andiamo fieri. Come è cambiata la” fiera” negli ultimi due decenni? La fiera ed il modo di presentarsi in fiera esige continui adattamenti. Se un tempo bastava presentarsi e basta, ora bisogna presentarsi bene, con un marketing dedicato ed una analisi prodotto che soddisfi le esigenze del mercato che si intende approcciare. Qualche tempo fa qualcuno ha pensato, erroneamente, che il WEB potesse sostituirsi all’evento fieristico. Di fatto è accaduto il contrario. Internet è diventato un ausilio alla fiera ed al modo di pubblicizzare la propria azienda, ma non ha potuto soddisfare l’esigenza dell’essere umano di incontrarsi di persona, confrontarsi, parlare, discutere e negoziare. La fiera ha seguito tutti i trend che la tecnologia ci offre, ma non ha perso il suo pedigree; ovvero essere un memento di incontro per professionisti. Molti eventi del vecchio continente hanno incrementato la promozione per attrarre visitorato internazionale, rendendo l’evento appetibile a quelle aziende che pur non avendo i mezzi per presentarsi in mercati lontani hanno la possibilità di incontrare professionisti dei paesi più disparati. Quali le fiere più interessanti a livello internazionale, per il mondo delle costruzioni? Quali non perdere nel 2016, utili al mercato italiano all’estero? In linea di massima basta leggere un qualsiasi quotidiano alla pagina economica, per capire quali siano le aree cui bisogna volgere la maggiore attenzione. Ma non solo. Vi sono piccoli mercati talvolta spesso ignorati ma indubbiamente “assetati” di prodotti italiani. Non esiste una risposta univoca a tale domanda. Le fiere sono interessanti e sono assolutamente da non perdere in funzione delle mire dell’aziende rivolta all’export. Negli ultimi anni gli imprenditori italiani hanno iniziato a prestare attenzione a mercati di cui se ne ignorava l’esistenza. Hanno altresì rivalutato eventi del vecchio continente: eventi che hanno dimostrato di essere un “porto sicuro” per raggiungere mercati vicini e lontani. Il mondo delle fiere visto da Alessandro Biasiotti - direttore generale Invernizzi Group 1 Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento