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Gli interventi antisismici servono per aumentare la sicurezza degli edifici in caso di eventi sismici, riducendo al massimo i possibili danni. Grazie agli interventi di rinforzo sulla struttura si cerca di limitare il più possibile i rischi per gli immobili e le persone Indice degli argomenti: Cosa si intende per interventi antisismici e quali sono La differenza tra adeguamento sismico e miglioramento sismico La normativa antisismica Bonus e detrazioni fiscali: quali sono gli interventi antisismici previsti nel 110% Gli interventi antisismici hanno l’obiettivo di salvaguardare l’integrità di un edificio e di assicurare la sicurezza dello stesso, oltre che – chiaramente – quella delle persone che lo vivono. I terremoti, infatti, sono eventi naturali anche catastrofici e non possono essere evitati. In Italia la storia ci ha più volte insegnato che un terremoto che colpisce edifici non adeguatamente costruiti può provocare danni immani ed esporre le persone a rischi a mortali. Del resto, il nostro Paese è altamente sismico e per fare solo alcuni esempi è sufficiente pensare ai terremoti in Friuli nel 1976, che provocò 990 vittime; piuttosto che al terremoto in Irpinia nel 1980 con quasi 3.000 vittime; o a quello de L’Aquila con il crollo di molte delle strutture pubbliche o al terremoto in Emilia del 2012. Cosa si intende per interventi antisismici e quali sono Con interventi sismici si intendono tutte quelle opere eseguite su edifici esistenti con lo scopo di aumentare le loro prestazioni in termini di resistenza all’evento sismico. Si interviene sulla struttura degli immobili, che viene modificata e rinforzata. Non si può eliminare completamente la possibilità che si verifichino dei danni agli edifici, ma si cerca di garantire la conservazione della loro sicurezza per le persone. Quando si esegue un intervento antisismico il primo passo è quello di studiare attentamente l’edificio esistente, valutandone conformazione, materiali, fondazioni, tipologia di struttura. Inoltre, la tipologia dell’intervento e gli obiettivi cambiano anche in base alla zona sismica in cui ci si trova. In generale, si possono distinguere: Il consolidamento delle murature verticali in laterizio, che prevede il ripristino dei giunti di malta, ad esempio con l’iniezione di speciali malte e resine; l’uso di barre di carbonio; ancoraggi meccanici e fasciature delle murature; possa di intonaci fibrorinforzanti o di cappotti sismici. Il rinforzo delle strutture lignee o in cemento armato, per le quali si usano prevalentemente elementi in fibra di carbonio o in materiale composito. Il rinforzo strutturale dei solai, che prevede la sovrapposizione di una soletta antisismica con rete elettrosaldata, connessa all’esistente. Il consolidamento del terreno geotecnico- su cui si trova l’edificio, in quanto non sempre è sufficiente agire sulle strutture, se il terreno di fondazione non si presenta sicuro ed adeguato. L’impiego di dispositivi antisismici, quali i dissipatori di energia, che riducono le sollecitazioni sulle strutture dell’edificio durante il sisma La differenza tra adeguamento sismico e miglioramento sismico Adeguamento sismico e miglioramento sismico sono due cose diverse, per quanto entrambi abbiamo l’obiettivo di migliorare le prestazioni dell’edificio. Nel caso del miglioramento sismico si vuole semplicemente aumentare il livello di sicurezza della struttura, senza raggiungere i livelli di sicurezza richiesti dalla normativa per le nuove costruzioni, come invece avviene con un adeguamento sismico. In questo secondo caso, quindi, l’edificio esistente può essere paragonato (in termini di prestazioni) ad un nuovo edificio, secondo i parametri definiti nelle NTC 2018. Proprio per questo, generalmente richiede di eseguire opere più invasive, necessarie a raggiungere questo risultato. In alcuni casi, inoltre, non è possibile scegliere quale delle due strade perseguire, in quanto l’adeguamento sismico è obbligatorio per legge ogni qualvolta si apportano modifiche importanti alla struttura esistente. Ad esempio, se si eleva o si amplia l’edificio esistente o se si cambia destinazione d’uso. La normativa antisismica La normativa antisismica definisce i criteri progettuali e tecnici per la realizzazione di una struttura che resiste agli eventi sismici, con il minor danno possibile. Oltre al tema delle costruzioni, però, si affianca quello della classificazione sismica del territorio italiano, che con la legge n. 64 del 2 febbraio 1974 diventa obbligatoria in base a motivazioni tecnico-scientifiche. Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 2003 viene riclassificato l’intero territorio nazionale, eliminando la possibilità di non classificare delle zone. Tutto il territorio, quindi, è in qualche modo interessato dal tema degli eventi sismici. Altro passaggio significativo è rappresentato dal Decreto del Ministero delle Infrastrutture del 14 gennaio 2008, che approva le nuove norme tecniche per le costruzioni (NTC 2008). Qui si trattano sia i criteri progettuali per i nuovi edifici, che gli interventi necessari per la sicurezza degli edifici esistenti. Le Norme Tecniche, poi, sono state aggiornate nel 2018 (NTC 2018) e sono tutt’ora in vigore. Oltre a definire e distinguere gli interventi di adeguamento sismico, miglioramento sismico e riparazioni o interventi locali, la norma introduce anche l’obbligo i valutazione sismica dell’edificio esistente in tutti quei casi per cui è richiesto un adeguamento sismico e nel caso di edifici strategici. Bonus e detrazioni fiscali: quali sono gli interventi antisismici previsti nel 110% Per favorire la messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente, gli interventi antisismici sono agevolati con bonus e detrazioni fiscali. Si parla di Sismabonus e di Superbonus 110%. Il Sismabonus è una detrazione d’imposta concessa a privati e società che decidono di intervenire sugli edifici esistenti con opere antisismiche, usufruibile anche sotto forma di sconto in fattura e cessione del credito. Con il Decreto Rilancio, la detrazione è stata estesa al 110%, con l’avvento del noto Superbonus, destinato però solo agli edifici residenziali. È una detrazione che riguarda gli edifici in zone sismiche 1,2 e 3 e che richiede un’asseverazione da parte di un tecnico. Oltre al costo dell’intervento, inoltre, è possibile detrarre anche le spese per le indagini strutturali e geotecniche, per la verifica della classificazione sismica, la progettazione, la direzione lavori, il collaudo e le varie autorizzazioni. Tra i principali interventi ammessi ci sono quelli sulle coperture e sui solai, per aumentarne la capacità portante e riparare eventuali elementi; il ripristino di elementi strutturali in muratura, in calcestruzzo o in acciaio, ormai degradati; il rinforzo di pareti ed elementi strutturali. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento