Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Indice degli argomenti Toggle Pompe di calore: uno strumento per ridurre consumi ed emissioniServe velocizzare le ristrutturazioni profonde in EuropaI benefici delle pompe di calore in ediliziaGli obiettivi UE stridono con il calo di vendite Le pompe di calore in edilizia producono vantaggi anche nel caso di edifici non ristrutturati. È quanto emerge da un sondaggio condotto dalla coalizione di organizzazioni non governative europee Coolproducts, con una campagna condotta dallo European Environmental Bureau. Dai casi di studio – 12 case in 11 città di tre Paesi che utilizzano cinque diverse marche di pompe di calore, tutte funzionanti con refrigeranti diversi – gli otto casi che dispongono già di dati hanno segnalato un risparmio energetico; inoltre otto casi su nove, di quanti già contano di dati, hanno registrato bollette energetiche più basse, soprattutto in abbinamento ai pannelli fotovoltaici. Molti intervistati hanno anche descritto il comfort generale relativo alla vita quotidiana notevolmente migliorato grazie alla facilità d’uso rispetto al riscaldamento a gasolio e biomassa. Nessuno di loro si è pentito della scelta o ha intenzione di annullarla. Il dato conferma la bontà della tecnologia su cui l’Europa punta forte, come ricorda la Commissione UE: ha previsto di installare 30 milioni di pompe di calore entro il 2030, rispetto al 2020, come parte di REPowerEU per liberarsi della dipendenza del blocco dal gas russo. Tuttavia occorre fare di più per promuoverle: come si nota dai dati recenti della European Heat Pump Association, nel 2023 le vendite di pompe di calore sono calate in Europa del 5%. In Italia si è registrato il decremento più sensibile. Pompe di calore: uno strumento per ridurre consumi ed emissioni L’efficacia delle pompe di calore in edilizia è confermata anche dall’Agenzia internazionale per l’energia. In un report della IEA, pubblicato nel 2022, prevedeva che le pompe di calore avrebbero ridotto la domanda europea di gas per il riscaldamento negli edifici di almeno 21 miliardi di metri cubi nel 2030. La stessa IEA stimava che le pompe di calore a livello globale abbiano il potenziale di ridurre le emissioni globali di CO2 di almeno 500 milioni di tonnellate nel 2030, pari alle emissioni annuali di anidride carbonica di tutte le automobili oggi in Europa. Risultano quindi un efficace strumento per la decarbonizzazione. È bene annotare, come fa la Commissione Europea, riprendendo dati Eurostat, che circa la metà di tutta l’energia consumata nell’UE viene utilizzata per il riscaldamento e il raffreddamento, e oltre il 70% proviene ancora da combustibili fossili (principalmente gas naturale). Nel settore residenziale, circa l’80% del consumo energetico finale viene utilizzato per il riscaldamento degli ambienti e dell’acqua. Serve velocizzare le ristrutturazioni profonde in Europa Puntare sulle pompe di calore potrebbe migliorare sensibilmente le cose. Un ulteriore motivo per guardare con interesse all’indagine condotta da Coolproducts, nella campagna condotta con EEB e con la ong ECOS, è che i benefici ottenuti siano stati registrati in case non ristrutturate, che non sono ottimizzate per offrire il pieno potenziale di risparmio energetico delle pompe di calore. Tuttavia, segnala la stessa coalizione, “nei casi in cui tali ristrutturazioni non sono ancora possibili, le pompe di calore ad alta temperatura offrono un’ottima soluzione intermedia per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e mobilitare il risparmio energetico”. Di certo, per sfruttare al meglio le prestazioni di una pompa di calore ad alta temperatura, sarebbe bene poter disporre di un edificio ristrutturato, magari in deep retrofit. La stessa coalizione segnala che una sfida prevedibile legata all’introduzione di massa delle pompe di calore in Europa è la lentezza del tasso di ristrutturazione. Mentre il tasso di sostituzione delle caldaie a gas nell’UE è ben al di sopra del 5%, il tasso di ristrutturazione attualmente è fermo all’1% del parco immobiliare. “Ciò significa che c’è un gruppo crescente che al momento sta passando dalle caldaie alle alternative elettriche ma potrebbe esitare e scegliere un’altra caldaia poiché la loro casa scarsamente isolata potrebbe non sfruttare i vantaggi di una pompa di calore convenzionale”, sottolinea. È proprio in questo divario che si colloca il mercato delle pompe di calore ad alta temperatura (HTHP): si tratta di unità che possono sostituire le vecchie caldaie negli edifici ancora da ristrutturare per raggiungere temperature superiori a 55°C. I benefici delle pompe di calore in edilizia Nel documento preparato da Coolproducts si mette in evidenza anche l’esito di uno studio