Isolamento a cappotto: come scegliere il migliore per l’edificio

Il cappotto termico esterno permette di isolare l’edificio e migliorarne comfort e prestazioni energetiche. Ma come fare per scegliere in modo corretto materiali e tecnologia dell’isolamento a cappotto? Scopriamolo insieme.

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Come scegliere il cappotto termico per l’edificioIndice degli argomenti:

Scegliere il cappotto termico è fondamentale per l’importanza che ha questo lavoro e anche per il fatto che è uno dei principali interventi realizzati quando si procede con la riqualificazione di un edificio. Infatti, il cappotto esterno è una soluzione per isolare un fabbricato e migliorarne le prestazioni, favorendo il risparmio energetico e l’efficienza. Grazie a questo strato di isolante continuo su tutte le superfici che delimitano l’edificio e confinano con l’esterno, si riducono al massimo le dispersioni di calore, contenendo il fabbisogno energetico per la climatizzazione degli ambienti interni.

Ecco, allora, una breve guida su come scegliere il cappotto termico esterno.

Come scegliere il cappotto termico esterno e qual è il migliore

Scegliere il cappotto termico esterno, quindi, è importante per assicurare efficienza energetica e, al contempo, comfort interno. Nel momento in cui si deve decidere la tecnologia da installare è bene allora prendere in considerazione diversi fattori, tra cui la struttura dell’edificio e la sua conformazione, valutando l’efficacia e la fattibilità dell’intervento, ricordando che il rivestimento deve essere continuo, ma anche compatibile con i materiali esistenti. Talvolta, poi, potrebbe non essere possibile realizzare un cappotto esterno e, di conseguenza diventa necessario procedere con la posa di un isolante interno all’edificio (cappotto interno). In questo caso, è bene orientarsi su prodotti performanti anche a bassi spessori.

Cappotto termico: se non è possibile metterlo esterno si può optare per il cappotto interno
Il cappotto termico può essere anche interno

A questo punto, la scelta del cappotto, dei materiali che lo compongono e dello spessore da realizzare, dipendono anche dalla tipologia di clima locale, che può essere più o meno freddo e, quindi, incidere in modo più o meno intenso sulle dispersioni di calore. Non trascurabile, infine, il budget a disposizione, che può incidere anche in modo considerevole sulla scelta. 

Cappotto esterno, qual è il miglior materiale  

Definire quale sia a priori il miglior materiale per la realizzazione del cappotto esterno non è semplice, proprio per i diversi fattori prima visti. Questo significa che, piuttosto, esistono dei materiali più adatti per specifiche applicazioni e situazioni.

Al di la di ciò, tutti i materiali isolanti utilizzati per i cappotti termici dovrebbero per lo meno distinguersi per alcune caratteristiche importanti.

Qual è il miglior materiale per il cappotto termico esternof

Un buon isolante, infatti, si riconosce per la sua bassa conducibilità termica e, quindi, per la scarsa capacità di favorire il passaggio del calore. Altrettanto importanti sono l’inerzia termica e la traspirabilità dei differenti isolanti. Lo sfasamento termico permette di aumentare il tempo necessario al calore per attraversare una parete ed è molto importante per buone prestazioni anche nei periodi estivi. La traspirabilità, invece, indica quanto un materiale può essere attraversato dall’umidità, così da evitare la formazione di condensa e muffa sulle pareti.

Infine, entrano in gioco aspetti quali la provenienza e la natura dei materiali isolanti. La tendenza a preferire materiali naturali vegetali, minerali o animali – sta crescendo molto anche quando non si parla di interventi propri della bioedilizia, tant’è che sono sempre più diffuse soluzioni quali il cappotto in canapa, in lana di roccia, in fibra di legno o in sughero. L’attenzione alla sostenibilità ha poi portato anche ad una maggior attenzione alla località dei materiali, riducendo così le emissioni dovute ai trasporti e favorendo l’uso delle risorse locali. 

Quanto deve essere lo spessore del cappotto termico?

Lo spessore di un cappotto termico dipende, come già detto, da diverse cose, ma è comunque strettamente connesso alla tipologia di materiale scelto. Infatti, partendo dall’obiettivo da raggiungere, ossia dal risultato che si vuol ottenere in termini di prestazioni e livelli di coibentazione, si procede definendo lo spessore adeguato dell’isolante con cui si realizza il cappotto.

Quanto deve essere lo spessore del cappotto termico?

Se un materiale è molto performante, per avere lo stesso risultato finale, è sufficiente uno spessore inferiore rispetto a quanto avviene con un isolante a maggior conducibilità termica. 

Quanto costa il cappotto termico

Anche il costo del cappotto termico dipende dalla tipologia di intervento svolto, in quanto incidono l’estensione della superficie da isolare, il materiale scelto e lo spessore che si realizza. In generale, comunque, i costi variano da 40 euro al mq, fino a 100 euro al mq circa. Nel valutare l’intervento, però, è bene considerare che è possibile sfruttare diverse soluzioni di detrazione fiscale tra cui l’Ecobonus e il Superbonus 110%, per il quale è considerato un intervento trainante.


17/03/2022

Isolamento a cappotto, a prova di freddo e di caldo

Principale fattore dell’efficienza energetica degli edifici, il sistema a cappotto presenta diverse modalità di applicazione, ma per risultare efficace e per ottenere il Superbonus 110% deve rispettare i requisiti minimi descritti nella guida ETAG 004. Affrontiamo insieme a due esperti in materia quale sia la soluzione migliore  – interno, esterno, sistema completo con kit dello stesso produttore, diffuso e supportato da infissi e impianti di climatizzazione ad hoc – con uno sguardo ai progetti più interessanti

a cura di Claudia Capperucci

Isolamento a cappotto, a prova di freddo e di caldo

Indice degli argomenti:

È stato uno degli argomenti più dibattuti quest’anno in edilizia e grazie alla detrazione al 110% applicata agli interventi sostenuti per l’efficientamento energetico, le nostre città si sono trasformate in cantieri a cielo aperto, fino a modificare sensibilmente le quotazioni immobiliari e conseguentemente il profilo dei quartieri di molti centri storici e periferie annesse.

Tra i principali interventi che concorrono all’efficientamento energetico c’è proprio il cappotto termico. Il cappotto termico, o isolamento a cappotto, consiste in una serie di strati isolanti applicati esternamente o internamente agli edifici in modo da garantire un efficientamento energetico attraverso l’isolamento termico e in parte anche acustico degli ambienti.

Se applicato correttamente a tutte le superfici opache dell’involucro edilizio (verticali, orizzontali, inclinate) il sistema permette un notevole risparmio energetico, mantenendo alte temperature interne durante l’inverno e adeguate/basse temperature negli ambienti in estate.

Gli elementi che compongono il sistema a cappotto sono: malta collante, che permette l’adesione del sistema isolante al supporto su cui viene applicato; pannello isolante; tasselli di fissaggio, che permettono il corretto ancoraggio del cappotto termico e contrastano le forze agenti su di esso; malta rasante, applicata in due mani con interposizione di rete d’armatura; rete d’armatura, che contribuisce assieme alla malta rasante nel conferire resistenza al sistema il primer, che ottimizza il pH del rasante, l’assorbimento e la resa colore del rivestimento; il rivestimento a spessore, che fornisce maggiore resistenza del sistema agli urti e agli agenti atmosferici, oltre a conferire la finitura estetica desiderata; gli accessori per cappotto termico, come ad esempio angolari, profili per raccordi, giunti di dilatazione e altri utensili.

Tipologie (vantaggi e svantaggi)

Due le tipologie del sistema: quello esterno e quello interno. Il cappotto termico esterno è il tipo di applicazione più diffusa per i fabbricati in genere e ha notevoli vantaggi: maggior grado di isolamento, prevenzione di danni alle pareti esterne, grazie alla “quiete termica” raggiunta dall’involucro, riduzione dei ponti termici che portano a minori dispersioni termiche.

L’isolamento esterno può però risultare molto costoso perché prevede l’allestimento dei ponteggi. Inoltre il lavoro può richiedere tempi più lunghi, quindi i costi risultano più alti rispetto a quelli del cappotto interno.

Isolamento a cappotto Saint – Gobain - webersan thermo evoluzione
Saint – Gobain – webersan thermo evoluzione. Nell’ambito dell’isolamento diffuso, questo intonaco termo-deumidificante è in grado di combinare l’azione di risanamento con quella di isolamento termico delle murature degradate dalla presenza di umidità di risalita e di sali solfatici, cloruri e nitrati.

Il cappotto termico interno consiste, invece, nel disporre i pannelli isolanti sulle pareti interne dell’abitazione, questi ultimi sempre di spessore ridotto rispetto a quelli che si applicano all’esterno. È una pratica molto usata nelle ristrutturazioni, all’interno di edifici urbani e per la coibentazione all’intradosso del tetto Inoltre, rispetto al cappotto esterno, comporta alcuni vantaggi: costi inferiori e tempi di posa più brevi. Tuttavia dal momento che i pannelli sono posizionati all’interno della casa, gli spazi risultano penalizzati in superficie e volume e l’applicazione potrebbe risultare difficoltosa in alcuni punti.

Requisiti minimi

I requisiti minimi che l’isolamento a cappotto deve avere sono: marcatura CE, certificazione ETAG 004, sistema garantito (certificato ETAG), certificato ETAG 014 per i tasselli le linee guida ETAG 004 sintetizzano le metodologie di prova delle caratteristiche del sistema a cappotto; mentre la guida ETAG 014 è relativa agli strumenti di fissaggio del sistema a cappotto.

Cappotto termico, requisiti minimi
Una parete isolata termicamente

Il Sistema deve essere progettato anche nei dettagli da un progettista esperto, abilitato alla progettazione antincendio e preparato tecnicamente nel campo dei Sistemi a Cappotto (riferimenti: Manuale Cortexa e norma UNI/TR 11715).

Uno sguardo al panorama attuale – Intervista all’architetto Giovanni Agliardi

Quali progetti oggi sono più interessanti?

Quelli dove, nella costruzione di un edificio, si impiega la tecnica del cappotto termico esterno e/o quelli dove si impiega l’isolamento diffuso o proprio della massa dei materiali da costruzione (esempio: mattoni termoisolanti, pareti monostrato, pareti multistrato, sistemi che adottano la prefabbricazione e altro).

Isolamento a cappotto in lana di roccia di un edificio in legno
Isolamento in lana di roccia di un edificio in legno durante i lavori – Img by architetto Giovanni Agliardi, https://www.oikosstudio.eu

A prescindere dalla tecnologia o tecnica applicata un progetto risulta efficiente e vincente se si caratterizza per bassi fabbisogni e bassi costi di gestione; se soddisfa i principali parametri del comfort; se ha un basso impatto ambientale; se è in condizione di garantire il proprio valore nel tempo.

Isolamento in lana di roccia di un edificio in Legno
Isolamento in lana di roccia di un edificio in Legno (a fine lavori) –

Quali benefici in termini di efficienza energetica apporta all’edificio?

L’applicazione di un cappotto termico posato all’esterno di un ipotetico involucro (pareti, solai, pavimenti) può migliorare la sua efficienza energetica del 35-40%, mentre la posa di un cappotto termico applicata dall’interno, se eseguita una “scatola termica“,  può garantire un’efficienza energetica anche del 60%.

Cappotto termico, Isolamento in EPS esterno in un edificio scolastico
Isolamento in EPS esterno in un edificio scolastico

Bisogna sfatare il luogo comune che il cappotto è l’unica e  miglior medicina per raggiungere l’efficienza energetica.  Solo l’impiego e corretta posa del cappotto, unito agli opportuni serramenti e ad un impianto termico semplice ed efficace porta all’efficienza energetica che significa “piccola spesa” e grande comfort abitativo.

Esistono interventi da evitare assolutamente?

Purtroppo oggi ne esistono ancora, e anche non pochi, tra le costruzioni ex novo.

Non basta reclamizzare tecniche, tecnologie e tipologie di materiali impiegati e la Classe Energetica raggiunta mediante la corretta applicazione delle norme vigenti e verificate con l’applicazione di opportuni software.

La corretta posa in opera dei materiali e delle fasi del cantiere dovrebbero trovare conferma, ad esempio, durante e/o a fine lavori, attraverso un blower-door test (test che verifica le caratteristiche del ricambio di aria all’interno dell’edificio N.d.r.), con delle termografie (verifica di alcuni aspetti dell’edificio attraverso l’acquisizione di immagini a infrarossi N.d.r.) e soprattutto con la preventiva preparazione delle maestranze. Purtroppo questo avviene solo quando un “committente illuminato” si affida ad una certificazione terza e volontaria.

Lei ha mai realizzato qualche progetto in questo senso?  Può parlarci di qualche opera per la quale si è trovato a lavorare?

In ambito residenziale mi sono occupato di ristrutturazioni dove spesso l’isolamento è stato applicato dall’interno; per le nuove costruzioni invece l’isolamento ha rappresentato il classico cappotto posato dall’esterno (residenza ed edificio con destinazione scolastica).

Posare un cappotto dall’interno, modalità di intervento sempre più utilizzata nelle ristrutturazioni, richiede al progettista delle particolari attenzioni verso l’impiego di opportuni materiali.

Isolamento a cappotto interno con materiale termoriflettente
Un intervento dell’Arch. Agliardi: isolamento Interno con materiale termoriflettente

Infatti le caratteristiche di permeabilità al vapore, di insensibilità all’umidità e ai rischi di marcescenze dei manufatti impiegati, l’abbinamento o meno di questi ultimi con la barriera a vapore, devono essere conosciuti e ben chiari. Questo a garanzia della buona riuscita dell’intervento, della sua durabilità e del buon esito finale in termini di comfort e qualità dell’aria indoor. L’isolamento a cappotto dall’esterno è sicuramente meno complesso da progettare, eseguire e controllare in opera rispetto a quello interno. 

Potrebbe dare qualche indicazione della fornitura e posa del cappotto, sotto la cui cifra non si dovrebbe scendere per avere un’opera ben fatta?

Per quanto riguarda le mie conoscenze ed esperienze, ad oggi, per raggiungere un risultato a regola d’arte facendo riferimento ad uno spessore di materiale isolante pari a 14 cm a seconda dello spessore e tipo di materiale cambiano i prezzi – partendo da un EPS grafitato e passando per la lana di roccia, la fibra di legno e arrivando al sughero, la fornitura e posa in opera al metro quadro varia tra i 75 e 105 euro.

I dettagli tecnici – Intervista a Andris Pavan, Presidente di Cortexa

Cortexa è l’associazione di riferimento in Italia per i Sistemi di Isolamento a Cappotto.

La stratigrafia del sistema a cappotto
La stratigrafia del sistema a cappotto

Quanto migliora l’efficienza dell’edificio il cappotto termico?

L’applicazione dei Sistemi di Isolamento Termico a Cappotto permette di alleggerire considerevolmente le bollette energetiche, sia per il riscaldamento invernale che per il raffrescamento estivo. Minore energia è in grado di attraversare le pareti grazie alla maggior capacità isolante complessiva dettata dai ridotti valori di trasmittanza termica. L’intervento di isolamento termico a cappotto comporta delle elevatissime riduzioni di dispersioni sulla parete (maggiori del 70%) che sono poi da ponderare rispetto al peso della parete nelle dispersioni complessive dell’edificio (copertura, serramenti, vani scala, ecc.). Con l’ipotesi di peso delle pareti del 50%, l’intervento di isolamento può ridurre i consumi delle abitazioni di percentuali molto elevate, anche oltre il 40%.

Il Sistema a Cappotto migliora anche il comfort abitativo cercando di rendere costante la temperatura interna dell’abitazione sia d’inverno che d’estate, senza generare grandi consumi di energia. Nel periodo estivo il numero di ore annuali con temperatura interna superiore a 25°C può essere ridotto fino al 75% adottando un Sistema a Cappotto realizzato secondo i principi di qualità determinati da Cortexa. In climi caldi o in presenza di forte irraggiamento solare è inoltre consigliabile adottare Sistemi di Isolamento a Cappotto con finiture chiare con alta riflessione alla luce, con IR superiore al 30% o, nel caso si vogliano usare colori scuri, soluzioni termoriflettenti con alto TSR (Total Solar Reflection, indice che tiene conto della riflessione di tutto lo spettro solare, visibile più infrarosso) in modo da non surriscaldare la facciata e non sollecitare inutilmente il sistema isolante.

Un buon isolamento termico inoltre permette di ottenere un efficace isolamento acustico, limitando i rumori esterni o provenienti da edifici confinanti.

Un edificio a massima efficienza energetica isolato con un Sistema a Cappotto di qualità è infine potenzialmente in grado di produrre più energia di quella che consuma.

Quali sono oggi i progetti più efficienti?

A settembre 2021 durante la quinta edizione dell’European ETICS Forum promosso da EAE, Associazione europea di produttori di Sistemi a Cappotto, di cui Cortexa è socio fondatore, è stata inserita la cerimonia dei vincitori degli EAE Award 2021, che ha premiato diversi progetti europei di efficienza energetica attraverso l’utilizzo del Sistema a Cappotto.

Sono giunti più di 50 progetti, tra cui un progetto italiano di Aosta ritenuto un importante esempio virtuoso di riqualificazione di un edificio storico. Questo a dimostrazione del fatto che il Sistema a Cappotto è compatibile anche con un tessuto immobiliare variegato come il nostro, in buona parte obsoleto e storico. I progetti più efficienti sono quelli che riescono a ottenere il maggiore impatto positivo in termini di risparmio, comfort e benessere, nel breve e nel lungo termine. Questo consente anche di preservare più a lungo inalterato il valore dell’immobile.

Quali materiali sono più indicati?

Un elemento fondamentale da tener in considerazione per la scelta del cappotto è che quest’ultimo sia fornito come kit da un unico produttore e il Sistema sia dotato di marcatura CE e certificato ETA (European Technical Assessment), la Valutazione Tecnica Europea, vale a dire un documento che attesta che i componenti del kit sono stati scelti e testati per funzionare correttamente non solo singolarmente ma anche insieme. Per ottenere un ETA è necessario realizzare una serie completa di prove sui singoli componenti e sul Sistema a Cappotto specifico nel suo complesso per valutarne l’idoneità tecnica come isolamento termico dall’esterno.

I materiali da usare devono essere quelli indicati nell’ETA.

Se ci concentriamo sugli isolanti, questi vanno scelti in base alla tipologia di edificio da efficientare, in base agli obiettivi di risparmio desiderati e a molti altri criteri quali la tipologia di supporto su cui si andrà a lavorare o la rumorosità dell’ambiente circostante.

In particolare, per accedere al Superbonus 110% è previsto che il Sistema a Cappotto impiegato nell’intervento rispetti i CAM, i criteri ambientali minimi per i pannelli isolanti. Una delle differenze sostanziali tra un isolante che rispetta i CAM e un isolante standard è la presenza di materiale riciclato al suo interno.

Il protocollo CAM prevede che il produttore del materiale isolante dichiari quanto previsto dal criterio 2.4.2.9, relativo alle prestazioni comuni a tutti i materiali isolanti:

  • non devono essere prodotti utilizzando ritardanti di fiamma che siano oggetto di restrizioni o proibizioni previste da normative nazionali o comunitarie applicabili;
  • non devono essere prodotti con agenti espandenti con un potenziale di riduzione dell’ozono superiore a zero;
  • non devono essere prodotti o formulati utilizzando catalizzatori al piombo quando spruzzati o nel corso della formazione della schiuma di plastica;
  • se prodotti da una resina di polistirene espandibile gli agenti espandenti devono essere inferiori al 6% del peso del prodotto finito;
  • se costituiti da lane minerali, queste devono essere conformi alla nota Q o alla nota R di cui al regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP) [v. anche Classificazione di pericolo e altri aspetti normativi] e s.m.i. (29);
  • se il prodotto finito contiene uno o più componenti specifici (tra cui ad esempio cellulosa, lana di vetro, lana di roccia, polistirene espanso, polistirene estruso, poliuretano espanso, ecc.), questi devono essere costituiti da materiale riciclato e/o recuperato secondo le quantità minime indicate nel decreto al punto 2.4.2.9, misurato sul peso del prodotto finito.

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