Nanotecnologie in edilizia: a Trieste un primo intervento in edilizia popolare

Nella città friulana è stata applicata una resina nanotecnologica con proprietà fotocatalitica su edifici di edilizia popolare. È la prima volta in Italia che viene svolta un’operazione simile, finalizzata a ridurre gli inquinanti nell’aria, migliorando il benessere dei residenti

A cura di:

Nanotecnologie in edilizia: a Trieste un primo intervento in edilizia popolare

L’impiego delle nanotecnologie in edilizia trova un esempio recente a Trieste. Una resina nanotecnologica è stata applicata su edifici di edilizia popolare. Si tratta della prima volta in Italia. L’intervento in questione si è focalizzato sotto forma di un rivestimento superficiale impermeabile e trasparente in grado di eliminare le sostanze inquinanti presenti nell’aria, innescando il processo di fotocalisi, che imita la fotosintesi. I risultati ottenuti dalla azienda e comprovati, permettono di poter stimare che un metro quadro di superficie rivestita col prodotto esposto alla luce del sole è in grado di ridurre i gas NOx in modo paragonabile a 100 metri quadri di superficie alberata.

L’intervento è stato svolto nell’ambito di una ristrutturazione importante che ha previsto interventi di riqualificazione energetica e miglioramento sismico di 104 unità abitative di proprietà dell’Ater Trieste, in città e a Muggia.

Fotocatalisi per ridurre gli inquinanti nell’aria

La fotocatalisi è una tecnologia che facilita alcuni processi come l’ossidazione degli inquinanti presenti nell’aria. Il processo viene attivato in presenza di un fotocatalizzatore, ovvero una sostanza in grado di attivare una reazione chimica assorbendo la luce, in forma di radiazione elettromagnetica.

Nanotecnologie in edilizia: a Trieste un primo intervento in edilizia popolare

Per avere un processo di fotocatalisi è necessaria una sostanza attivante e una fonte di luce, naturale o artificiale. Il biossido di titanio è il fotocatalizzatore più comune. Quando irradiato con radiazioni UV, entrando in contatto con molecole contenenti ossigeno può, a sua volta, generare agenti ossidanti reattivi, in grado di trasformare le sostanze organiche inquinanti in sostanze non nocive all’ambiente.

Il biossido di titanio, prodotto per la prima volta un secolo fa, e le sue proprietà anti inquinanti sono note dagli anni Sessanta del XX secolo.

Le proprietà della resina applicata a Trieste

Nel caso applicativo di Trieste, la resina nanotecnologica impiegata, NanoGreen di AmberGreen, azienda italiana specializzata nella produttrice di resine e soluzioni di rivestimento, ha evidenziato interessanti proprietà. Dai test di valutazione dell’efficacia fotocatalitica attraverso degradazione dell’ossido di azoto presso il laboratorio del Centro Ricerche Colorobbia, hanno evidenziato una riduzione della molecola gassosa NOx del 40%. Queste molecole di gas rappresentano una parte degli inquinanti presenti nell’aria, causati dalla combustione dei veicoli e del riscaldamento.

La targa che attesta che le superfici del palazzo di Trieste sono state trattate con resina nanotecnologica

Da quanto riportato dalla azienda, alla luce dei risultati ottenuti, è possibile stimare che un metro quadro di superficie rivestita con la sostanza esposta alla luce del sole è in grado di ridurre i gas NOx in modo paragonabile a 100 metri quadri di superficie alberata.

Inoltre, ha messo in evidenza proprietà anti batteriche. Nei test dedicati, eseguiti secondo la norma specifica, un’efficacia superiore al 99,9% di abbattimento della carica batterica. Non solo: contiene nano particelle altamente ossidanti che conferiscono alla superficie attività antivirale.

Nanotecnologie in edilizia: come si presenta la resina

Come ultimo intervento dell’ampia ristrutturazione, realizzata in 9 mesi con il Superbonus 110 e conclusa lo scorso dicembre, è stata applicata la resina su tutte le facciate dei quattro fabbricati. Questa opportunità legata allo strumento incentivante ha permesso l’impiego di questa soluzione.

Ma come si presenta questa resina? «Si tratta di un liquido incolore, totalmente trasparente, che viene completamente assorbita dal sistema in calce o in silicio utilizzabile nelle facciate come intonaco. In alcuni casi si può aggiungere alla pitturazione», spiega Alessandro Ballocchi, architetto di Areaventi e responsabile del progetto. Lo stesso aveva già sperimentato l’impiego delle nanotecnologie in edilizia, sulla ceramica, effettuando prove tecniche che hanno messo in luce le proprietà fotocatalitiche e le caratteristiche premianti «specie in termini di decadimento delle polveri sottili molto significativo. Una volta che si depositano sulla superficie, cristallizzano e precipitano».

Come specifica l’azienda, l’azione igienizzante avviene sia in presenza di luce sia al buio, grazie alla sua proprietà antiaderente che evita l’adesione dei batteri e virus, in terminologia tecnica si crea un rivestimento a bassa energia superficiale.

A motivare la scelta di NanoGreen di AmberGreen è stata la serietà con cui l’azienda ha fornito prove tecniche a supporto delle proprietà della resina, che funge da rivestimento superficiale impermeabile che riduce l’adesione dello sporco, protegge le superfici da batteri e virus, elimina le sostanze inquinanti nell’aria grazie all’effetto della luce.

È idro repellente: crea un rivestimento nanometrico che permette di non creare zone umide stagnanti. Inoltre è anti aderente, facilmente pulibile, riducendo la necessità di manutenzione.

Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici

Commenta questo approfondimento