Decumano Carbon Free: l’anello virtuoso che potrebbe essere applicato a tutti i borghi europei 22/10/2024
Oggi il problema della progettazione rischia di investire, quasi esclusivamente, la parte formale dell’oggetto, perdendo di vista quelle che sono le componenti tecniche, tecnologiche, materiche, ed economiche che intervengono nella formazione dell’oggetto stesso; oppure, aderendo totalmente alle necessità costruttive e produttive, tende a far perdere al manufatto quella serie di contenuti che lo dovevano significare. Esaminando in particolare l’influenza del materiale sulla forma, un grosso equivoco è dato dall’attribuzione alla qualità del materiale di una propria bellezza estetica. Il materiale ha una serie di caratteristiche e di potenziali espressivi dati dalle possibilità di lavorazione, mentre non esiste una gerarchia estetica dei materiali. Fare questa attribuzione significa stabilire a priori un limite all’espressione che, attraverso determinati mezzi, è possibile attuare. E’ necessario instaurare un rapporto libero con la tecnica e i suoi prodotti, prendendo coscienza della sua essenza, conoscendone le condizioni relative alla produzione, alla realizzazione ed ai costi. Le decisioni sul modo di porre in relazione le parti, di organizzare i vari sistemi e i materiali che intervengono nella costruzione, spetta al progettista, che deve dare alla complessità dei problemi risposte adeguate che si muovano in modo coerente al significato che il manufatto deve contenere e trasmettere. La tecnologia dei materiali un tempo veniva elaborata sul luogo di realizzazione del manufatto, attraverso un rapporto fra il materiale naturale e la sua trasformazione, che veniva sottoposta al continuo controllo del progettista. Oggi invece si ha una netta separazione tra la fase di ideazione, i materiali naturali, i processi tecnologici di trasformazione, il luogo di esecuzione e la considerazione dei costi globali; con la conseguenza, non solo di sfuggire al controllo nella fase di progetto e di cantiere, ma anche di organizzarsi in modo autonomo, finendo con l’invertire il controllo stesso. E’ la tecnologia che, raggiungendo i livelli di sviluppo industriale, tende ad organizzare il lavoro del progettista anziché interagire con tutte le componenti del processo creativo; non si può pensare ad una tecnica come puro strumento per realizzare un’idea. Occorre instaurare una dialettica nel percorso dalla progettazione alla realizzazione, fra la conoscenza dei potenziali delle tecniche e la conoscenza di un’intenzione, avendo presenti i limiti che la situazione impone. La frattura che si manifesta tra la cultura architettonica e gli ambienti che la gestiscono ha prodotto una carenza di interazione tra i due ambiti. Si è giunti in tal modo ad un progressivo rifiuto delle problematiche tecnologiche nel dibattito culturale della progettazione, perdendo di vista che un’architettura non è valida di per sé, ma nella misura in cui contribuisce alla creazione dello spazio di vita dell’uomo. La cultura architettonica contemporanea, viceversa, tende a gestire la componente tecnologica in un ambito astratto che genera un filone di sperimentazione progettuale del tutto utopico. Un manufatto è costituito dal legame inscindibile tra tecnologia-formamateriale. L’attuazione di un sistema, semplice o complesso che sia, parte necessariamente da un’idea e passa consequenzialmente attraverso la mediazione dei materiali che lo compongono (o che compongono i subsistemi che lo realizzano), e delle tecnologie che sono necessarie a trasformare i materiali nel sistema o nei suoi componenti. La progettazione corretta di un sistema deve armonizzare tra loro quattro aggregazioni di elementi legati rispettivamente a quattro ordini di fattori: ideali, materiali, tecnologici, economici. Più precisamente le suddette aggregazioni possono essere individuate ne:- l’idea del sistema e delle funzioni che esso deve assolvere durante la sua intera vita economica; – le caratteristiche fisiche resistenziali e di costo dei materiali che lo compongono; – le tecnologie di trasformazione e di messa in opera dei materiali predetti, comprese le corrette tecniche di unione, i trattamenti di finitura e di protezione e, fase per fase, i costi relativi; – il costo globale del sistema riferito al suo ciclo economico di vita: il Life Cycle Costing (LCC = la tecnica di calcolo del «LCC», oggi diffusamente utilizzata, si è sviluppata sul finire degli anni ottanta e permette di determinare, in termini attuali di costo, il ciclo economico di vita di un prodotto correlandolo al costo del materiale che lo realizza in funzione della sua durata). Il succo del ragionamento è che ogni prodotto, valutato in termini di reale economia deve assolvere correttamente e compiutamente alle funzione per le quali è stato pensato presentando il costo più basso possibile in relazione alla durata economica del suo ciclo di vita. Sovente la scelta oculata di un materiale e di tecnologie più costosi in partenza, permette di realizzare un prodotto con un ciclo di vita più economico di quello ottenuto con altri materiali e tecnologie meno cari alle origini. Queste considerazioni devono essere concretizzate all’atto della progettazione per rendere minimo il «LCC» del prodotto. Naturalmente il costo di una tecnologia innovativa rispetto ad una tradizionale è sempre più alto in partenza, ma in questo caso è necessario valutare, nella globalità del progetto e del prodotto finito, i benefici che essa può addurre. Lo studio e la concretizzazione di un’innovazione tecnica comporta uno sforzo culturale e progettuale, in un processo globale che muove dall’euristica alla produzione, che (se compiuto consapevolmente all’interno di una poetica del costruire che si appropria della cultura e della storia, della memoria individuale e collettiva, delle tecniche esecutive e dei materiali) nella visione dell’intera economia del sistema vale comunque un alto costo iniziale . L’unicità del progetto richiede l’esattezza di esecuzione al primo tentativo, perciò l’azione progettuale si articola in una serie di fasi temporali, logiche ed operative, che danno luogo ad una decisione risultato di un’operazione circolare tra vincoli e soluzioni. Il passaggio tra il pensare e l’atto tecnico è la relazione tra l’inventiva e la concretizzazione della forma in un contesto materiale. Il luogo specifico regola i rapporti uomo-spazio e attribuisce ruoli diversi alle tecniche esecutive (le quali sono portatrici di contenuti culturali che qualificano ed influenzano il costruire). Il contesto geografico e le tecniche esecutive sono vincoli e suggerimenti che arricchiscono ulteriormente la cultura di progetto. La relazione tra i diversi ambiti; la collaborazione e la dialettica interdisciplinare di confronto; la conoscenza dei processi produttivi nella loro globalità; e una consapevole gestione di progetto – economica, temporale, qualitativa, politica (intesa come espressione delle esigenze sociali) – consentono di collocarlo tra invenzione e atto tecnico. Quest’ultimo non è più connotato da una valenza banausica, ma poetica ed esplorativa, e da un’attenzione per il dettaglio. Progettare è ridurre la realtà; è semplificare il linguaggio; è decostruire (e non parcellizzare), per poter conoscere e scegliere e non per imitare. Il progetto architettonico contemporaneo è oggettività; è innovazione; è identificare e cogliere il problema nella realtà in cui vive l’uomo, toccando tutte le discipline che lo coinvolgono (direttamente o indirettamente) semplificandole in un processo unitario. Una progettazione innovativa è la sintesi tra il momento ideativo e quello esecutivo e deve rispondere all’esegenza «dell’abitare» dell’uomo. La ricerca di una qualità crescente e non permanente, deve essere soddisfatta non solo dalle industrie che forniscono materiali tecnologicamente evoluti, ma, per un’azione realmente efficace, la ricerca deve trovare spazio anche nella progettazione e nell’impiego di tecniche esecutive innovative. Costruire è un’attività globale, una sintesi tra fini e mezzi, che deve rifiutare l’ottimizzazione come esasperazione del profitto attraverso il miglioramento tecnologico del processo produttivo, in favore di un’attività inventiva e di una creatività normata, risultati di una complessa operazione progettuale. Una progettazione innovativa nasce nel segno della cultura architettonica solo se audace e consapevole. Questo deve e può avvenire unicamente attraverso: l’ascolto; l’attenzione; la conoscenza; l’unitarietà del linguaggio; la verifica di fattibilità; la globalità di competenza e l’interdisciplinarietà. Un progettista contemporaneo deve avere una approfondita conoscenza tecnica, culturale e sociale del costruire. Il progetto consapevole è il risultato della corrispondenza tra fini e mezzi: «fare architettura» come atto cosciente di ciò che vogliamo costruire attraverso la relazione forma-materiale-tecnologia considerando l’economia dell’intero sistema. 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