pubblicato a fine 2022 dal Dipartimento d’Ingegneria dell’Università “Sapienza” in collaborazione con Daikin, in cui sono stati evidenziati i potenziali benefici derivanti dall’installazione di pompe di calore aria-acqua ad alta temperatura in edifici dotati di radiatori senza la necessità di importanti ristrutturazioni nelle città di Milano e Salerno. I risultati dell’analisi hanno mostrato notevoli potenziali miglioramenti in termini di efficienza energetica e riduzione di emissioni di CO2. In particolare, lo studio ha evidenziato una significativa riduzione del consumo di energia primaria, che varia dal 34% al 54% a Milano e dal 43% al 60% a Salerno, tenendo conto dei diversi livelli di energia rinnovabile nella generazione elettrica. Inoltre, uno studio condotto ad Atene e Salonicco da un team di ricercatori dell’Università di Atene, che ha calcolato il costo del ciclo di vita, mostra una gamma di risparmi netti attuali, stimati tra 5.000 e 7.500 euro durante la vita del prodotto. Inoltre, l’investimento si ammortizza tra 6 e 8 anni. Sempre secondo quanto si legge nell’indagine di Coolproducts, i costi di acquisto e installazione, invece, variano a seconda del Paese e per alcuni possono rappresentare un ostacolo economico. Ma per quanto riguarda i costi operativi, in Italia uno dei soggetti sondati ha evidenziato una riduzione del costo del 50% per ogni condominio, riducendo la spesa da 11mila a seimila euro. L’analisi della letteratura e le interviste condotte dalla coalizione di ong hanno dimostrato che la sostituzione di caldaie e stufe tradizionali con HTHP può comportare notevoli risparmi energetici, bollette più basse, senza sacrificare il comfort. A questo proposito si afferma che: “Gli HTHP svolgono un ruolo significativo negli edifici non ristrutturati riducendo le esigenze di manutenzione e diminuendo la dipendenza dai combustibili fossili. La nostra ricerca suggerisce che gli HTHP sono altamente efficienti dal punto di vista energetico e possono comportare una riduzione del consumo energetico fino al 70% se si prende in considerazione il massiccio utilizzo di energia di combustibili fossili e sistemi di riscaldamento a biomassa”. Gli obiettivi UE stridono con il calo di vendite L’indagine si conclude con alcune considerazioni e tre raccomandazioni politiche. La prima richiede di garantire che in ogni Stato membro sia presente una tariffa elettrica dedicata che goda della tassazione più bassa possibile: “molti intervistati riferiscono che il loro investimento non sarebbe ripagato senza il supporto dell’elettricità autoprodotta e/o degli accumuli per compensare i picchi di consumo”. Queste soluzioni potrebbero non essere disponibili in tutti gli edifici. In secondo luogo, quando possibile, è necessario promuovere il fotovoltaico e l’energy storage insieme alla pompa di calore ad alta temperatura, in particolare nelle ristrutturazioni, poiché ciò migliora il tempo di recupero dell’investimento e garantisce costi di gestione inferiori rispetto alle soluzioni fossili. Infine sarebbe bene promuovere iniziative di formazione dedicata e sensibilizzazione su queste tecnologie nella forza lavoro esistente nel settore del riscaldamento e nei futuri professionisti: la competenza tecnica è stata menzionata come un fattore chiave per l’adozione di HTHP in diverse interviste. Le raccomandazioni giungono negli stessi giorni in cui la European Heat Pump Association ha registrato la diminuzione di vendite di pompe di calore nel 2023. Come segnala la stessa EHPA, le vendite di pompe di calore in 14 paesi europei sono diminuite complessivamente di circa il 5% nel 2023 rispetto al 2022, passando da 2,77 milioni a 2,64 milioni. Ciò inverte la tendenza dell’ultimo decennio, in cui le vendite combinate aumentavano ogni anno. Nelle considerazioni dell’associazioni è evidenziata una attribuzione di responsabilità alla stessa Unione Europea. Come si legge, infatti: “Il calo delle vendite deriva dal fatto che il piano d’azione dell’UE per le pompe di calore, che dovrebbe essere pubblicato all’inizio del 2024 per sostenere il settore, è stato ritardato dalla Commissione europea fino a “un momento da decidere”. Nel frattempo, gli alti tassi di interesse e il cambiamento delle misure politiche nazionali stanno preoccupando investitori e consumatori. I governi hanno aumentato il sostegno a chi investe in pompe di calore nel 2022 a seguito della crisi energetica innescata dall’invasione russa dell’Ucraina. Nel 2023 gran parte di quel sostegno è stato limitato o rimosso”. Questo – evidenzia ancora – è stato il caso dell’Italia, che ha registrato uno dei maggiori cali di vendite tra il 2022 e il 2023. Consiglia questo approfondimento ai tuoi amici Commenta questo approfondimento