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Nessuna delle innovazioni tecnologiche dell’ultimo secolo ha cambiato così profondamente la nostra vita come la luce elettrica. Durante il giorno come di notte, in esterno ed in interno ed in tutti i luoghi e gli spazi che abitiamo l’illuminazione artificiale è divenuto un elemento fondamentale del nostro modo di vivere. L’idea di trasformare la notte in giorno incominciò a formarsi nel momento in cui le scoperte scientifiche e le conseguenti innovazioni tecnologiche resero possibile l’incremento della produzione di luce artificiale e più semplice la sua distribuzione. Scrive in proposito Wolfgang Schivelbusch nel suo “Luce” pubblicazione dedicata alla storia dell’illuminazione artificiale del XIX sec.: “Sul finire dell’Ottocento, l’Europa è percorsa da una nuova utopia: la trasformazione della notte in giorno”. Strada illuminata con luce artificiale Da quei momenti ricchi di entusiasmo, sorpresa e stupore l’illuminazione dello spazio urbano e del territorio è divenuta una condizione essenziale per la vita degli esseri umani. La cosiddetta “pubblica illuminazione”, che include i monumenti e le architetture, è divenuta un chiaro segno di civiltà senza la quale ci sentiremmo in pericolo e forse incapaci di vivere durante la notte. Durante l’ultimo ventennio il modo con cui concepiamo la notte ha subito un radicale cambiamento. Cento anni fa le strade erano illuminate sostanzialmente per motivi di sicurezza e solo dopo l’introduzione delle luce elettrica è comparsa l’illuminazione monumentale sebbene a carattere festivo. Ancora un cinquantina di anni fa la notte era considerata il periodo del riposo per eccellenza, al contrario di oggi dove la notte è diventata il periodo più importante delle 24 ore, nel quale si esce, ci si diverte, si sogna e si cerca di dimenticare lo stress e le preoccupazioni. Questo nuovo modo di concepire la notte ha fatto si che la fruizione di una città e dei suoi monumenti non possa essere più unicamente relegata alle ore diurne. In questo senso sono stati realizzati diversi interventi atti a valorizzare non solo i centri cittadini con la pubblica illuminazione ma anche di edifici “pregevoli per arte e storia” di cui le nostre città, fortunatamente sono così ricche. In questo complesso panorama si è aggiunta oggi una nuova rivoluzione: l’avvento della tecnologia LED. Architettura illuminata Si ritiene che la luce allo stato solido, i LED, rappresentino l’innovazione più significativa nel panorama dell’illuminazione, sin dalla primissima produzione di illuminazione elettrica. Grazie alle sue caratteristiche tecniche ed estetiche consente una elevata libertà di progettazione in termini di uso del colore e di effetti dinamici nonché di facile inserimento architettonico date le dimensioni spesso ridottissime. I LED di ultima generazione vantano una durata di vita utile elevatissima fino a 50.000 h (circa 15-20 anni) al 70% del loro flusso iniziale, inoltre offrono un rendimento energetico superiore rispetto a molte altre sorgenti luminose. Il loro fascio luminoso è quasi del tutto privo di emissione termica ed ha uno spettro pressoché esente da raggi UV ed IR. Non si prevede alcun cambio di lampada durante le loro vita utile, riducendo al minimo le opere di manutenzione sull’impianto di illuminazione. Abbinando ottiche ad apparecchi efficienti, un nuovo impianto può garantire enormi risparmi energetici, può abbattere i costi energetici e di conseguenza le emissioni di CO2; non è inconsueto ottenere risparmi energetici importantissimi rispetto ad un impianto tradizionale. In questo affascinante e futuristico panorama occorre che ad occuparsi di progettazione della luce, specie quando si tratta della cosiddetta “illuminazione architetturale”, siano veri esperti in materia. Un primo e significativo passo è stato fatto con la nuova UNI 11630 Criteri per la stesura del progetto illuminotecnico che risulta il primo documento ufficiale in Italia a parlare della progettazione illuminotecnica come opera di intelletto disgiunta dalla progettazione di architettura, impianti tecnologici e strutture edili. Tale documento costituirà un importantissimo caposaldo per le Pubbliche Amministrazioni e le Soprintendenze che potranno richiedere un progetto di illuminazione reso ai sensi della UNI 11630 a cui seguirà un doveroso adeguamento in termini di analisi progettuale e contenuti documentali da parte dei professionisti incaricati. Per quanto attiene la complicata materia dell’illuminazione architetturale certamente non tutte le risposte arriveranno dalla citata norma, ma certamente potrà aprirsi una nuova strada per la progettazione qualificata della luce dedicata alle architetture, siano esse nuovo od antiche. Una cosa è certa troppo spesso, si vedono installati apparecchi di illuminazione a LED di scarsissima qualità e di dubbia provenienza sotto l’egida del risparmio di energia si smerciano prodotti scadenti che, ovviamente, creeranno più danni e problemi che vantaggi. Inoltre spessissimo si tiene in poco conto l’impatto visivo degli apparecchi di illuminazione durante il giorno, quando spenti e di come questa presenza possa modificare radicalmente la percezione di un’architettura. Mi auspico che sulla scorta della nuova norma possa instaurarsi un dialogo tra le diverse figure che operano nel mondo della progettazione architettonica e del restauro per testare ed ottimizzare eventualmente il documento. Tratto da U&C n°7 luglio/agosto 2016 Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento