Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Il progetto della Maison de l’Homme ha una storia molto lunga che prende le mosse da un’idea elaborata da LeCorbusier in occasione dell’esposizione alla Porte Maillot a Parigi nel 1950; un’idea che si precisa con il progetto dell’edificio per esposizioni a Stoccolma, commissionato da Theodor Ahrenberg nel 1962 e che trova la possibilità di una applicazione concreta solo l’anno successivo, quando Heidi Weber mette a disposizione, a Zurigo, una porzione di parco per costruire un padiglione per esposizioni d’arte. Il padiglione consiste in due costruzioni di acciaio indipendenti l’una dall’altra. La grande copertura è stata pensata come elemento di protezione dall’irraggiamento solare. I corpi sottostanti, che costituiscono lo spazio espositivo vero e proprio dell’edificio, sono realizzati secondo il dimensionamento teorico elaborato da Le Corbusier con il Modulor. Per la copertura Le Corbusier riprende dal progetto per il padiglione di esposizione realizzato a Liegi in quegli stessi anni lo schema a ombrello, in grado di definire un luogo aperto pur individuando uno spazio circoscritto. Per gli spazi destinati alla attività espositiva viene utilizzato il sistema costruttivo basato sull’assemblaggio di profili angolari denominato brevetto 226x226x226. Il procedimento costruttivo si fonda sull’assemblaggio di un elemento base, costituito da un profilo angolare di acciaio di m. 2.26, che viene impiegato sia come montante che come traverso. L’assemblaggio di dodici profili consente di realizzare un cubo di m. 2.26 di lato: si tratta del primo nucleo di una struttura tridimensionale isotropa ed estensibile mediante successive addizioni. La struttura è infine tamponata mediante elementi ciechi in lamiera smaltata, oppure con superfici vetrate realizzate con serramenti di acciaio. Le Corbusier non vide la realizzazione dell’edificio che, dopo la sua morte, fu seguita dai suoi collaboratori parigini Taves e Rebutato. Le immagini sono tratte dall’archivio LSA.2, foto G.N. * Andrea Campioli, Prof. associato architetto membro, del gruppo di ricerca LSA2, presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. LSA2 Laboratorio di sperimentazione dell’architettura Anna Mangiarotti, Prof ordinario architetto coordinatore Andrea Campioli, Prof associato architetto membro Marisa Bertoldini, Ricercatore dottoressa membro Alessandra Zanelli, Ricercatore architetto membro Ingrid Paoletti, Assegnista di Ricerca architetto membro Monica Lavagna, Assegnista di Ricerca architetto membro Carol Monticelli, Dottoranda architetto collaboratore Eugenio Morello, Dottorando architetto collaboratore L’attività di ricerca ha come tema principale la cultura tecnologica del progetto di architettura nelle sue diverse declinazioni: dalla cultura politecnica ai sistemi costruttivi innovativi per l’architettura, dalla qualità ambientale per il progetto di architettura alla compatibilità della produzione edilizia. Per contatti: anna.mangiarotti@polimi.it Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento